La gravidanza un legame fra il femminile e la luna
La gravidanza un legame fra il femminile e la luna
Come si narra nel mito della creazione nella Genesi, Dio fece 2 luminari: il luminare maggiore che presiede il giorno e il luminare minore per la notte. Il principio femminile o Eros presiede la notte e l’inconscio ed è rappresentato dalla Luna, mentre il sole simbolizza il principio maschile. La luna è un astro notturno che non brilla di luce propria, ma riflette la luce del sole, quindi rimanda alla ricettività del femminile, che assorbe, trattiene e nutre. Rappresenta simbolicamente il grembo materno, la dolcezza, l’accoglienza che coccola ed alimenta. E’ nel buio che avviene la fecondazione e si prepara una nuova germinazione ed una nuova vita; è nel silenzio che si fa strada l’intuizione, l’istinto e le oscure percezioni dell’intuito del mondo interiore. Il principio femminile si rivela come una forza cieca, feconda e crudele, creativa, piena di tenerezza e distruttrice al tempo stesso.
I cinesi chiamano yin il potere tenebroso del femminile, per loro rappresenta sia la terra che la luna. Yin è simbolizzata dalla tigre che striscia furtivamente tra l’erba, aspettando di saltare sulla preda con artigli e zanne, mentre contemporaneamente si mostra nel suo aspetto delicato, di gatto mansueto, facendo dimenticare quasi del tutto la sua ferocia. Questa potenza femminile i Greci la chiamano Eros, che significa rapporto più che amore. Nell’idea di Eros è compreso il negativo o odio non meno del positivo o amore. Per approfondire il legame tra luna e donna può essere utile esplorare alcuni miti e rituali delle antiche popolazioni che contengono temi psicologici generali veri per tutta l’umanità.
Nei miti e nelle religioni connessi alla luna si può scoprire una miniera d’informazioni sulla natura dell’eros e sulle leggi che governano il suo funzionamento.
La luna è stata considerata in tutti i tempi in peculiare rapporto con le donne; questo astro è stato considerato come fonte e origine della fertilità, della capacità di generare bambini; è la dea che protegge la donna e veglia su tutte le cose che la riguardano da vicino. Nelle tribù molto primitive si crede che la luna oltre ad essere artefice della gravidanza protegga anche la nascite dei bambini, tanto che sia la donna partoriente che le levatrici rivolgono una preghiera e delle offerte alla luna affinché renda il parto facile. Anche da noi in occidente l’influenza della luna sul parto è chiara, le ostetriche in ospedale sanno che con la luna nuova avvengono più parti che in altri periodi. La luna è una forza fertilizzante di efficacia pressoché universale: fa germinare i semi e crescere le piante, senza il suo aiuto gli animali non potrebbero generare i piccoli e le donne non potrebbero avere bambini.
A tutti è nota l’influenza che la luna ha sull’acqua e sulle maree. Fra i vari elementi, infatti, è l’acqua che attiene al femminile, poiché rimanda ad una assenza di rigidità, è un elemento fluido che non ha forma, ma la riceve dal recipiente che la contiene. L’acqua corrisponde al sentire e rimanda al corpo che ne è costituito per la maggior parte. L’acqua in quanto fluida e in movimento rappresenta l’emozione e la trasformazione, ma in quanto elemento vitale per eccellenza è anche nutrimento, come il latte che permette la crescita del neonato.
E proprio dalle acque, secondo il mito, è nata Venere o Afrodite (afros: spuma del mare), simbolo per eccellenza del femminile, ovvero di un’energia benefica e conciliante portatrice di valori attinenti la bellezza, l’amore e le emozioni. Afrodite governa le forze che sono al di là della comprensione conscia, che attraggono irresistibilmente 2 esseri umani. Anch’essa è espressione dell’Eros, forza potente, fatale e incomprensibile. Era credenza diffusa che soltanto le donne potessero far crescere le cose, poiché solo esse si trovano sotto la diretta protezione della luna, la quale delega loro parte del suo potere di far crescere il raccolto. I popoli primitivi ritenevano che le donne avessero la stessa natura della luna per due motivi: a causa del ciclo mensile che ha la stessa durata di quello lunare e per la tendenza nel periodo della gravidanza ad ingrossarsi come la luna.
In molte lingue le parole che indicano la luna e le mestruazioni sono la stessa. Il nostro termine mestruazione significa “mutamento della luna”, mensis (moon) significa luna; in Francia sono chiamate le momente de la lune; i Maori le chiamano mata marama che significa malattia della luna e credono che la prima mestruazione sia dovuta al rapporto che la luna ha avuto con la fanciulla durante il sonno. Le popolazioni della Groenlandia, che sono ancora notevolmente primitive, ritengono che la luna abbia il potere di rendere pregne le donne. Per questa ragione le loro donne non guardano la luna e non dormono supine senza essersi spalmate di saliva lo stomaco per impedirgli di ingrossarsi, cioè per evitare di essere messe incinta dalla luna. Queste credenze sono possibili perché in queste tribù la durata della gravidanza è sconosciuta, per cui non si crea alcun legame fra questa e i rapporti sessuali.
La luna quando appare all’inizio come luna nuova è piccola, quindi cresce fino alla pienezza del cerchio. Allo stesso modo nella gravidanza il ventre cresce fino a raggiungere una dimensione massima, per poi ritornare piatto dopo il parto. La donna ha natura simile a quella lunare, per ciò l’esposizione alla sua influenza produce su di lei un effetto analogo. Gli antichi pensavano che se una donna con lo stomaco piatto veniva esposta alla luce della luna anche il suo stomaco diventava largo e pieno. Il periodo della luna crescente e la sua forza sono di breve durata, poiché segue un periodo di luna decrescente. La luna gradualmente decresce e in fine scompare del tutto e le notti divengono di nuovo oscure.
I primitivi percepivano in modo molto diverso questa seconda fase o metà del mese lunare: pensavano che la luna fosse stata inghiottita da una potenza oscura e distruttiva. La luna calante rappresenta perciò le potenze della distruzione e della morte: era tempo sfavorevole a qualsiasi iniziativa come ad esempio seminare, ci si poteva aspettare l’attacco di bestie feroci, le tempeste e le inondazioni.
Questo era il tempo in cui potevano essere evocate le potenze stregonesche della magia nera. Per le donne la vita stessa è ciclica. La forza vitale fluisce e scorre nella sua esperienza reale, non soltanto secondo ritmi notturni e giornalieri come per l’uomo, ma anche in cicli lunari, quarti di fase, mezza fase, luna piena, declino e così circolarmente fino alla luna nera. Nel corso di un ciclo completo, che corrisponde alla rivoluzione lunare, l’energia della donna cresce, risplende piena e decresce nuovamente.
Questi mutamenti energetici sono connessi non soltanto alla vita fisica e sessuale, ma anche a quella psichica. L’energia non è costante, ma fluttuante. Nel nostro tempo la donna ha la tendenza ad occuparsi soltanto del proprio lavoro, trascurando del tutto questi mutamenti di umore, e reprimendo con uno sforzo conscio della volontà le indicazioni dei mutamenti ciclici interiori che dipendono dal misterioso aspetto lunare della natura.
Viaggio all’interno dei tre trimestri della gravidanza
Il primo segnale di una gravidanza è la mancanza della mestruazione che, se accompagnata da un test positivo, sancisce la presenza del futuro bambino. Questo evento sia nelle donne che hanno desiderato rimanere incinta, sia in quelle che non lo hanno desiderato, porterà ad una rielaborazione della propria identità.
I primi tre mesi di gravidanza e l’ambivalenza emotiva
Durante il primo trimestre la donna vive una forte ambivalenza emotiva che durerà per tutti e nove i mesi della gestazione e che consta di sentimenti contrastanti e coesistenti, può sentirsi onnipotente, come una dea lunare, dea della fertilità e della creazione e avvertire, inoltre, un profondo senso di completezza corporea e gioia creatrice. Contemporaneamente può sentirsi impotente, perché al suo interno si sta sviluppando un processo che non può controllare né gestire e a livello simbolico si trova nella fase della luna nera o novilunio. L’accettazione e il rifiuto sono una parte necessaria del processo di trasformazione che porterà la donna a lasciare una parte di sé per fare spazio ad un altro essere.
Questa è una fase particolarmente delicata in cui la donna non è ancora in grado di percepire il proprio bambino con caratteristiche reali, è vissuto come un “roseo sogno” o come lo definisce Soulé blanc d’enfant (vuoto di bambino), “poiché la sua attenzione è puntata principalmente su se stessa, sul proprio funzionamento corporeo, sui propri vissuti ”. Silvia Vegetti Finzi sottolinea come la maternità provochi una crisi nell’esistenza di ogni donna, che deve destrutturare gli equilibri precostituiti ed elaborare un diverso e più complesso adattamento.
Dice l’autrice: “il figlio rappresenta un nuovo ambito di possibilità ma comporta anche la rinuncia ad altri progetti ”. Ad esempio, prima c’era solo la coppia, poi interviene un 3° già presente nei nove mesi, prima c’era un lavoro nella maggior parte dei casi, poi interverrà una pausa necessaria, che spesso pesa. Il complesso lavoro di ristrutturazione dell’identità e dell’immagine corporea inizia in silenzio, all’interno del corpo nelle prime settimane di gravidanza, in mancanza di evidenti cambiamenti esterni.
Così come quando il cielo, la notte è scuro e sembra che non avverrà alcun cambiamento, mentre in realtà il primo quarto di luna è pronto a comparire. Durante la gravidanza la madre tende a distogliere le energie psichiche dal mondo esterno per indirizzarle a quello interno, andando verso l’introversione. In questo stato la donna tenda a dormire di più, sia perché rappresenta una difesa biologica relativa al bisogno di maggior riposo necessario allo sforzo fisico che deve affrontare, sia perché segna l’inizio della regressione, che permette alla donna di superare il conflitto tra accettazione e rifiuto. Qui il termine regressione non deve essere utilizzato, secondo Miraglia, con valenza negativa o come sinonimo di involuzione. La donna, infatti, secondo l’autore vive un viaggio a ritroso nelle fasi della propria infanzia, per poter conoscere meglio il figlio che porta in grembo, “… perché sembra necessario che per poter conoscere il proprio bambino sia necessario nascere con lui, ritornando ad essere, fantasticamente ed identificatoriamente, prima ovulo, poi embrione e quindi feto senza perdere la propria identità matura ”.
La regressione prevede anche un processo identificativo nei confronti del materno che è basato su un tenero attaccamento alla madre e che prende quest’ultima come modello. In alcuni casi l’identificazione con il materno crea un conflitto, con il desiderio di essere diverse dal modello che la propria madre ha proposto.
La gestante grazie a questo processo si separa dalla propria madre per arrivare ad una relazione paritetica con lei: adesso anche io sono madre! Winnicott sosteneva che una delle capacità fondamentali della madre è rappresentata dal “contenimento” che deve essere “dapprima fisico durante la vita intrauterina per poi allargare il suo significato a comprendere l’insieme delle cure materne ”. Qui si possono vedere le analogie con la coppa o il tema dell’acqua riferito ai principi del femminile. In questo primo trimestre si possono verificare tutta una serie di sintomi somatici, come nausea e diarrea, che la psicoanalisi, ricollega simbolicamente ad un rifiuto della gravidanza o del nuovo essere che sta prendendo sempre più spazio.
Soifer pensa che vomito e diarrea rappresentino la paura della donna nei confronti della propria ambivalenza: la neo-mamma cerca di espellere il rifiuto vissuto come parte cattiva di sé, mentre cerca di trattenere ciò che di sé percepisce come buono e che coincide con il figlio. Le voglie nei confronti di cibi strani o l’aumento della fame sono collegati alla tendenze ad incorporare. Anche stitichezza o diarrea sono legate allo stesso conflitto, ma semplicemente espresso con altri organi.
Nausea, vomito e false contrazioni possono anche rappresentare una sorta di richiamo della gestante che, sentendosi sola in un contesto famigliare nucleare, cerca d’attirare l’attenzione su di sé attraverso questi sintomi. Spiegazioni più attuali si rifanno, invece, a fenomeni definiti simpatici, poiché riconducibili a modificazioni del sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Non va dimenticato, infatti, che nausea e vomito lievi sono comunque di natura fisiologica, essendo dovuti ai cambiamenti ormonali che si verificano durante questo trimestre. “Alla modificazione generale dell’equilibrio ormonale si aggiunge la comparsa di un ormone prodotto dalla placenta, la gonadotropina corioninca (HCG), oltre ad un generale abbassamento del tasso di zuccheri nel sangue ”.
La conseguenza necessaria è un’ambivalenza fra il desiderio di trattenere e quello di espellere, fra l’accettazione e il rifiuto, viene definita da Vegetti Finzi fisiologica, in quanto l’amore tende a coesistere con varie forme d’ostilità, paura ed aggressività. L’origine di questo sentimento è legato alla complessa attività di concepire l’esistenza di due persone in un corpo solo e al riemergere dei vissuti inconsci. La donna è in parte se stessa e in parte diversa da sé. Bibring, infatti, sostiene che il compito più difficile per la madre sia di arrivare a percepire come parte di sé il nuovo corpo, che si sviluppa nel suo.
E’ necessario che questa ambivalenza si concluda con la creazione di uno spazio interno dedicato al bambino, che non deve essere solo fisico, ma soprattutto mentale, per iniziare a vivere un rapporto fantasmatico e al tempo stesso concreto con il nascituro. All’inizio lo spazio è un’area di fusione in cui madre e bambino coincidono, poi verrà sempre più differenziandosi fino al momento del parto.
Il secondo trimestre di gravidanza: un periodo di tranquillità e benessere
Il secondo trimestre può essere definito il trimestre della mezza luna che inizia a farsi strada nell’oscurità del cielo, così come nella donna la pancia comincia ad essere visibile a tutti. E’ un periodo più tranquillo del precedente la donna recupera l’appetito, gode di armonia e benessere anche perché i fastidiosi sintomi del primo trimestre scompaiono. A livello inconscio porre in gestazione un figlio significa porre in gestazione la propria rinascita psicologica.
In questo momento delicato il corpo si sta modificando, per creare uno spazio per il bambino che comincia a muoversi, dando testimonianza della sua presenza. Tutto ciò crea il primo legame reale con il figlio, caratterizzato dall’armonia e all’insegna della fusionalità. Le future mamme danno libero sfogo alla loro fantasia immaginando cosa fa e pensa il bambino dentro di loro. Se viene chiesto loro di disegnare il bambino presente nel loro immaginario, lo disegnano insieme a se stesse, si disegnano una dentro l’altro, col cordone ombelicale, segno del legame, bene in evidenza. La pancia, che inizia a vedersi, non è ancora un ingombro, in più i cambiamenti ormonali donano bellezza ai capelli e alla pelle, che diventano particolarmente luminosi.
I cambiamenti, che portano all’emergere di un nuovo schema corporeo e che diventano davvero consistenti nel terzo trimestre, vengano vissuti come positivi, se la donna ha un buon rapporto con il proprio corpo. L’accettazione di questa trasformazione non dipende solo dalla storia personale del soggetto, ma anche dalle influenze ambientali e sociali. Sappiamo, infatti, che l’importanza fondamentale data alla linea, alla forma fisica nell’attuale società spesso fatta risalire a dei modelli irraggiungibili, può non favorire un vissuto sereno delle modificazioni corporee in gravidanza. Nel secondo trimestre il vissuto emotivo della gestante si modifica profondamente a causa dei movimenti fetali e dell’ecografia, che rendono reale la presenza del bambino. I movimenti fetali, vengono descritti dalla madre come un tocco lieve, delle bollicine, un ondeggiamento, uno scivolare come un pesciolino nell’acqua, il bussare timido ad una porta e per tutte è la dimostrazione che il bambino c’è, è vivo, dentro di sé, e che sta crescendo.
La futura mamma vive sensazioni d’euforia, di tenerezza e un senso di gratificazione per aver superato il periodo d’ambivalenza senza danneggiare o distruggere il bambino. La donna ora è consapevole che nel conflitto del trimestre precedente sono prevalse le capacità contenitive e materne rispetto al desiderio d’espellere. In più la donna rimane affascinata e concentrata sui primi movimenti fetali, poiché segnano il fondarsi del primo rapporto e del primo riconoscimento del bambino come altro da sé. Il bambino viene percepito come oggetto altro in quanto la percezione dei suoi movimenti rimanda alla presenza fisica del feto.
Hanno, infatti, un’enorme importanza nello strutturarsi della relazione madre-bambino, di un dialogo precoce all’interno della diade e sono, in più, un’occasione di maggiore coinvolgimento del padre all’evento. Quando la gestante ha problemi nel figurarsi il feto, l’ecografia può permetterle di entrare in contatto con il proprio bambino. Le ecografie amplificano la possibilità di oggettivare la presenza del bambino dentro di sé, rassicurano almeno in parte su angosce di malformazione. Nasce il “bambino immaginario” cioè relativo ai desideri adulti relativi al figlio che nascerà.
Di solito quest’ultimo viene percepito come un bambino perfetto, che soddisfa pienamente la madre, andando a costituire il suo Io ideale. Concorda con queste idee lo stesso Freud per cui la madre attribuisce al figlio qualità tanto perfette da non avere riscontro nella realtà, in quanto questi ha il compito di compensare i genitori di tutte le carenze che hanno subito nel passato.
Il terzo trimestre e le ansie del parto
Nel terzo trimestre l’attesa è una realtà evidente, la donna vive la fase del plenilunio: la sensazione di fusione armoniosa tra madre e feto si affievolisce e diventa sempre più chiaro che il bambino è un individuo separato dalla madre e ben presto avrà una vita autonoma. La pancia inizia ad uscire dal corpo della donna, non è più parte di lei, ma piuttosto è portata da lei. Il processo di differenziazione comincia, in questo trimestre, a prevalere su quello fusionale e si entra nella fase della luna piena. Soltanto in questo trimestre, che coincide con il termine della gestazione, una serie di segnali come senso di soffocamento, pesantezza, esaurimento delle risorse nutritive riattivano nella donna le cariche aggressive, che vengono convogliate nella fantasie di espulsione.
Inoltre ha più tempo per sé stessa e per fantasticare sul proprio bambino, in quanto il lavoro viene sospeso, le modificazioni fisiche rallentano i ritmi di vita e la partecipazione ad un corso di preparazione al parto le permette di prendersi cura di sé. In questa fase la maggior parte dei pensieri si spostano verso il parto, ormai prossimo, creando ansie e preoccupazioni, che spesso s’intensificano durante la notte, provocando la tipica insonnia di questo periodo. Le paure legate al travaglio e al parto possono avere origini e sfumature tra le più diverse.
Il parto viene sentito come una minaccia, il cui pericolo maggiore è legato non tanto al dolore e alla fatica, quanto alla perdita del controllo di sé e della situazione, soprattutto perché nella nostra epoca siamo abituati a programmare e prevedere in anticipo la maggior parte degli eventi: l’imprevedibilità è qualcosa che temiamo profondamente. Quanto durerà? Quando si verificherà? Cosa succederà: sono domande tipiche di questa fase. Alcune donne vivono positivamente il fatto che il parto sia una delle poche manifestazioni totalmente istintuali rimaste nella specie umana, per cui basta lasciarsi andare alla naturale attività del proprio corpo, mentre per altre, è inconcepibile, mettere da parte la propria razionalità per abbandonarsi alla parte istintuale.
La principale paura è quella di morire di parto o che muoia il bambino. Tali timori, più o meno razionali, derivano da una profonda difficoltà a separarsi dal bambino, divenuto ormai parte di sé. Altre preoccupazioni possono essere legate alla paura della perdita della propria integrità fisica e di eventuali lacerazioni che potrebbero compromettere la sessualità nel futuro. Verso la fine della gestazione, la separazione e l’incontro con il bambino sono imminenti: la donna desidera che il bambino nasca e si separi da lei, in quanto dentro di lei non vi è più spazio. L’ultimo trimestre non va considerato come un periodo negativo, ma ambivalente in cui le donne alternano momenti di paura a momenti di ottimismo e serenità.
Per cui un corso di preparazione al parto sembra il modo migliore per superare ansia, paura e preoccupazione. Grazie ai corsi la gestante non si sente la sola ad avere certe paure e fantasie, ma può condividerle con altre, parlandone scarica la tensione emotiva e l’ansia, acquisisce informazioni di cui ha bisogno che eliminano il senso d’ignoto che la pervade, familiarizza con la struttura sanitaria nella quale partorirà e con il personale medico ed ostetrico.
Attraverso la frequenza ai corsi, inoltre, apprenderà tecniche di rilassamento, per apportare benefici all’esperienza del parto e del travaglio. Kitzinger sottolinea come la gestante sia più che mai ambivalente, in quanto da una parte si sente stanca di essere incinta e desidera partorire per incontrare il bambino reale, dall’altra vive la gravidanza come una parte della sua vita che ormai conosce e le dà sicurezza, mentre il futuro la intimorisce: quanto sarà diverso il bambino da come l’ha immaginato? Se negli altri trimestri, la donna si impegna per trovare uno spazio psichico interno per il figlio, in questo trimestre inizia a preparargli uno spazio fisico esterno che lo deve contenere: la cameretta, la carrozzina, la culla, il corredino e la preparazione della borsa per l’ospedale. La madre sta organizzando le cose, fuori e dentro di sé, per fare in modo che il bambino nasca e venga accolto. L’ultima parte del viaggio è la più impegnativa, poiché fonderà due nascite: di sé come madre, del bambino come figlio .
Bibliografia
Rigetti P.L., Sette L., 2000, Non c’è due senza tre, Boringhieri, Torino.
Vegetti Finzi S., 1990, Il bambino della notte, Arnoldo Mondatori, Milano.
Winnicott D.W., 1990, Dal luogo delle origini, Raffaello Cortina, Milano.
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