Come si può fare per riprendere in mano la propria vita?
Salve Dottori,
Sono una studentessa di psicologia clinica, laureata alla triennale dopo un percorso tutt’altro che semplice, e tuttora sto avendo difficoltà a terminare la magistrale a causa di problemi abbastanza gravi sia sul piano personale che su quello familiare che è poi la fonte primaria del tutto.
Sono molto scoraggiata per il mio futuro.
Ho 33 anni e non ho raggiunto quasi nulla, oserei dire.
Ho una laurea triennale con cui non posso fare nulla, non ho un lavoro e vivo ancora coi miei genitori che sembrano fare di tutto per continuare a tenermi legata a loro, senza mai incoraggiarmi ad uscire dalla loro ala protettiva, a farmi una vita da donna indipendente, ad andare a vivere da sola ecc.
Non mi hanno fatto mancare mai nulla sul piano materiale, ma mi hanno privata di tanto altro, come della libertà, della serenità, delle spensieratezza. Mia madre a parer mio è succube di mio padre che è il classico padre padrone, secondo me narcisista.
Ho alle spalle una storia quasi quindicinale di ansia ed attacchi di panico, nati così dal nulla che mi hanno portata a seguire dapprima un percorso terapeutico di qualche mese presso la asl di competenza della mia città e poi presso una terapeuta privata durato un anno e mezzo e poi interrotto a causa forse di alcune resistenze che erano sorte in me.
Al momento mi ritrovo senza un percorso universitario concluso, senza un lavoro che mi possa dare una qualche minima indipendenza economica, con un male di vivere addosso che mi porta a stare costantemente angosciata, in preda all’ansia, timorosa di tutto, delusa da me stessa e arrabbiata per come sono finita, col peso di due genitori che invecchiano dentro casa e la gestione di una dinamica relazionale a tre che mi sta sempre più stretta, con le mie esigenze di donna ormai adulta che si fanno sempre più incalzanti, la paura di non realizzarmi mai oltre che professionalmente anche come moglie e madre, di non avere mai un figlio, visti i miei ormai 33 anni e l’orologio biologico che ormai segna che il tempo a disposizione sta diminuendo sempre più...
Sono stufa di vivere ogni giorno col fiato corto quasi come se fossi in apnea, facendo fatica ad arrivare a fine giornata...
I miei non si rendono assolutamente conto della gravità del mio stato nonostante io lanci continuamente segnali di avvertimento...
Gentile Vale, direi che questa situazione di dipendenza dai suoi genitori si trascina da molti anni, troppi. Sì certo non è facile liberarsi dalla "protezione" di un luogo sicuro che, per quanto problematico, rimane un luogo certo e conosciuto. Inoltre è figlia unica. Ed ha realizzato ancora poco al di fuori, continua a rimandare. Credo sia indispensabile poter riprendere una psicoterapia che l'aiuti ad affrontare quelle "resistenze" che le impediscono di andare avanti e pensare al suo futuro. Ma se lei avesse il desiderio di andar via da casa, chi aiuterà sua mamma a gestire, a resistere a quel marito con tratti narcisistici di cui è succube?