Oggi ho voglia di affrontare questo argomento. Mi interessa capire cosa spinge una donna a mantenersi in uno stato di apparente inferiorità di fronte ad un ex marito, che si trova costretto a mantenerla, anche quando sarebbe in grado di badare a se stessa.
Non sono qui a discutere sulle difficoltà sociali e culturali al femminile che sono evidenti a chiunque ed il cui riscatto qualcuno vorrebbe banalmente soddisfare con la deformazione del nostro vocabolario (ministra, sindaca..), mi riferisco invece a quella dignità fatta di autonomia, indipendenza e alla fine autostima di cui ogni persona al mondo sente il bisogno.
Nella mia professione ho incontrato donne e uomini separati, ciascuno portatore di sofferenza e difficoltà, sempre più spesso però incontro padri separati vessati dalle ex mogli o compagne che usano il loro essere donna come sinonimo di inferiorità, incapacità, limite per evitare ogni tipo di impegno personale.
Cosa porta questo genere di donne a "fare le mantenute a vita"? Perchè non sentono il bisogno di costruire qualcosa con le loro proprie mani? Certo trovare lavoro oggi è difficile, soprattutto quando per crescere i figli hai dovuto rinunciarvi, ma non sono queste le donne a cui mi riferisco.
Cos'è questo, un modo per recuperare la subordinazione dal genere maschile dei tempi delle nostre nonne? Far pagare l'abbandono?
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