Dopo la morte di mio padre
Ho perso il mio adorato papà tre mesi fa. La perdita piú importante di tutta la mia vita ma purtroppo non l'unica. Il cancro si è portato via anche i suoi fratelli e sorelle, la mia nonna, per me una seconda madre. È successo nel giro di due soli anni. A detta di tutti, alla morte di mio padre, ho reagito con incredibile forza. L'ultima volta che eravamo stati insieme, prima del lockdown, avevamo festeggiato allegramente il Natale. A giugno, dopo mesi trascorsi aspettando il dpcm che mi consentisse di rientrare nella mia terra di origine e riabbracciarlo, giá non si reggeva piú in piedi. 40 kg, la chemio, tutto il dolore e quella tremenda agonia durata infondo anche abbastanza poco. Sono stata l'unico punto di riferimento per mia madre e mio fratello, molto fragile e solo. Sentivo di potercela fare, di non avere bisogno di aiuto e di poter io aiutare loro..e poi era estate, c'erano tantissime persone intorno a noi, il dolore era lí ma come se se stesse in disparte, senza fare troppo rumore. Però poi quel momento è arrivato. Tornata alla mia vita di sempre, lontano da casa e da mia madre, ho iniziato ad avvertire un profondo senso di sconforto. Forse perchè finalmente ho avuto modo di dedicarmi al mio dolore. Il problema è adesso. Lavoro senza neppure riuscire a concentrarmi, non riesco a gestire le mie crisi di pianto sempre piú frequenti, non vado piú d'accordo con il mio compagno e quasi trovo insormontabili tutti i problemi e le difficoltà che ci sono sempre stati tra di noi e con cui pur riuscivo a convivere, al punto da pensare che se fino ad ora non gli ho detto di andare via di casa è soltanto per timore della solitudine in un momento cosí difficile. E poi ho sofferto tanto l'assenza della mia migliore amica nel momento piú difficile della mia vita, il chè non fa che alimentare la mia rabbia. Di tutto questo non riesco a parlare on nessuno e riconosco grande difficoltà in tutte le persone che mi sono vicine anche soltanto ad affrontare l'argomento. Mi sento bene soltanto facendo sport. Il momento attuale non aiuta, cosí come lo smart working : le giornate in casa sono piú difficili. A volte mi chiedo come possa continuare la vita dopo aver assistito ad una sofferenza che è piú forte e piú grande della morte stessa:l'agonia della persona amata, che la malattia ha logorato in modo disumano, togliendogli tutto, anche la dignità, la possibilità di riconoscersi come uomo. Mio padre era un uomo giusto ed onesto, di grandissimi valori, che a noi figli ha dato sempre l'anima,non meritava tutto questo. È purtroppo una domanda che mi allontana dal resto del mondo, nella consapevolezza che soltanto chi ha vissuto simili esperienze può capire realmente.
Martina carissima, si, è veramente un momento difficile ( è dir poco!) e mi consenta, potrà essere per lei anche un momento di " rinascita"! Poiché nei grandi e significativi dolori che toccano la nostra vita, nell'intimità, si nascondono anche delle importanti risorse e potenzialità di crescita e ri crescita!
Il lutto è ancora troppo vicino e ci vuole il tempo necessario per elaborarlo.
Comprendo fortemente quanto ora le siano " indigeste" alcune persone e situazioni, perché è " piena" di dolore e di " non senso" ( giustamente) per tutto ciò che ha visto, sentito è vissuto proprio dal di dentro: parliamo del suo papà , non del padre di qualcun altro...
La cosa migliore per lei, in questo momento, prima ancora di prendere decisioni importanti per la sua vita di coppia e non, sarebbe quella di prendere contatti con uno /una psicoterapeuta ed iniziare ( intanto) a " vuotare il sacco".
Poiché, l'essere ascoltata da una persona in modo mirato e " silenzioso", almeno all'inizio, potrà rappresentare per lei una adeguata risorsa ed inoltre le consentirebbe di ascoltarsi nel profondo, ma sostenuta, accompagnata, accolta .
Mi permetto di darle un suggerimento ( poi ne faccia l'uso più adeguato per lei), continui, anche se distante fisicamente, a mantenere il rapporto dialogante con mamma e fratello perché i lutti importanti della vita possono essere elaborati molto, se lo si fa assieme alle persone del proprio nucleo familiare, se si va d'accordo e se si percepisce la disponibilità reciproca nel parlarne ( della perdita).
MI permetto di abbracciarla virtualmente, non solo perché non la conosco di persona ma anche perché ora non lo potemmo fare neanche dal vivo!
La comprendo, perché ci sono passata e le sono vicina
Dott. Laura Bonanni
Psicologa, Psicoterapeuta - Roma