Gentile Elisa, La sua frase “….non capisco come possa farmi così male se dice di amarmi,ogni volta gli do nuovamente fiducia ma mi delude”, ricorda le dinamiche relazionali di una coppia “malata”, dove spesso, se non sempre, la donna sostiene un ruolo che non ha nulla a che fare con un rapporto di coppia. Lei sa che allontanarsi da lui sarebbe la cosa migliore, lo sa, ma non riesce a metterlo in pratica. Lei sa che questo rapporto è sbilanciato, non è alla pari; lei ricopre ruoli di confidente, amica, crocerossina,“contenitore” di stati d’animo e comportamenti altamente disturbati e contraddittori del suo ragazzo , dimenticandosi di sé e delle sue esigenze. Scrive che si sta ammalando, ma insiste a non volere dare ascolto a ciò che sente e ai segnali psicho- fisici del suo mondo interno. Vorrei proporle alcuni spunti di riflessione: come mai ha accettato per così tanto tempo di restare in un rapporto così doloroso? come mai non ascolta la sua ansia e il suo disagio che stanno diventando sempre più evidenti e forti? come mai ha permesso ad un’altra persona di condizionare così tanto la sua vita “ mi toglie sonno, fame e vita, …. gli inferni suoi che mi distruggono” ? da dove arriva questa paura così grande di perdita e di abbandono? Lei non può modificare, curare o intervenire sul disagio psichico del suo ragazzo; è un percorso individuale, che sembra che il suo compagno abbia intrappreso. Anzi, a volte farsi troppo carico del disagio altrui, senza avere strumenti e conoscenze adeguate, può avere effetti controproducenti nel “beneficiario” incrementando i suoi sensi di colpa, di inadeguatezza, di svalutazione, con conseguente rabbia e irritazione nei confronti del “benefattore”. Sembra, cara Elisa, che sia arrivato il momento per lei di prendersi seriamente cura di se stessa. Una psicoterapia potrebbe aiutarla a comprendere e quindi intervenire sui punti critici, che sono personali, così dolorosi e carichi di angoscia. Un caro saluto.