Figlia ansiosa depressiva...come comportarmi?
Buongiorno, mia figlia di 16 anni è seguita da una psicologa da qualche mese per disturbo ansioso depressivo e disturbi alimentari. E' DSA ed è seguita costantemente da un'insegnante privata e porta a casa buoni voti. D'accordo con la psicologa abbiamo chiesto anche l'intervento di una psichiatra ma le medicine da sola non le prende quindi gliele porto io, ma spesso le salta e si rifiuta (L72 e Trittico 5 gocce). Parlare con lei diventa difficile, dobbiamo stare attenti alle parole o possibili discorsi che possono portare al cibo o al suo fisico visto che non si piace. Ha un rapporto difficile col padre (non siamo separati) che sotto consiglio della psicologa sta cercando di starle più vicino e comprenderla ma a volte riesce a volte no. Non è anoressica e non vomita quello che ingerisce, ma mangia male e nei momenti di crisi va avanti bevendo solo coca cola zero. Per evitare discussioni che possano scatenare qualche sua crisi mi capita di assecondarla o se manca di rispetto non dico nulla. La psicologa mi dice sempre di aver pazienza visto che è una ragazza con tante criticità ma non credo che questo mio atteggiamento passivo vada bene e vi chiedo aiuto su come mi dovrei comportare. Grazie
Gentile signora,
Ritengo che lei abbia ragione.
Dalla descrizione che fa di sua figlia, sembrerebbe che sia una ragazza che tenda al perfezionismo, ossia cerchi un controllo tale che finisce per farle perdere il controllo. Questa è la prima ipotesi, su cui bisognerebbe indagare.Tuttavia, se questa ipotesi fosse verificata, avere pazienza comporterebbe solamente un peggioramento della situazione, poiché questo genere di problema nel tempo tende a radicarsi sempre più fino a fagocitare completamente la persona che ne soffre.
Inoltre, sembra che ci sia anche un ulteriore aspetto: il vittimismo quando sente di non riuscire.
Sembra che lei, di fronte alle sue difficoltà, anziché cercare cosa fare di diverso per affrontarle, tenda ad utilizzare la via più veloce: attribuire le responsabilità ad altri (es. Vedere il papà come nemico); anche questo aspetto nel tempo tende a radicarsi e a complicare la situazione. Quindi, anche per questo, pazientare farebbe peggiorare la situazione, anziché migliorarla.
Dal mio punto di vista, siccome la ragazza in questa fase sembra essere abbastanza bloccata nonostante i diversi interventi già in atto, per iniziare a vedere qualche cambiamento sarebbe il caso di valutare e dare strumenti a voi genitori per iniziare a gestire questa situazione.
Per avere un'idea dell'intervento, consiglio la lettura del testo "vincere senza combattere", edizioni San Paolo (Papantuono, portelli e Gibson); il testo tratta di casi difficili adolescenziali. Con la speranza di essere stato d'aiuto, saluto.