Che senso ha a distanza di oltre 10 anni da un tradimento provare sofferenza e colpa?
Buongiorno. Scrivo per chiedere una cosa che non mi lascia in pace. E' diventato un tormento. Molti anni fa ( oltre 10) ho tradito il mio compagno... lo scorso anno una cara amica, con modo molto giudicante, mi parla di un' altra amica che ha tradito il marito...e io da quel momento ho provato ansia, panico e forti sensi di colpa. Ha rievocato un mio passato che avevo "rimosso", allontanato. Così tanto da portarmi a ricordare quel tempo, a rimuginare a tal punto che ora sono intrappolata nel passato, ricordi dolorosi per ciò che ho fatto...e mi condanno di continuo. Da 10 anni ho ritrovato un equilibrio con mio marito (i primi 5/6 anni di matrimonio non ero così felice...per il mio lavoro ( mobbing subito), a cui dedicavo la massima importanza e tempo/ per il nostro non comunicare amorevolmente( lui sempre molto nervoso e io pure, stanca e stressata da lavoro), una sessualità forse un pochino arenata (passionalità molto debole) .e altro...(mutuo, etc...) Non vado assolutamente fiera di quei primi anni in cui sono stata egocentrica...bisognosa di attenzioni, di contatti, di essere valorizzata, vista...di sentirmi DONNA e nei quali ho ceduto.. Ho abbandonato da anni quella vecchia me...e anche il lavoro...intraprendendo un percorso di vita nuovo. Al tempo ero insicura. fragile, bisognosa di tante cose...che oggi sento lontane. Se guardo indietro...sciocche. Ma...al tempo erano ossigeno, vitali. Il problema è che oggi sono bloccata rivedendo l' orrore che ho combinato, non mi do pace...mi sento non meritevole, mi sembra di aver deciso anche per il mio compagno non avendogli detto ciò che è successo. Mi hanno consigliato di non dire nulla o aprirei ferite grandi...ma io questo senso di sporco e vergogna non riesco a togliermelo. Ho tradito me stessa, i miei valori, l' idea che avevo del matrimonio, dell' amore, di coppia! Ho tradito chi mi sta accanto e attorno. Mi sento davvero schiacciata dal mio errore. Ho fatto già due percorsi di psicoterapia, uno è ancora in corso......mi sono rivolta anche a dei preti... Mi si dice che la responsabilità è sempre condivisa quando accadono certe cose, ma...io sento e vedo solo la mia e continuo a dirmi che potevo evitare se solo avessi parlato di più, se solo avessi fatto al tempo un percorso con un professionista, se solo avessi lavorato meno, se solo avessi detto al mio compagno come mi sentivo....ma ormai il passato non lo cambio più. Devo accettarlo...ma come si fa? Come si fa ad accettare una parte cos' orribile di sè? Al tempo non capivo nulla, avevo paura di tutto, ero confusa...mi attenevo a ciò che gli altri mi suggerivano...non mi ascoltavo...un disastro! Non so come uscirne...passa il tempo...ma questa sensazione dentro non se ne va. Aggiungo che da bambina sono stata abusata sessualmente e sono cresciuta con un' educazione molto rigida, fatta di regole, dogmi, doveri e responsabilità. Ero una bambina, ma vivevo come un' adulta. Avevo paura di mia madre...per avere il suo benestare mi attenevo a tutte le regole dentro e fuori casa. Volevo lei fosse fiera di me...Se facevo bene...magari arrivava un "ben fatto".. altrimenti mi diceva "è un tuo dovere fare bene". Mi sentivo sempre bruttina rispetto alle mie compagne, autostima molto bassa. E le prendevo, a volte anche senza motivo (magari per marachelle di qualcun altro...). La mia famiglia è sempre stata molto giudicante. Pensare diversamente da loro, non era cosa semplice. Facevano pesare scelte diverse dai loro piani. Io a casa mi sentivo in gabbia. Forse sposarmi significava trovare un mio spazio, creare una mia vita, creare una mia realtà, una mia famiglia. Avrei dovuto convivere prima, ma non veniva vista bene la convivenza. Ripeto...ero molto influenzata dalla loro impostazione mentale educativa culturale. Non voglio giustificare ciò che ho fatto con questi ultimi dettagli, perchè non si giustifica...è solo per dare un quadro più ampio di me...nel caso servisse. Mi dico "il passato è passato"...basta, procedi... vai avanti...ma il macello che ho combinato mi perseguita come un cane randagio affamato. Come ne esco? Voglio tornare a vivere gioiosa, col sorriso, piena di vitalità...per me, ma anche per il mio compagno...che mi vede sempre più triste, apatica, depressa...e non se lo merita. Lui al tempo era, come me, diverso. Probabilmente dovevamo ancora trovare la nostra amalgama...la nostra personalità, ma a differenza sua, io ho fatto tanto tanto male. Oggi vedo mio marito come una persona speciale, di saldi valori, uomo che si impegna, disponibile e amorevole...aperto al confronto e al dialogo...non litighiamo praticamente mai...certo, sul lato passionalità ci stiamo lavorando perchè entrambi ci siamo resi conto che va coltivata di più.... Grazie..
Gentile Michelle,
ciò che sembra il "caso " come l'essere riportata al passato da un commento dell'amica, potrebbe avere adesso un senso nel presente.
Lei narra di un vissuto traumatico dove sono presenti dei traumi importanti come la violenza, il giudizio da parte della famiglia, il mobbing al lavoro e ciò nonostante lei stessa applica lo stesso atteggiamento che non può che farle male.
Credo che il senso nuovo sia trovare la forza di far pace con il passato dando il vero nome a tutto ciò che ha vissuto senza giudizio e autocritica.
Deve trovare la possibilità di legittimare stessa per poter trovare la vitalità soggettiva da poter condividere con chi vuole bene.
Sono disponibile per un consulto online
Dott.ssa Aida Faraone