Le parole della corteccia
Indipendentemente dall'uso che ne viene attualmente fatto nelle diverse discipline scientifiche e nei diversi ambiti di studio, compresi gli altri articoli di questa rivista, prenderemo qui in considerazione lo psichismo (e il cervello) in rapporto alle interpretazioni collettive più comuni, quali sono riscontrabili nel linguaggio.
Lo psichismo ha tre facce
Nella maggior parte delle lingue antiche e moderne, le parole collegate allo psichismo sono comprese in tre categorie, che corrispondono — salvo sovrapposizioni che vedremo più avanti — ad "anima", a "spirito" e a "mente".
Al primo gruppo appartengono il sanscrito "atman-", il greco "psyk-hé", il latino "anima", l'inglese "spi-rit" (e "ghost" in locuzioni particolari), il tedesco "geist" e così via.
Al terzo appartengono il sanscrito "manas-", il greco "nous" (noos), il latino "mens" (e "animus"), l'inglese "mind", il tedesco "sinn" e così via. Cerchiamo di vederne le sottili differenze di significato e i loro rapporti con il corpo.
ll mondo delle emozioni
Le parole dei primi due gruppi sono etimologicamente collegate all'aria e al respiro e generalmente connes-se all'affettività e alle emozioni. In particolare, l'anima costituisce etimologicamente il "soffio", inteso co-me principio vitale che "anima" il corpo in tutte le sue parti. È etimologicamente sinonimo di psiche ed è semanticamente strettamente connessa alle emozioni. Anche se la sede principale a cui viene collegata è il cuore, la si ritrova in ogni parte del corpo, nelle sensazioni ed emozioni ad esso legate. Per esempio, con l'ira, nel fegato, con l'eccitazione nel sangue, e così via.
Calato nella fisicità
È qui determinante notare come etimologicamente l'anima, la psykhé sia una cosa sola con la fisicità.
Psykhé e physis infatti erano in origine una parola sola. Physis (da cui in italiano "fisico", "fisicità"...) cioè in greco "la natura, la forma del corpo, la sostanza delle cose", è a sua volta da phùo, che significa "essere"... Ciò che esiste è fisico e psichico insieme...
L'anima, la psiche è quindi sinonimo di vita fisica, inconscia, legata a tutta la natura, non solamente all'uo-mo. Anche l'albero, il fiore, l'animale (da anima, ciò che è animato, vivo) la possiedono. Del resto, non si dice forse "l'anima del legno, del metallo" e così via?
In senso esteso quindi l'anima costituisce la forma intrinseca sottesa ad ogni oggetto; in senso più ristretto è il movimento, il fremito, il palpitare della vita animale.
Nell'uomo è, come abbiamo visto, l'emozione, ma anche l'intuizione, il "cogliere al volo" il senso delle cose, come si ritrova in espressioni figurate del genere "intendere per aria" o "conoscere gli uomini all'alito".
Al di sopra della materia
Sempre connesso al mondo aereo, è il secondo gruppo di parole. Si tratta qui però etimologicamente di "vento" e di "fuoco" (spirito dal greco pyr "fuoco"), più che di respiro o di fiato. Lo "spirito" è cioè il principio immateriale trascendente, divino o soprannaturale (super naturam, al di sopra e non all'interno della natura come la psiche), non più legato, come invece l'anima, al corpo. Entriamo quindi in un campo di pertinenza più del teologo o del metafisico che dello psicosomatista...
...o nel cervello
Di nostro specifico interesse è invece ancora il terzo gruppo di parole, che cercheremo di analizzare anche in rapporto con il primo. Si tratta di termini che si riferiscono all'intelletto, alla ragione, al pensiero in senso ristretto, e che vengono collegati per lo più alla "testa", o al cervello.
In questo senso, si tratta qui dell'intelligenza dell'io, del pensiero razionale, del linguaggio numerico, men-, tre nel primo gruppo si aveva l'intelligenza del cuore (o del Sé?), il pensiero intuitivo, il linguaggio analogico. Anche per quanto riguarda la memoria, sembra esserci una differenza fra il "ri-cordare" (da cor, cordis in la-tino "cuore") e il "ram-mentare", a seconda che vi sia o meno l'intervento dell'affettività, del vissuto emoti-vo.
Sempre linguisticamente, l'anima è "calda", femminile (come la natura, la Grande Madre), mentre la mente è "fredda", maschile.
Non ci sono realtà separate
È qui da considerare un'affermazione di Jung in proposito: «Dobbiamo abbandonare completamente l'idea che la psiche sia in qualche modo collegata al cervello».
Considerando quanto è emerso dallo studio del linguaggio, potremmo dire che il cervello è legato alla psiche come qualsiasi altra parte del corpo, secondo la forma che gli è propria, non in modo privilegiato.
In altre parole, la mente — come l'abbiamo intesa fin qui solo in sen-so razionale — costituirebbe "l'anima del cervello", o meglio della corteccia cerebrale (se consideriamo che la porzione subcorticale dell'en-cefalo ha tutta un'altra serie di funzioni).
Anima e mente non sarebbero allora così separate, come avevamo visto all'inizio, ma piuttosto unite, anche se ognuna con le sue particolarità. Se poi alla mente attribuiamo tutto il pensiero cosciente e non solo quello razionale, allora il legame sarà ancora più stretto e il confine più sfumato.
Essa rappresenterà cioè anche la capacità dell'uomo di prendere coscienza della propria anima, di essere pienamente autocosciente.
L'essenza della personalità
Ma allora non va dimenticato che il cervello non è solo "corteccia", involucro, come ben sapevano gli anti-chi, che consideravano anche il nucleo più profondo, subcorticale, e lo chiamavano muelòs, che significa "midollo", ma anche "quintessenza", come a voler dire che la vera essenza della personalità psicofisica non è alla superficie, nella corteccia, ma nel profondo, là dove le connessioni con tutto il corpo sono strettis-sime...
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