Interpretare il comportamento dei bambini
Quando un bambino comincia a dare segnali di “stranezza”, vengono segnalati comportamenti “problematici” e apparentemente privi di senso o spiegazione, si finisce per pensare che ci sia un problema e che questo risieda NEL bambino. Chi sta attorno si preoccupa, si interroga su quali provvedimenti prendere, quali possono essere le “cure” da somministrare, ma ciò che viene spesso dimenticato o sottovalutato è l’aspetto relazionale della questione.
La maggior parte delle volte il comportamento del bambino è il segnale di un malessere che percepisce nel suo sistema di relazioni. Attirando l’attenzione su di lui, comunica che c’è qualcosa che non funziona, qualcosa che sente che non va e che non lo fa stare bene. Il significato e il senso di questo segnale vanno quindi ricercati all’interno del suo contesto quotidiano di vita. Poiché un bambino passa la maggior parte del suo tempo in famiglia è qui che, in primis, impara come relazionarsi agli altri, come gli altri si relazionano a lui e come i “grandi” si relazionano tra loro. È qui che impara l’affetto e l’amore, tanto quanto l’obbedienza alla legge e alle regole. È dalla casa che prende, per poi riproporre al suo interno e fuori, comportamenti ed atteggiamenti. Per una persona quindi è la casa il primo bacino formativo e informativo, che successivamente verrà integrato dagli altri contesti di vita e dalle altre relazioni con cui entrerà in contatto.
Si sente dire spesso che i bambini sono come spugne che assorbono quanto avviene intorno a loro. Per quanto sia vero, è vero anche che interpretano in maniera personale ciò che vedono, percepiscono e sentono. Spesso, però, non essendo ancora sufficientemente bravi e competenti a parole, si esprimono attraverso i comportamenti. Non è infatti solo la parola l’unico canale comunicativo, anzi l’essere umano ne ha molteplici e quello non verbale, o di meta comunicazione, possiamo dire che sia quello più forte, efficace e d’impatto. Spetta agli adulti non solo cercare di capire quello che loro figlio sta loro dicendo, ma anche interrogarsi rispetto ai propri comportamenti mettendosi in discussione.
Inoltre tutti i bambini, come tutte le persone, sono diversi tra loro e quindi a parità di situazione possono reagire in maniera assai diversificata: perché non leggere, ad esempio nelle differenze tra fratelli, non una presenza o assenza di problematicità, quanto una diversa sensibilità?
Non si può chiedere al bambino di cambiare, ma è il contesto famigliare che, magari con l’aiuto di un esperto, può individuare le criticità di cui il bambino può essere espressione e cercare di compiere dei cambiamenti che lo rendano più sereno.
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