Salve,
mio marito ed io stiamo insieme da quando avevamo 16 anni e non ci siamo più lasciati. Siamo sposati da 5 anni ed abbiamo una bambina di 2 anni. Lui fin da adolescente si è trovato ad affrontare varie situazioni molto difficili che lo hanno provato molto. In primis a 18 anni la morte del padre per un tumore, ha cambiato la sua vita per sempre. Ha dovuto cominciare ad occuparsi della madre in termini economici, perchè lei non ne era in grado, facendo delle grosse rinunce personali. Negli anni successivi ha perso anche tutti i suoi parenti più prossimi, lo zio paterno, la nonna ed il prozio. Tutte persone che hanno sempre vissuto a stretto contatto con lui. Il resto della sua famiglia, zii materni e cugini vivono molto lontano, addirittura all'estero e ovviamente i contatti sono molto sporadici. A seguito di questi lutti importanti ed alle responsabilità che ne sono derivate, mio marito, all'epoca, il mio ragazzo, ha cominciato a soffrire di fame compulsiva ed è ingrassato fino a pesare 120 kg.
Dopo svariati anni, è entrato in terapia con una brava psicologa cognitivo-comportamentale e ha cominciato una dieta con un medico perdendo più di 50 kg.
Ci siamo sposati e dopo un pò abbiamo avuto la nostra bambina, cercata e molto desiderata. La gravidanza è stata perfetta. Tutto bellissimo. Nessun malore da parte mia e tutto nella norma. Una grande felicità nell'attesa. Poi sono venuti i giorni del parto: mi si sono rotte le acque, ma non avevo alcuna contrazione. Sono stata ricoverata e mi è stato indotto il parto con tentativi vari aumentando i dosaggi di ossitocina per 3 lunghi giorni....nessuno voleva praticare il cesareo, perchè dai tracciati non c'èra sofferenza fetale. Il quarto giorno ero stremata, non mangiavo e non bevevo da non sò quanto (in vista di un cesareo di urgenza) sono riuscita a partorire. Il problema era che la bambina si era incanalata con una spalla in avanti e non riusciva a procedere. Mi hanno praticato una grossa episiotomia e la manovra di Kristeller. Subito dopo l'espulsione, si sono accorti che la bambina era sofferente, aveva la faccia grigia ed è stata messa in incubatrice per qualche ora. Io invece ho avuto una grossa emorragia nell'espellere la placenta...non riuscivano a fermarla in sala parto e mi hanno portata in sala operatoria dove dopo qualche ora sono uscita. Grazie a Dio. Mio marito è sempre stato vicino a me ed ha assistito a tutto. Dopo 5 ore ho potuto incontrare la mia bambina ed ho provato ad allattarla. Lei si attaccava bene, ma io ero molto provata. Ho dovuto fare delle trasfusioni di sangue tutto il giorno successivo perchè il mio ottimo emocromo era più che dimezzato. Ero frastornata e non capivo dove ero..sentivo solo la mia bimba piangere e non potevo allattarla. La sera stessa ho iniziato ad avere febbre alta, 39.5. I medici hanno detto a mio marito che ero in serio pericolo di vita perchè il mio corpo era davvero molto debiltato e non sapevano se ce l'avrei fatta a passare la notte. Dopo 1000 visite e 1000 prelievi ed esami, mi è stata diagnosticata una bronchite. Con le cure, la febbre man mano si è abbassata, e sono uscita dopo 10 gg di ricovero. A casa la ripresa è stata molto lenta e graduale. Mio marito ha preso un mese di ferie per potermi stare accanto, perchè ero così debole da non poter stare sola con la bambina. Avevo anche poco latte a causa delle trasfusioni e non potevo provvedere da sola al fabbisogno di mia figlia. Ho aggiunto il latte consigliato dalla pediatra, ma poi ho dovuto cambiarlo per una intolleranza alla caseina, che provocava alla bimba numerose e fastidiose reazioni sulla pelle del corpo, tipo dermatite.
Io ero piena di punti, non sò nemmeno quanti di preciso, ma ricordo che non potevo stare a sedere...dopo un mese mi sono finalmente caduti...ma lo schock è rimasto. I mesi successivi ho cominciato a soffrire di qualcosa tipo disturbo post traumatico da stress...incubi la notte, insonnia, continui flash dell'esperienza vissuta. Poi sono passati...un pò parlandone con mio marito e sfogandomi....
Ho giurato di non volere mai più altri figli. Dopo un anno però, parlandone con mio marito, mi è tornato il desiderio. Noi siamo entrambi figli unici e sarebbe stato bello donare un affetto per la vita alla nostra piccola. Lui non era convintissimo, ma si è convinto pensando all'amore ed all'appoggio in più che avrebbe potuto avere nostra figlia. Sono rimasta incinta quasi subito ed ero super felice, al settimo cielo. Lui sì, era felice, ma non del tutto....ha cominciato ad essere ansioso per tutto e dopo due mesi la gravidanza si è interrotta spontaneamente. Abbiamo affrontato anche questo insieme e col cuore a pezzi abbiamo continuato le nostre vite. Parlandone adesso...quando il nostro secondo/a sarebbe dovuto nascere, mi sento triste e non sò come comportarmi...io ci riproverei anche. Ne sento il forte desiderio...ancora.....ma lui....sò che lo vorrebbe...ma ha paura ancora una volta per me. Mi ha vista soffrire troppo. Non sò cosa fare. Il problema è che abbiamo entrambi 39 anni e quindi, se il tempo poteva essere un alleato nel lenire le ferite, in questo caso non può esserlo. Da 6 mesi stò prendendo la pillola perchè a seguito della prima gravidanza, mi è cresciuto un mioma uterino e la mia ginecologa mi ha detto che potrei risolvere così. A Giugno ho il controllo. Sono felice della mia famiglia e della mia bimba e ho paura a chiedere di più, ma nonostante questo ho ancora il desiderio di una gravidanza....