In Italia il fenomeno dell’abuso infantile è ampiamente diffuso. A testimoniarlo è la crescente diffusione del materiale pedopornografico e dei siti internet con finalità pedofile, dove avviene lo scambio in rete di materiale fotografico/video e l’adescamento di minori e adolescenti.
Esistono diverse forme di abuso come la pedofilia, l’incesto, la sodomia, lo stupro, l’abuso intrafamiliare, la prostituzione, il turismo sessuale, le molestie e le carezze capziose.
L’abuso infantile comprende in se diverse forme, che vanno dalla violenza fisica a quella psichica, dall’abbandono alla trascuratezza.
La gran parte degli abusi infantili avvengono all’interno del nucleo familiare, ossia sono compiuti da genitori o parenti della vittima. Montecchi, primario di neuropsichiatria infantile all’ospedale del “Bambin Gesù” di Roma, si è interessato principalmente dell’abuso sessuale intrafamiliare, suddividendolo in tre diverse forme cliniche: “abusi sessuali manifesti”, ossia i casi di abuso sessuale conclamato; “abusi sessuale mascherati”, che comprendono le cosiddette “pratiche genitali inconsuete”, ovvero tutte quelle cure igieniche che un genitore fa ad un figlio per procurarsi eccitamento sessuale. In questi casi l’esperto ha osservato che tendenzialmente l’altro partner è complice e che questo stimolo erotico è uno strumento che consente alla coppia di vivere a pieno la propria sessualità, che altrimenti risulterebbe problematica; “pseudo abusi” cioè tutti quei casi di violenza denunciati ma che di fatto risulterebbero falsi. Solitamente si tratterebbe di una erronea convinzione di un genitore che il proprio figlio è stato abusato (in genere si tratta di un genitore abusato in età infantile che rivive la propria esperienza attraverso il figlio) oppure di un coniuge che accusa strumentalmente l’altro di violenza sul figlio o di una falsa dichiarazione della vittima.
Secondo le statistiche le femmine sono più a rischio di abuso rispetto ai maschi. Generalmente l’età media di bambine vittime di abuso è di 8 anni, mentre quella dei bambini è tra i 10 e 11 anni.
L’abusante, nella gran parte dei casi, è una persona che proviene da una famiglia violenta e che non è riuscito a sperimentare comportamenti alternativi a quelli abusivi. In alcuni casi queste persone hanno subito da bambini abuso sessuale, maltrattamento e trascuratezza fisica ed emotiva. Tuttavia è importante specificare che questo dato non è sempre la condizione necessaria che porta all’abuso.
Di solito l’aggressore è di sesso maschile con età media di 35 anni, ma esistono numerosi casi di abusi sessuali di donne adulte su minori di sesso maschile e di minori sui minori.
In un sistema familiare abusante esistono due tipologie di coppie genitoriali: una patriarcale in cui il padre ha un ruolo di assoluta autorità, anche sulla sessualità dei figli, mentre la moglie è una figura passiva e dipendente che, pur di mantenere l’unità familiare, asseconda il comportamento del marito; una matriarcale in cui la madre è autonoma, autoritaria e scarsamente capace di trasmettere affetto nella propria famiglia, mentre il padre è passivo e compensa le mancanze della moglie attraverso continue richieste affettive ai figli che successivamente si trasformeranno in giochi erotici.
L’abuso infantile è una forma di violenza che ha conseguenze destabilizzanti sulla personalità e sul percorso evolutivo di un minore. E’ un evento traumatico con importanti conseguenze psicologiche. I disturbi diagnosticati con più frequenza in un minore rimasto vittima di un abuso sono: disturbi dello sviluppo psicoaffettivo, dell’immagine del sé e dell’autostima, patologie psicosomatiche e sessuali, disturbi del comportamento e della vita di relazione, sindromi dissociativi e altri disturbi della personalità.
Per quanto concerne gli effetti a lungo termine, la sintomatologia di persone adulte vittime di abusi infantili è: ansia e attacchi di panico, disturbi del sonno, disturbi della condotta alimentare, aggressività, comportamenti sociali inadeguati, rabbia cronica e irritabilità, depressione, agorafobia, sensi di colpa pervasivi, attaccamento morboso alle figure significative, bassa autostima, problemi interpersonali caratterizzati da relazioni instabili, autolesionismo deliberato, abuso di sostante tossiche, etc..
Inoltre esiste una correlazione significativa tra abuso sessuale vissuto in età infantile e pedofilia in età adulta. Si tratta dell’effetto del “ciclo dell’abuso”, ossia quel meccanismo che riguarda tutti quegli individui che ripropongono in età adulta l’abuso subito da bambini.
Un genitore che ascolta i bisogni, le paure, le curiosità, etc. del proprio figlio trasmette al bambino la capacità di riconoscere le proprie emozioni e di esprimerle. Questo è un importante aspetto della prevenzione primaria. L’ipotesi è che se un bambino viene adeguatamente educato alla esplicitazione delle proprie emozioni, in caso di una situazione di difficoltà sarà maggiormente in grado di chiedere aiuto.
La scuola è un altro contesto educativo importante. Infatti gli insegnanti, trascorrendo molto tempo con i bambini, sono degli osservatori speciali sia rispetto allo sviluppo del minore che alla individuazione di eventuali situazioni problematiche. La scuola, inoltre, ha l’importante compito di proporre un clima di accoglienza, di comprensione e di supporto, in modo da favorire nel bambino la costruzione di un immagine positiva di sé e dell’altro, caratteristiche di personalità che dovrebbe necessariamente acquisire un minore vittima di abuso.
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