Salve Antonella, esercitare lo sport deve essere una gioia che innalza la stima di se stessi, la fiducia nelle proprie capacità quando si vince Quando si perde o si esprime una scarsa prestazione, lo sport insegna a tollerare la frustrazione senza abbandonare il senso della sicurezza personale: con la delusione dell’insuccesso lo sportivo apprende a gestire e tollerare l’eventuale sconfitta utilizzando le risorse e le capacità personali che possiede. All’interno di tale contesto, capita a tutti gli sportivi di vivere periodi in cui ci si sente stanchi, demotivati e si ha bisogno di fermarsi e di non gareggiare per un po’ di tempo. Un bambino di otto anni come suo figlio non possiede ancora l’ autonomia di essere sia consapevole delle difficoltà attuali che incontra nel mantenere il proprio livello di prestazione sportiva e sia quella, l’autonomia, di fare emergere risorse e capacità per superare i problemi. Certamente nel suo bambino è presente un’ansia di prestazione ma mi chiedo chi tra voi due, mamma e figlio, ne soffre di più? E da chi naturalmente ha origine questa ansia di prestazione? E’ un’ ansia di prestazione sportiva che, nel bambino, si esprime attraverso reazioni fisiche come la tensione del corpo e il vomito e, nella mamma, mediante la delusione, il nervosismo e la convinzione di non essere una brava genitrice perché non riesce a trovare i comportamenti e le strategie relazionali per sostenerlo a ritornare ad essere tranquillo nelle prestazioni sportive. Quindi, per realizzare l’obiettivo di ritornare a rendere sereno suo figlio nelle prestazioni, lei Antonella, per prima cosa accetti sino in fondo di avere sbagliato facendo emergere i propri e profondi motivi interpersonali che le hanno originato reazioni di scoraggiamento e di delusione per la scadente prestazione sportiva del proprio figlio. Secondo, riprenda la guida nel percorso di crescita di un figlio di otto lasciandolo libero di esprimere quello che prova, sentimenti, emozioni e considerazioni di se stesso a seguito dell’insuccesso senza invischiare i vissuti e le motivazioni propri con quelli del bambino. Lo ascolti, lo guardi attentamente senza giudicarlo, superi la propria posizione di responsabilità, soprattutto lasci che sia lui stesso a decidere cosa vuole fare attualmente con le competizioni sportive ed, innanzitutto, rispetti con amore le sue decisioni separando i propri desideri dai bisogni attuali di suo figlio. In altre parole riprenda, senza ansia ed angoscia, la guida del percorso di crescita di suo figlio come genitore che da sicurezza, lasci dietro alle spalle le proprie eventuali proiezioni ed aspettative personali che possiede nei suoi confronti e riguardo al successo nello sport per poter vivere con lui la serenità e la tranquillità della sua fase di crescita. Cordiali saluti