"Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre.” (T. Moore)
Per accettare i limiti della realtà, non occorre solo pazienza come diceva San Tommaso Moro, ma l’accettazione dell’impotenza e della tristezza che ne consegue, il che è tanto più difficile in una società come la nostra che, come detto nell’introduzione, è una società della felicità e del benessere.
Inoltre la nostra società è una società narcisista, tanto che l’APA (Associazione degli Psichiatri Americani) stava valutando l’esclusione del Disturbo Narcisistico di Personalità dal DSM-V (quinta edizione del Manuale Diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali), la “Bibbia” di psicologi e psichiatri di tutto il mondo, il metodo più diffuso per far diagnosi a livello psichico; questo significa anche che è una società in cui le persone fanno fatica ad accetatre limiti anche perché spesso da bambini non ne hanno ricevuti (ad es. non sono stati dati limiti realistici a causa delle aspettative troppo elevate dei genitori).
Invece la vita ci pone continuamente di fronte a limiti ulteriori rispetto a quello della morte.
Il Prof. Pio Scilligo, Direttore della Scuola di Specializzazione che ho frequentato e noto psicoterapeuta italiano, amava ripetere: “Abbiamo un grande potere su di noi e un potere limitato nei confronti degli altri”. Infatti, uno dei limiti con il quale regolarmente ci dobbiamo confrontare nella nostra vita è quello che riguarda la vita relazionale. Utilizzando un approccio contrattuale alla psicoterapia, in una delle prime sedute chiedo ai miei pazienti quali sono i loro obiettivi nel venire in terapia e tra gli obiettivi più richiesti ci sono “far capire” qualcosa a qualcuno, “farsi amare” da una persona specifica, “farsi trattare” in qualche modo: tutti obiettivi focalizzati su qaulcun altro e quindi impossibili.
Accettare il limite significa accettare che quella tal persona non ci capirà mai, non ci amerà mai, non ci tratterà mai nel modo che vogliamo, malgrado tutti gli sforzi che facciamo e che possiamo fare in quella direzione; e questo implica sentirsi impotenti e tristi, ma anche potre direzionare le proprie energie in modo più produttivo verso persone da cui possiamo realmente ottenere ciò che desideriamo.
Spesso, però, le persone non sono disposte ad affrontare questo limite e la tristezza immediata che ne consegue e di fronte al muro posto dall’altro preferiscono cercare di sfondarlo con la conseguenza che spendono tante energie e che si fanno male senza ottenere nulla, ma mantengono viva la speranza e si sentono piuttosto che tristi ansiose, mentre attendono di ottenere ciò che desiderano, e arrabbiate, perché l’altro nonostante gli sforzi profusi continua a non conceder loro ciò che desiderano.
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