Salve, sono un ragazzo di 24 anni, e vorrei chiedere aiuto a voi per un comportamento deviante che si è creato nella mia sessualità. Premetto che ho curato un disturbo ossessivo compulsivo e di questa cosa che sto per scrivere ne ho parlato anche al mio terapeuta, ma il trattamento è finito e quindi da adesso in poi vorrei cominciare a cavarmela da solo, anche perchè non credo sia una situazione urgente. In genere vivo una sessualità normale, ovvero quando pratico la masturbazione mi sento tranquillo ma nei momenti di stress mi capita di praticare la coprofilia, ovvero manipolo le mie feci per eccitarmi. Ho capito che è una cosa che esce fuori nei momenti di ansia, infatti in questo periodo ho un po' di problemi ma, indipendentemente dallo stress quotidiano, voglio imparare a sconfiggere, se possibile, definitivamente questa parafilia tramite dei suggerimenti che voi stesso potete darmi. Ho capito che è un rituale, tipico dello schema ossessivo compulsivo, e forse dovrei agire sulla causa che lo scatena ma io penso, nel mio modesto parere, che se volessimo risolvere sempre la causa per risolvere l'effetto allora molti problemi non potrebbero risolversi. Aldilà dello stress familiare in cui a volte vengo coinvolto o altri problemi, io voglio capire, e domando a voi, se nel momento in cui mi viene l'ansia e non faccio nulla, ovvero non vado in bagno a fare quella cosa, ma aspetto, anche se l'ansia è forte ed è difficile farlo, posso riuscirci? Ormai ho imparato grazie alla psicoterapia, che molti dei rituali non vanno assecondati. Se si è creata una dipendenza psicologica da questa pratica, il mio approccio descritto sopra è giusto? Inoltre ho cominciato ad eliminare il senso di colpa perchè potrebbe rinforzare ancora di più lo schema ossessivo-compulsivo e quindi peggiorare la situazione. Vi ringrazio
Buongiorno Giovanni,
il problema da lei portato al di la di ogni possibile pregiudizio può causare problematiche sulla salute. Manipolare feci (non è chiaro per quanto tempo e con che modalità) mette a contatto con quelle che il nostro organismo ritiene essere sostanze di rifiuto. Questo aspetto non è da sottovalutare e da considerare ad un livello oggettivo di rischio.
Detto questo per quanto riguarda la compulsione a farlo, avendo già lei fatto una terapia centrata su un altro tipo di ossessione , potrebbe trovare la strategia per arrivare a capire cosa scatena questo meccanismo e cosa la induce a farlo, Lei afferma che se si volesse sempre lavorare sulla causa molti problemi non verrebbero risolti mentre io penso che la causa possa aiutare a riconoscere qual'è il meccanismo di attivazione di questa parafilia specifica per capire se ci sono altre strategie per evitarla o per stare in quel pensiero che le scatena l'ansia per lavorarci. Tendenzialmente le tecniche cognitive portano ad una riduzione immediata del sintomo ma, essendo lei uscito da un'altra tipologia di ossessione è possibile che abbia spostato l'oggetto di interesse che coinvolge lo stesso meccanismo. Per questo motivo ritengo importante approfondire quale tipologia di pensiero o di ansia le scatena tutto questo.
In un momento d'ansia non è fondamentale stare fermi ma è importante riconoscerla affinchè ci si possa lavorare. Tornando dal suo terapeuta ha la possibilità di approfondire ciò che le succede. La relazione terapeutica si può concludere una volta raggiunto un obiettivo ma ci si può tornare con uno nuovo. Non è un tornare indietro ma un aggiungere dei pezzi. Per quanto riguarda il senso di colpa condivido con lei il fatto che non sia necessario farlo. Fondamentalmente provare ansia e farsi delle domande non ha nulla di cui vergognarsi.
Resto a disposzione
Salve Giovanni,
un percorso di psicoterapia non volge al termine solo perchè del tempo ne è passato, ma quando, davanti agli stress della vita, è cambiato il nostro modo (disfunzionale )di affrontarli. Quando, diventiamo costruttivi e abbandoniamo non solo i vecchi sintomi, ma non li sostituiamo con dei nuovi. Come lei stesso scrive, la sintomatologia ossessivo-compulsiva è presente, ha cambiato oggetto. Non credo esistano dei consigli per "sconfiggere" il sintomo, i sintomi vanno compresi e accolti cercando di trovare un senso, ciò che potrebbe significare per lei Giovanni, eccitarsi manipolando le feci, non è detto che significhi la stessa cosa per altri, per cui inevitabilmente, le auguro di approfondire i significati nel suo percorso, cambiando l'atteggiamento agguerrito verso i sintomi, altrimenti torneranno per il resto della sua vita sotto altre spoglie.
Saluti
Gentile Giovanni, l’ansia è non un disturbo, ma il sintomo di un disturbo, che riguarda chiaramente tutta la personalità, nel presente come nella sua storia personale: diciamo, presumibilmente, secondo le classificazioni nosografiche del DSM5, un Disturbo d’Ansia Generalizzato. È possibile che, con un approccio specifico alla problematica sessuale, si potrebbe ottenere in tempi non lunghi sia una risoluzione del problema in questione, sia un miglioramento, di riflesso, dello stato generale d’ansia. In tal senso, una focalizzazione strategica sul sintomo e una rieducazione psicosessuale appaiono senz’altro adeguati. In alternativa, una soluzione più radicale sarebbe – su tempi più lunghi - affrontare una terapia del ‘profondo’, che risolva le radici dell’ansia e, di conseguenza, anche i suoi sintomi, come quelli di ambito sessuale. Cordiali saluti.