La bigoressia é una forma disfunzionale del "culto di sé", cioè lo sport inteso come dipendenza, così definita dallo psichiatra William Glasser. Laddove interviene l'aspetto compulsivo della pratica atletica rinforzato da vari fattori tra cui: il rilascio di endorfina che procura una sensazione di benessere, spesso descritta come euforia, l'autostima che viene rafforzata quando il soggetto prende coscienza delle sue prestazioni e della sua resistenza, le modificazioni corporee scaturite dall'esercizio fisico che lo gratificano ed inoltre, come in tutte le dipendenze, si attiva il il sistema cerebrale della ricompensa definita "dopaminergica".
Quando lo sportivo perde completamente il controllo della pratica fisica e, tutta la sua esistenza é centrata sul bisogno sfrenato di esercizio fisico e, qualunque limitazione imposta dal suo stato di salute o dall'ambiente circostante, viene vissuta come una profonda e grave frustrazione, in questo caso, ci si trova di fronte ad una dipendenza all'ultimo stadio.
Come ogni altra dipendenza vi é un cambiamento radicale del proprio stile di vita e, nel caso della "bigoressia" il soggetto cambia la sua alimentazione in modo rigoroso, rispettando una dieta salutista e lasciando ogni tipo di interesse che non sia legato alla sua disciplina sportiva.
É evidente che, in tal modo, va ad inclinare sia i suoi rapporti affettivi che quelli lavorativi, fino ad arrivare addirittura, in diversi casi, all'abbandono dell'attività lavorativa. Tale patologia, attualmente viene collocata nel contesto dell'ipernarcisismo che come affermò Ehrenberg nel 1991 "sopravvaluta l'immagine corporea ed il culto della performance".
I soggetti più a rischio sono quelli che praticano il body-building o lo jogging e si tende a parlare di "complesso di Adone" derivante dalla preoccupazione macroscopica, ossessiva, per l'aspetto fisico. In realtà, l'individuo attraverso questa espressione estrema della sua performance cerca di farsi valorizzare da se stesso e dagli altri, riempiendo, in tal modo, la sua carenza narcisistica.
Infatti, tale attività sportiva ha la funzione specifica di rimediare alla sua sofferenza fisica o mentale che, solo attraverso un intervento psicoterapeutico/psicoanalitico può ridimensionare lentamente il disturbo. Si é constatato che lo sport praticato quotidianamente blocca il pensiero doloroso, anestetizzando come fa l'eroina.
Coloro che praticano body-building ricercano precise sensazioni e valorizzano il dolore che ne scaturisce dalla ripetuta contrazione muscolare anaerobica e, quando le forze sono esaurite, in preda alla dipendenza vera e propria, soffrono di una fobia alla passività che, con notevole frequenza, li spinge verso stimolanti ed eccitanti, fino ad arrivare al doping e, talvolta, anche alle droghe. Il bigoressico considera lo sport come una modalità per gestire lo stress, cercando di sfuggire alle tensioni quotidiane e scaricando frustrazioni frequenti.
Bibliografia
Ehrenberg A. "Le culte de la performance" Calman-Levy, Paris 1991.
Glasser W. "Positive addiction" Harper & Row New York 1985.
Kanheman D. "Psicologia dell'attenzione" ed. Giunti e Barbera, Firenze 1980.
Rossi B. "Processi mentali e sport" CONI -Scuola dello Sport 1989.
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