Da qualche anno sono a conoscenza di un problema di dipendenza di cocaina e di gioco di un caro amico e collega di lavoro
Buongiorno a tutti, abito in provincia di Milano Sud, spero di poter trovare qualche buon consiglio. In breve: da qualche anno sono a conoscenza di un problema di dipendenza di cocaina e di gioco di un caro amico e collega di lavoro. Non abbiamo una grandissima confidenza ma posso definirmi una buona amica. Il rapporto di amicizia si è stretto anche a sua moglie, che a detta di lui, non sospetta nulla. Nell'ultimo periodo, mi sto rendendo cono di quanto la sua dipendenza, della quale non conosco le reali dimensioni, ma lui stessi si è definito quasi un tossico, stia provocando gravi e seri problemi sia a lui come persona (doppia vita, ritardi a lavoro, instabilità, furti) che a loro come coppia, (litigi, incomprensioni e problemi economici). Non so quanto lei davvero non sia in grado di comprendere il problema o quanto non lo voglia vedere, ma dato il degenerarsi della situazione io mi sto chiedendo se come amica posso fare qualcosa. L'ho messo spesso davanti alle conseguenze dei suoi comportamenti, e sono sicura che conosco una piccolissima parte del problema, gli ho spesso fatto capire che deve parlarne con sua moglie e affrontare tutto, altrimenti succederà nel peggiore dei modi. Ma lui ha una gran paura di perderla e di non essere più visto come lo vede ora.. però lui stesso ha ammesso di aver bisogno di aiuto e di voler parlare con qualcuno. Lo ha chiesto anche alla moglie, ma non c'è stato un seguito. Io ho il sospetto che sotto vi sia una causa o un trauma scatenante di cui lui ovviamente, e giustamente, non mi ha voluto parlare, ma ribadisce di volerlo fare con qualcuno. Solo che la situazione sta peggiorando, e ho deciso di fare qualcosa. Ma cosa? Chi contattare, con chi parlare? Io posso solo fare il primo passo, ma ovviamente poi non dipende da me, ma da lui, e anzi speriamo, da loro. Mi sono chiesta più volte se è il caso di parlarne con la moglie, visto che a quanto pare non si stia rendendo conto della situazione. A lui ho promesso che il mio impegno da amica sarà quello di trovargli un contatto e obbligarlo ad andare, così che si renda conto della situazione in cui è. Però non ho davvero idea di quali siano i medici, o le strutture che possono dare un simile aiuto, se sono a pagamento oppure no, e credo che il primo approccio potrà essere fondamentale per lui. Grazie per qualsiasi tipo di consiglio.
Buongiorno,
da un lato potrebbe davvero essere utile che la moglie fosse al corrente della situazione. Mi occupo da moltissimi anni di tossicodipendenza sia a livello istituzionale (Comunità terapeutiche) che nel mio studio privato, e per mia esperienza il "ricatto" affettivo di una compagna costituisce una spinta motivazionale importante, spesso altrimenti assente. Tuttavia che sia lei a comunicare alla moglie i problemi del marito forse non è la soluzione migliore: può rischiare di perdere ogni influenza su di lui. Direi che è davvero l'ultima ipotesi da prendere in considerazone. Tanto più che mi sembra che lei abbia una certa capacità farsi ascoltare. E la moglie, penso, spero, arriverà ad accorgersi che qualcosa non va.
Cerchi di accompagnarlo con una "cauta insistenza" a chiedere un appuntamento con uno psicoterapeuta che conosca approfonditamente il problema. I Sert (ASL) non sono a pagamento, ma come per tutti i servizi pubblici va un po' a fortuna incontrare persone veramente disponibili, anche per il grande carico di utenza cui sono sottoposti. Altrimenti può cercare, a pagamento, uno psicoterapeuta a Pavia, ma purtroppo personalmente non ne conosco di specificamente competenti in materia. Io potrei essere disponibile, ma pur lavorando a sud di Milano resto forse troppo scomodo da raggiungere.
Un caro saluto.