Perchè mio figlio adolescente non è felice di vivere il momento più bello della sua vita?
Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di approfondire il lavoro clinico individuale con ragazzi in età adolescenziale, non posso negare di averli temuti inizialmente per il loro noto modo provocatorio di porsi, capace di sfidare qualsiasi luminare, figurarsi una giovane psicologa di provincia!
Tuttavia il mio approccio familiare non era il più adatto per alcuni di loro, con i quali la sfida più grande è stata quella di trovare un canale comunicativo, un'entrata nel loro fantastico, complesso e doloroso mondo.
Devo dire che fu illuminante il confronto informale con una collega a cui parlai di una ragazza con cui non riuscivo ad entrare in contatto, che banalmente mi fece notare che mi stavo aspettando che lei iniziasse a parlare la lingua della psicologa, mentre dovevo essere io a sforzarmi di imparare la sua, partendo dalle sue passioni e dalle sue credenze, dai linguaggi che scaturiscono dalle relazioni reali o virtuali, aprire la mia mente alla nuova fluidità di pensiero ben più complessa, a mio modo di vedere, dalla liquidità descritta da Baumann e ben lontana dalla naturale tendenza all'incasellamento di molti noi adulti e professionisti.
In alcuni casi il canale di accesso sono stati disegni, personaggi di anime e manga, in altri canzoni o serie TV, idoli fantastici o reali attraverso i quali i ragazzi mi hanno parlato di se stessi senza parlare di sè, attraverso cui mi hanno fatto capire i timori e le vulnerabilità che pian piano sono andati modificandosi, trasformandosi con loro, come il loro modo di vedere le cose. Canzone dopo canzone, disegno dopo di segno, episodio dopo episodio è stato possibile notare le somiglianze dei personaggi, degli attori e delle storie con loro e con le loro vite, ed attraverso questi protagonisti metaforici sottolineare punti di forza, risorse e possibilità ed intravede un cambiamento accettabile.
La profondità, la ricchezza e la complessità che si intravedono dalla porta schiusa sul mondo interiore di un giovane, ripaga della difficoltà di apprendere quel nuovo linguaggio, di adattare le certezze con cui noi adulti ci impacchettiamo continuamente a magnifiche, ma angoscianti incertezze, in una realtà in cui tutto è concesso, tutto è giusto tutto è possibile e tutto e tuo diritto, tutti vogliono che tu sia realizzato e felice, tanto da causare un'inevitabile paura di non sapere cosa è giusto per te, da percepirti sbagliato ed inadeguato proprio per il tuo modo di essere, tanto che ti sembra di essere qualsiasi cosa tranne che normale o uguale a agli altri.
Ecco che sei dentro questo mondo che si rivela angosciato, talvolta privo di confini certi, senza nessuna aspettativa magari da parte dei genitori, o almeno nessuna aspettativa dichiarata, ma pregno di dubbi domande e paure.
Allora che si fa? qual è la direzione?
Non posso negare che mi è capitato di rappresentare il percorso terapeutico ai miei giovani pazienti come un labirinto buio in cui ci teniamo per mano, io ho la luce in mano, ma scelgo la posizione retrostante che illumina il cammino di chi mi precede, magari spiegando qualcosa che conosco che incontriamo qua e là.
Qual è il contratto terapeutico? Su cosa si lavora se tali e tanti sono i turbini e le difese? Semplicemente si cammina insieme scoprendo se stessi, se possibile scoprendo che anche gli altri come noi possono sentirsi fragili o soli.
Sono in genere solita coinvolgere periodicamente i genitori dei miei giovani pazienti nel contesto di terapia, raccontarci quel che si scopre e che si decide di condividere, magari spiegarci il metodo di lavoro, condividere con loro questo nuovo linguaggio scoperto, se i ragazzi lo desiderano, ritengo che sia necessario avere la fiducia di chi si cura di loro e li ama, e magari aiutarli ad orientarsi in questo complesso mondo spesso fatto di risorse e possibilità infinite che non riescono a trovare una via per esprimersi, soprattutto quando iniziano a confrontarsi con una società in cui si deve avere successo, prima di ogni altra cosa, anche prima di se stessi.
Alcuni giovani si angosciano profondamente a fronte delle domande insite nel processo di crescita "Chi sei?" "Chi vuoi essere? " Chi sarai?" "Cosa farai?
Spesso i sintomi dei figli parlano delle dinamiche relazionali della famiglia, o servono a distrarre i genitori da problemi economici, di coppia o di salute. Ecco, sebbene non dimentichi mai di valutare quale sia l'impatto di queste variabili nella persona che ho di fronte, l'incontro con il mondo dei nuovi adolescenti costringe spesso a fare i conti con un livello di complessità, di ricchezza di indefinitezza che non può essere affrontata con strategie da manuale, bensì con un'immersione profonda in un oceano sconfinato, dove avere con sè la cassetta degli attrezzi, ma permettere a chi è con te di utilizzarla insieme.
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