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presentazione
Mi piace il detto "ci sono tre grandi forze nella natura: le montagne, gli oceani ed un uomo impegnato".
Non mi piacciono le etichette e le classificazioni diagnostiche, credo piuttosto che l'essere umano sia creativo e ricco di potenzialità che nemmeno sospetta di avere.
Mi sono sempre chiesto cosa renda gli uomini più liberi.
La psicoanalisi ci dice che a rendere gli uomini liberi è la conoscenza del proprio mondo interiore, che libera la persona dai fantasmi del passato, dai falsi desideri, dalle coazioni a ripetere e dai complessi, quindi dalla nevrosi.
Questo Sapere però, non è acquisibile attraverso la sola ragione, in quanto è un sapere fatto di intuizioni, sensazioni, pensieri e affetti che si mescolano insieme formando qualcosa di misterioso, diciamo pure di inconscio, che va vagliato, investigato nel dialogo-confronto con un Altro, addentrandosi nel magma incandescente dei “sotterranei dell’anima”, per elaborare le inquietudini.
E’ il desiderio di conoscere che vince la paura. E questo è il primo compito dello psicoterapeuta, quello di attivare il desiderio di ricerca nel suo paziente. Lo fa creando un rapporto particolare, carico di fiducia.
Il terapeuta mette il proprio affetto in questa relazione rendendola importante e, facendo sentire l’altro al centro di un mondo.
Si tratta di far re-innamorare il paziente della vita e degli altri. Lo Psicoterapeuta investendo in vari modi il proprio paziente - come un fiume in piena - deve smantellare una vecchia struttura, deve tagliare i rami secchi, aprire porte, farsi breccia, divenire egli stesso luogo di attraversamento.
E’ l’investimento affettivo che da la spinta per “partorire” una nuova personalità. E anche se la dilatazione dell’anima avviene con dolore, quello è un dolore che non possiamo considerare come nemico.
Una volta che il paziente si sente investito affettivamente e percepisce questo affetto come reciproco e autentico, non costruito o finto, ma genuino, allora trova la forza ed il coraggio necessari ad ascoltare le emozioni profonde, a investigare i conflitti laceranti, entrando nel cosiddetto sottosuolo dell’anima.
E questo è già un ribaltamento del suo atteggiamento, che gli fa scegliere di vivere nel mondo istante per istante, attivamente, piuttosto che da vittima.
E allora inizia questa discesa nel mondo dell’inconscio che è fatto di immagini che raccontano le nostre ferite, che si trasformano in feritoie, cioè breccia dalla quale guardare il mondo interiore, determinando quel risveglio psicologico che chiamiamo consapevolezza.
L’investimento affettivo che fa il terapeuta è frutto anche della sua capacità empatica. Ecco perché si dice che il vero fattore trasformativo è l’atmosfera che si viene a creare tra le due persone.
Noi abbiamo bisogno di relazioni, tutta la nostra esistenza è una ricerca di relazioni profonde nelle quali sviluppare il nostro potenziale creativo, che dà espressione alla nostra peculiare natura, e se questo non avviene dobbiamo fare i conti con la nevrosi e la perdita di significato dell’esistenza. Perciò, ogni nuova relazione è preziosa per conoscersi, amare è un autentico lavoro psicologico.
Nel momento in cui ci confrontiamo con le immagini dell’inconscio si verifica un’apertura inaspettata, le immagini e le emozioni che ci giungono attraverso la relazione, promettono di ricomporre le nostre parti scisse. Ed è proprio questo il desiderio che spinge il paziente fino a noi: il sogno di uno sguardo nuovo sulla propria vita.
Se, da un lato, la perdita di significato della vita, conduce al disinteresse, all’apatia e alla depressione, la cura dovrà consistere nel far risorgere il desiderio di vivere, il desiderio di cambiare, il desiderio di creare la vita.
Insomma, la terapia psicologica deve riattivare il desiderio, quell’acquolina in bocca che ci viene quando abbiamo fame. Fame del mondo. Si dice infatti: “quello è uno che si mangia il mondo”.
Nel mio sito troverete molte informazioni professionali su chi sono e cosa faccio.
In bocca al lupo a tutti.
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