Gentile Cristina, innanzitutto uso una immagine per spiegarle come ‘inquadro’ l’ansia nei casi che incontro nel mio lavoro: la nebbia. L’ansia, come la nebbia, rende tutto indistinto, indifferenzia, fa presumere pericoli a ogni piè sospinto; per poterla affrontare dobbiamo fare l’esatto contrario: distinguere, differenziare e tracciare profili ben delineati. Rispetto ai vissuti di sua figlia credo che sia interessante interrogarsi se sono specificatamente correlate alla sua assenza o anche all’assenza di altre persone. In base alla risposta si più desumere quanto vi sia una matrice relazionale e una relativa comunicazione che sua figlia le sta, dolorosamente per entrambe, facendo. Inoltre sembra esserci il tema dell’individualità, del ‘riuscire a stare da sola’ e quindi dell’identità; sempre nell’ottica di non farsi avvolgere dalla nebbia, che tutto copre, le sottolinerei le sue peculiarità e le sue specificità, non in un’ottica di ‘finto rinforzo’ che non le servirebbe a nulla, bensì nel farle sentire che quando c’è un mostro da affrontare, per quanto forte sia, contano molto anche le armi e gli strumenti che abbiamo a disposizione per sconfiggerlo. Per quanto possibile cerchi di non farsi ‘contagiare’ dall’ansia di sua figlia, visto che questo sintomo è a forte rischio contagio. A disposizione