Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Psicologa

Tra la figlia del mio compagno e il lavoro mi sembra di non respirare più

Ho conosciuto il mio compagno quando sua figlia aveva 9 mesi dopo 4 mesi lui di sua spontanea volontà ha deciso di trasferirsi a casa mia e io non ho fatto nulla per impedirlo anche se all'inizio ho sofferto questa sua presenza costante dato che ero abituata a vivere sola e ad avere molto tempo per me. Inizialmente nei giorni in cui aveva la bambina (c.ca 10 notti al mese ) da 1 anno di età ai 2 durante la settimana lui andava da sua mamma mentre il fine settimana veniva a casa mia. Da un anno e mezzo a questa parte dato che la bambina ha iniziato il nido viene sempre a casa mia e la bambina ( veramente iper attiva e vivace ) mi ha presa al 100% come suo unico punto di riferimento ( vuole giocare sempre con me, fare il bagno, mangiare, andare in bagno ...qualunque cosa la vuole fare con me h.24. Il punto è che io già lavoro tanto tutta la settimana e per metà dei giorni ora ho anche la bambina da tenere anche durante le festività. Lo amo ma inizio a sentirmi soffocare a non avere più una vita ... ormai le mie amiche che prima vedevo una volta a settimana le vedo una volta al mese perchè non ho più tempo. Non esco più, non ho più tempo per andare in palestra o fare qualcosa per me. Più volte ho provato a dire al mio compagno che non ce la faccio arrivando quasi a lasciarlo ( perchè poi io sbotto con lui quando sono esausta ) ma vedo che lui trova sempre la soluzione per un mesetto ( tipo andare a dormire da sua mamma quando ha la bambina almeno in settimana ) salvo poi tornare a riportarmela a casa dopo qualche settimana quando le acque si sono calmate.

Buongiorno Alessia,

dalle sue parole emerge una relazione di coppia non equilibrata e con delle aspettative unidirezionali che ricadono solo su di lei. Non conoscendo nel dettaglio la situazione, ho come l'impressione che da lei il suo compagno si aspetti di essere una madre per la bambina e questo non è suo compito, soprattutto se la decisione è stata presa senza consultarla.

Lei non è costretta ad occuparsi di figli non suoi. La responsabilità ricade sui genitori, sia a livello di cure primarie che economiche. Mi pare evidente che per un padre che deve occuparsi di una figlia, non possano esserci come uniche soluzioni occupare la casa di una compagna o quella della propria madre. I minori hanno bisogno di uno spazio proprio, di un posto che possano chiamare casa e in cui sanno di poter ritornare.

Si preservi, signora Alessia, perchè questa situazione, se non regolata, può portarle solo danno.

Mi auguro che lei possa trovare la forza di riappropriarsi della sua vita e di dirigerla come meglio sente per sè. 

Le mando un caro saluto

dott.ssa Alessia Serio

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Dott.ssaAlessia Serio

Psicologa - Torino

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