Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Psicologa

Paura di essere sgridato

Buon giorno, mio figlio ha appena compiuto 6anni, ha frequentato 1 anno di nido e 3 di materna, con qualche difficoltà al momento del distacco da me la mattina, ma vivendo poi la relazione con maestre e coetanei serenamente. È un bambino socievole, molto curioso, con grande proprietà di linguaggio, ma indubbiamente molto sensibile. Ha iniziato la primaria con qualche paura, ma ha subito individuato una maestra "preferita" che adora, alternando qualche momento di paura verso le altre che secondo lui "sgridano troppo" a una graduale accettazione. Ora va a scuola più sereno e sembra riporre fiducia in tutte le maestre anche se mi domanda spesso quanto dura la giornata scolastica, come se l'idea di allontanarsi da me lo mettesse ancora in difficoltà. Mi confessa che appena arrivato a scuola è un po' triste perché gli manco. Va detto che purtroppo, quasi 3 anni fa, mi sono separata dal padre che è poi letteralmente sparito dalla sua vita. Il punto di riferimento e il genitore presente ero sempre stata io, però è indubbio che per lui questa assenza sia stata, e temo sarà, un elemento di sofferenza, anche perché è difficile dare una spiegazione adeguata ad un bambino sulle motivazioni di questa assenza. È molto bravo nel nuoto e ama l'acqua, da tre anni frequenta la stessa piscina. Si era molto affezionato all'insegnante che però quest'anno è cambiato. La prima lezione è stata difficile un po' per tutti, hanno detto che la maestra era troppo severa e gridava. Mio figlio è molto a disagio con l'adulto che grida. La seconda volta la maestra si è accorta che aveva pianto, lo ha accolto con dolcezza e, uscito dalla vasca sereno e contento. Ora però, prima di tutte le lezioni è in forte ansia, piange, è arrivato a dirmi che non vuole più frequentare (nonostante sia un'attività che gli piace) perché io gli manco troppo. Mi dice che lui non è stato sgridato, ma che comunque vengono sgridati altri ("non lo fai bene!"). Anche all'inizio della scuola era emersa la paura di non riuscire a fare bene, ma ora in quel contesto sembra già superata. In piscina invece la paura sembra prendere il sopravvento nella fase di arrivo, poi lo vedo nuotare e tuffarsi come sempre. Fa psicomotricità da quando il padre non c'è più, ha pochi altri adulti di riferimento nel quotidiano. Vorrei un consiglio su come affrontare questo momento. Grazie. Angela

Buongiorno Paola Angela,

sicuramente nelle fasi di separazione della coppia, gli adulti dovrebbero riuscire al meglio delle proprie possibilità a mantenere inalterato il loro ruolo genitoriale. Quando ciò non accade, i bambini, soprattutto quando molto piccoli, provano una sofferenza immensa relativa alla separazione e all'abbandono. Essendo ancora autocentrati, fino agli 8 anni circa, i bambini si assumono la colpa e attribuiscono ai loro comportamenti o al loro modo di essere la causa della lontananza dell'altro genitore. 

Ciò può manifestarsi, ad esempio, con la necessità di essere bravi, comportarsi bene, altrimenti l'adulto di riferimento se ne va. 

Inoltre, ci sono dei momenti topici delle tappe di sviluppo che possono aumentare il senso di abbandono, come ad esempio l'inizio di una nuova scuola o la semplice sostituzione di una cara maestra. 

Il mio consiglio è quello di cercare di capire se davvero il papà non vuole più essere coinvolto nella vita del figlio, perchè questo vuoto deve essere spiegato, elaborato, sofferto e, alla fine, riempito. Solo così suo figlio potrà andare avanti.

Come per tutte le separazioni: la coniugalità finisce, ma la genitorialità no.

La saluto e abbraccio lei e suo figlio.

dott.ssa Alessia Serio 

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Psicologa - Torino

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