Buongiorno, vi illustro la mia situazione; il mio ragazzo, con il quale convivo, soffre di disturbi di personalità, causati da uso eccessivo di cocaina per un lungo periodo. L'Uso di cocaina non è attualmente cessato, anche se diminuito (non giornaliero). fino a qui niente di inspiegabile. Le sue frustrazioni sono orientate verso la tematica sociale. si sente diverso e dice di "non far parte del sistema". è di un'intelligenza sopra la media, fatto di cui è consapevole, consapevolezza che lo porta -in alcuni momenti- a sentirsi superiore agli altri tanto da non riuscire a mettere in discussione se stesso i suoi credo e le sue opinioni. quel che alimenta questo stato è il ruolo / la figura che rappresenta dinnanzi la cerchia di persone che ha attorno a sé(eccetto me e sua madre che non facciamo uso di sostanze). per le persone con cui è ormai abituato ad avere a che fare rappresenta quasi un mito, una figura forte, siccome sembra essere l'unico capace di controllare gli istinti da dipendenza, infatti nonostante abbia facile accessibilità a questa sostanza è comunque in grado di rifiutarla o di non utilizzarla pur possedendola. Nell'infanzia era un bambino pacato, tranquillo che giocava prevalentemente a giochi di logica. Non subiva i castighi come tali, ma come occasione per occupare il tempo in altro modo, per esempio leggendo. Tornando ad oggi il problema a mio avviso è il seguente: dispone di troppa consapevolezza di se e di quello che ha attorno. questa consapevolezza lo porta alla frustrazione, nel senso che si sente sprecato a stare in mondo un mondo triste e ignorante dove non vige la meritocrazia e dove gli stati e le istituzioni ci manipolano come burattini, argomentazione che funge quale giustificativo dell'atto di assumere cocaina. quando ne fa uso non è euforico, si sente depresso e lo fa quando ha dei cali d'umore (così come ha dei cali d'umore quando lo fa). quando le cose vanno bene con me è tranquillo e si tiene lontano dalla cocaina, quando litighiamo si rifugia nella droga. le cose tra noi in realtà vanno sempre bene ad eccezione di quando lui si convince che io lo tradisca o mi sia accinta a farlo. questo lo interpreto come atto di insicurezza e bassa auostima, rinnegando a se stesso che qualcuno sia li per lui e che qualcuno possa provare tanto amore. dispongo ormai di molto autocontrollo generalmente, ma quando mi accusa del falso mi arrabbio tantissimo e litighiamo sempre nelle stesse modalità, io alzo la voce gli dico che cosi non ci sto, tiro insieme la mia roba e me ne vado. quando arriva all'apice della crisi io metto da parte il mio lato leso e mi accingo ad accudirlo e consolarlo come si farebbe con un bambino. lui non mi chiede mai scusa, accantona il dubbio. dove posso modificare il mio atteggiamento cosi da poter essere maggiormente d'aiuto ed evitare queste crisi d'insicurezza?