Sempre più spesso è il giudice ad avvalersi della figura dello psicologo in campo sia civile che penale.
In ambito civile lo psicologo viene spesso tirato in causa, quando il giudice necessita di un parere tecnico in merito a casi di:
- affidamento del minore in caso di separazione conflittuale dei genitori,
- incapacità naturale di un individuo,
- interdizione, inabilitazione, amministrazione di sostegno,
- danno alla persona (psicologia traumatologica),
- valutazione delle capacità nella persona anziana.
In ambito penale, invece, lo psicologo può essere chiamato a valutare:
- l'imputabilità,
- la simulazione di malattia psichica,
- la pericolosità sociale,
- la personalità dell'imputato in tema di misure cautelari e compatibilità con le stesse,
- la predizione della pericolosità verso gli altri,
- la capacità di stare in giudizio,
- le conseguenze che fatti penalmente rilevanti hanno avuto sulla persona offesa e sul testimone,
- il testimone minorenne.
Ultimamente è in forte crescita anche la richiesta dell'intervento psicologico nel diritto industriale, commerciale e del lavoro, soprattutto nei casi di:
- infortunio e sicurezza nei luoghi di lavoro,
- indagini in tema di marchi di impresa,
- pubblicità ingannevole,
- mobbing.
Generalmente, quando in un procedimento giudiziario c'è un CTU o Perito, è utile che anche le parti abbiano un loro consulente di parte. Nella pratica peritale la collaborazione tra CTU e CTP è un grande valore perchè si avrà la possibilità di lavorare con sei occhi clinici, piuttosto che con quattro. Purtroppo bisogna ammettere che non sempre questa collaborazione assume connotazioni positive, spesso si trasforma in terreno di guerra tra professionisti che, pur avendo studiato le stesse cose e conoscendo (quando va bene) le principali procedure di psicologia giuridica, per qualche oscura ragione, leggono dinamiche in maniera quasi diametralmente opposta. A volte si diventa mandanti degli avvocati, altre volte si asseriscono cose per principio, altre ci si concentra troppo sul punto da portare a casa, dimenticando quasi del tutto che si stanno proponendo soluzioni che cambieranno inevitabilmente la vita degli individui coinvolti.
Lo psicologo giuridico non può e non deve essere uno psicologo non specializzato in campo peritale, perchè ogni campo di specializzazione necessita di approfondimenti specifici, soprattutto se ci si trova a dover svolgere il proprio lavoro in contesti altamente strutturati come i Tribunali, ma allo stesso tempo suscettibili di repentini cambiamenti attraverso leggi e sentenze.
Il colloquio clinico ed il colloquio forense hanno alla base differenti tecniche e procedure di espletamento in termini di efficacia. Innanzitutto in ambito forense ci si trova in un setting forzato, il periziando molto spesso non ha alcuna voglia di trovarsi nel nostro studio. Pensiamo ai minori che sono chiamati a scegliere tra mamma e papà, o che sono costretti a ricordare eventi traumatici, o ancora pensiamo a chi viene sottoposto a valutazione psicologica, perchè qualcuno stabilisca se deve essere interdetto, inabilitato o costretto a farsi gestire le proprie economie da qualcuno.
Altro importante ruolo dello psicologo in tale ambito è il corretto utilizzo della psicodiagnostica forense, che chiaramente molto si differenzia dalla valutazione psicodiagnostica generica. Basti pensare che negli Stati Uniti esiste una specifica categoria chiamata FAI (Forensic Assessment Instruments), ovvero l'insieme degli strumenti di valutazione di uso forense che in Italia non esiste. In tal senso però risulta illuminante il contributo di De Matteo e collaboratori (2009), che evidenziano l'importanza della formazione specifica degli psicologi che operano in questo settore.
In Italia è sufficiente una formazione di base per potersi iscrivere all'Albo dei Consulenti del Tribunale, non viene fatta alcuna distinzione tra professionisti con specifiche specializzazioni e questo con risultati molte volte disastrosi. Non è raro che si leggano relazioni prive di ogni fondamento scientifico in termini di validità dei costrutti, i colloqui risultano alla stregua di una consulenza psicologica, i test psicodiagnostici utilizzati sono "quelli che lo psicologo ha a disposizione", i reattivi grafici diventano la sfera di cristallo da cui il clinico estrapola, attraverso un viaggio del tutto personale, le principali componenti dell'inconscio altrui, per poi giungere ad una conlusione sconclusionata.
Da specialista ed appassionata in ambito giuridico-forense, ritengo che sia arrivato anche in Italia il tempo di fare alcune differenze.
Dott.ssa Lia Parente
Studio di Psicoterapia Breve Strategica
Corso Vittorio Emanuele, 296 - Trani (BT)
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