Dott.ssa Laura Bonanni

Dott.ssa Laura Bonanni

Psicologa, Psicoterapeuta

Come dovrei comportarmi con una persona costantemente svilente e negativa?

Sto uscendo da un periodo molto negativo dato dal fatto che non posso più conseguire degli studi e sono tornata di nuovo qui a casa e affianco ho una persona che continuamente mi butta giù(mia sorella), comprendo quella frase che dice fatti scivolare le cose addosso ma non sempre ci riesco e reagisco aggressivamente a mia volta. Sembra andare tutto bene e questa persona inizia a criticarmi per ogni singola azione, giudicare i miei amici, il mio lavoro, quello che mi piace e quello in cui credo, per la persona che sono, se provi a farle una critica rigira sempre la frittata. Non ha coscienza di se stessa e crede che siano sempre gli altri tranne che se stessa. Usa parole violente, e ferisce sapendo quale sia la ferita. Sono nata con questa persona e per varie problematiche io sono ancora qui in casa, vorrei dargli un taglio netto, tuttavia io non riesco a staccarmi del tutto dalla mia famiglia e da lei nonostante io voglia infondo. Mi sento impotente perché qualsiasi cosa io faccia questa persona avrà sempre da ridire e lo farà costantemente finchè non saprà di aver fatto centro nella mia ferita. Non mi sento libera di esprimermi, non mi sento libera di essere me stessa, non mi sento libera di fare un lavoro che mi piace, non mi sento libera di avere le mie debolezze e differenze. Sicuramente da parte mia c'è un'ipersensibilità alla critiche però sono certa che se mi presentasse critiche costruttive io ascolterei ma io vorrei farvi sentire quello che le esce dalla bocca, ovviamente io qualche volta reagisco con aggressività perché non sopporto sentirmi impotente di fronte una persona così prepotente, così magari cerco di far valere le mie ragioni ma niente, lei ha ragione e non ascolta. Ogni volta mi dico "non le parlo più" ma ogni volta che inizio a dimenticarmi la cosa torno sempre a parlarci e lei mi parla ugualmente fingendo di nulla. Non ne posso più. Non so come staccarmi da questa cosa, sono stata da uno psicoterapeuta ma non ho avuto grandi cambiamenti su questo punto di vista e sono stanca di dover sempre io cambiare perché qualcuno non sa essere civile e la situazione con il covid non aiuta, perché potrei staccarmi dalla mia famiglia e fare un lavoro differente ma invece sono confinata qui. E ci tengo a precisare che questo comportamente lo ha con tutto il resto della famiglia. Lavoriamo nella stessa azienda qui in casa, viviamo in campagna per cui andare a vivere in un piccolo buco in paese o città per fare un lavoro che nemmeno mi piacerebbe non mi sembra una grande opportunità eppure sarei disposta a farlo se questo mi servisse a dare un taglio con questa persona.
La sua frase del giorno è "L'unica soluzione alla tua vita è ucciderti"
Sono io che ho qualche problema? Cosa dovrei fare? Sto facendo la vittima?
MI vengono i dubbi su me stessa, posso ignorare ma una volta che inizio a stare meglio divento tranquilla e mi viene automatico parlarle, cercare anche di dire si solamente per andare d'accordo. Sono stufa di tutta questa violenza e lo sono anche i miei genitori ma nessuno riesce ad uscire da questa cosa, i miei sopportano ma stanno tutto il giorno ad urlare. In questa casa è normalissimo alzare la voce. Se questo è il modo in cui vogliono vivere, bene ma non è di certo il mio.
Non riesco a capire, sono io che chiedo troppo? Che sono troppo rigida? E se si, perché non è lecito chiedere un pò di tranquillità e rispetto verso le persone che abitano in questa casa? L'unico modo è chiudermi in camera, sto cercando di portare a termine un progetto che mi farà guadagnare ipoteticamente dal computer e potermene finalmente andare ma se non dovesse funzionare come dice lei? Sono destinata a subire queste violenze? Non ne posso più, vorrei semplicemente vivere una vita dignitosa
So che potreste pensare che a 24 anni saresti già potuta andar via, infatti così era ma delle problematiche mi hanno riportata qui. Voglio solo vivere.
Cosa potrei fare a riguardo? Non posso più sprecare le mie energie su una cosa che mai si risolverà eppure qualcosa mi fa tornare lì.

Buona sera a lei.

Ho ascoltato con attenzione quanto ha espresso e mi sono sintonizzata, o almeno ho provato a farlo, sul suo vissuto emotivo ed in effetti ammetto che può essere veramente dura una interazione domestica di tal genere!

Complimenti per la sua lucida consapevolezza e la sua capacità di far entrare l' interlocutore nelle peculiarità delle dinamiche . Ciò denota una certa parte di buon lavoro svolto su di lei, per acquisire consapevolezza e non è usuale.

Riprendo il suo ultimo passaggio poiché mi pare che li' possa esserci la "chiave di volta ".

"Non posso più sprecare le mie energie su una cosa che mai si risolverà , eppure qualcosa mi fa tornare lì "

Ecco, gentile signora , la questione se pur dura, pesante , conosciuta e straconosciuta, sembra un paradosso, non è poi così " importante"

Ciò che risulta rilevante e centrale , lo dice lei : "....eppure qualcosa mi fa tornare lì'"

Freud ( il fondatore della psicanalisi) la chiamerebbe : " coazione a ripetere", Eric Berne ( il fondatore dell'Analisi Transazionale", lo chiamerebbe " Copione".

Insomma, tutto ciò per dirle che per lei risulterebbe vitale lavorare su quelle dinamiche inconsapevoli, che la ritirano lì', come un elastico .

Non mi riferisco alla casa, al paese, in particolare, ma lì , in quella dinamica depauperante energie, che è appunto agganciarsi ad un " gioco" in cui sua sorella " l' attrae".

Oggi e' sua sorella e domani potrebbe esserlo qualunque altra persona per lei vissuta come significativa.

Quindi coraggio, torni a farsi aiutare in modo professionale o dalla sua precedente psicoterapeuta o da chi lei vorrà scegliersi come " accompagnatore o accompagnatrice" professionalmente referenziata, in questo viaggio dentro di se'.

Dott.ssa Laura Bonanni

domande e risposte

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