Disagio dei Figli nelle separazioni giudiziali.
Ansie, momenti depressivi sono sempre presenti nella normale evoluzione del bambino, ma sono normalmente controllati e trasformati attraverso valide relazioni familiari. Quando una coppia si lascia, questo produce nei figli ansie arcaiche, timori di abbandono, angosce persecutorie e depressive, causate dalla mancanza di punti di riferimento, che lo costringono a cercare in modo diverso quello di cui ha bisogno. Normalmente, la diade genitoriale, se ben affiatata, è in grado di dare tutto quello di cui il bambino ha bisogno, senza troppi sforzi, in un processo naturale di crescita. Il figlio va e viene e prende dalla diade genitoriale, ciò di cui ha bisogno. Se questo equilibrio si rompe, il figlio può utilizzare per non farsi sopraffare dalla sofferenza, dei rigidi e disadattivi meccanismi di difesa.
Nei casi più gravi, in cui le separazioni sono quelle giudiziarie, si possono istaurare nei figli problemi più o meno gravi. Può succedere nei casi più gravi, che si vengano ad istaurare nei figli dei meccanismi difensivi, che se utilizzati in modo rigido ed inflessibile possono portare a gravi conseguenze, fino ad arrivare a vere e proprie patologie. Vari, possono essere i modi nei quali il bambino o l’adolescente si difende dalla sofferenza: rimozione, negazione, distanziamento affettivo con il conseguente congelamento delle emozioni, rifiuto di un genitore, alleanza con l’altro, scissione, dove si può osservare, distacco dalla realtà, rifugio nella fantasia, forte idealizzazione e proiezione. Oppure attuando delle identificazioni o con chi si percepisce come vittima, o con l’aggressore, se l’identificazione viene attuata a livello inconscio con quello che all’apparenza sembra il più forte, come nei casi di violenza assistita, per cercarne in questo modo di normalizzarne l’immagine. Questo può essere un modo per il quale la violenza viene trasmessa a livello transgenerazionale. Non è detto che tutti i bambini che assistono a queste forme di violenza, diventano degli adulti violenti, ma questo necessita di un adeguato processo di elaborazione, con il potente o con il passivo nei casi di violenza psicologica. Il permanere in un’atmosfera di ripetuta violenza, rende inefficaci i meccanismi di rimozione e negazione, spingendolo invece a utilizzare il distanziamento affettivo. L’uso massiccio di questo meccanismo provoca le sterilizzazioni delle emozioni, con un conseguente impoverimento emotivo e cognitivo (aumenta la soglia del dolore e/o si ha una caduta del rendimento scolastico).
Siccome spesso si parla di forte conflittualità, bisogna stare attenti, secondo me, a non perdere di vista il vero problema. Quando due persone confliggono, sono sullo stesso piano, per fare un esempio concreto, molti si ricorderanno il film “ la Guerra dei Roses” dove due coniugi cominciano a farsi una guerra all’ultimo sangue. Normalmente, però non accade così, nelle situazioni che si definiscono ad alta conflittalità, c’è sempre disparità, che può essere, psicologica, economica o di isolamento relazionale, o sociale. In questa, prospettiva, è indubbio che i figli soffrano, ma è anche vero che ci troviamo di fronte a due genitori, che hanno delle vulnerabilità, e quindi possono portarle nel nuovo nucleo costituito, perdendo di vista completamente il proprio ruolo genitoriale. In questi casi, quindi è importante attuare un sostegno alla genitorialità, sia nella delicata fase della separazione, per far si che questa coppia non perda di vista il delicato compito che è quello di far crescere figli con un sano sviluppo emotivo e cognitivo, anche se loro non sono più “coppia”.
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