Buonasera Debora,
le domande che lei si pone sono molto importanti quando si affronta una separazione.
Sono domande che hanno a che fare con tanti aspetti: la riorganizzazione delle abitudini, dei luoghi e dei tempi di vita a seguito della separazione; le modalità e i tempi con cui è utile che avvenga l'ingresso di nuovi partner; la possibilità per i figli di adattarsi a tutti questi cambiamenti.
Partirei, però, da quella che mi sembra la domanda centrale che lei stessa si pone: quella sull'opportunità di ascoltare i figli, di cogliere l'espressione del loro disagio, di comprendere e rispondere ai loro bisogni in questa situazione.
La separazione dei genitori è sempre un'esperienza difficile e stressante per i figli. Anche quando i genitori fanno del loro meglio per non farsi la guerra o per non complicare le cose.
Quando i figli sono tre e di età diverse, come nel vostro caso, ciascuno avrà il proprio modo di vivere e reagire alla situazione. Ascoltarli significa rendersi disponibili nei loro confronti, aprire un dialogo con ognuno di loro per comprendere cosa vive, quali difficoltà incontra, quali timori ha, di cosa ha bisogno. Questa disponibilità all'ascolto da parte di entrambi i genitori è la prima e fondamentale sicurezza di cui i figli hanno necessità, soprattutto in un momento delicato come quello che state attraversando. Un'altra sicurezza di cui i figli hanno bisogno è che entrambi i genitori continueranno a volergli bene nonostante la separazione, che continueranno a collaborare per farli crescere nel migliore dei modi possibili e che loro stessi, i figli, potranno continuare a voler bene ad entrambi senza conflitti di lealtà verso l'uno o verso l'altro. Ascoltare i bisogni dei figli non significa, però, far decidere a loro quali soluzioni adottare, quali i tempi di permanenza con l’uno o con l’altro genitore; questa è una responsabilità degli adulti.
Se queste premesse sono condivise da entrambi i genitori, la riorganizzazione della famiglia in due nuclei abitativi potrà essere decisa tenendo conto in primis dei bisogni dei più piccoli e potrà trovare forme differenti da quelle standard a cui siamo abituati a pensare.
Certo, può non essere facile sintonizzarsi con i bisogni emotivi, i desideri e le esigenze anche pratiche dei figli in un periodo in cui si vivono difficoltà e tensioni, in cui i pareri dei genitori possono essere discordanti e le questioni pratiche sono spesso molte e vincolanti (i soldi, la casa, la scuola, il lavoro, ecc.). Per questo, chiedere aiuto ad uno psicologo o a un mediatore familiare può essere di supporto.
In particolare, se entrambi i genitori lo ritengono utile, un percorso di mediazione familiare può essere indicato per (ri)costruire un dialogo collaborativo e prendere insieme decisioni che tutti i membri della famiglia percepiscano come sostenibili ed eque.
Disponibile per ulteriori informazioni.
Tanti auguri
Dott.sa Tiziana Mannello, psicologa psicoterapeuta e mediatrice familiare