Non ho soluzioni
Buonasera, non credo sia utile nemmeno presentarsi. Sono una utente. Ho 47 anni e sono moglie e soprattutto madre di due figlie (10 e 13 anni). Sto male. Voglio solo trovare il modo di salire al sesto piano. Ho perso mia madre a 15 anni ma questo trauma forse l’ho già risolto con un ottimo specialista. L’ho superato circa nel 2018. Del tutto? Credevo di sì. Da che non parlavo (da 30 anni) di mia madre, oggi lo faccio con tranquillità, senza scoppiare a piangere. Le cose sono peggiorate ultimamente. Mi sento male, non sopporto mio marito e le mie figlie. Le amo ma non so perché continuo a sottoporre loro e mio marito a questo tormento. Ricordo loro che io con mia madre ero perfetta, urlo loro contro, le colpevolizzo di essere serene e fortunate quando io alla loro età ero sul punto di perdere la mia di madre. Rinfaccio loro loro mia infelicità, dico loro che se morirò dovranno farsi una domanda. Amo e odio tutti perché chi ha preso per anni psicofarmaci sono io, chi è andata in psicoterapia sono io. Con scarsi risultati evidentemente. Poi mi pento. E poi continuo. Non ho il coraggio di farla finita, sono vigliacca. Non penso nemmeno al male che potrei provocare. Mi interessa sì e no. Voglio dire: se non mi Interessa nemmeno questo che vivo a fare? Non mi importa se avranno traumi, se li supereranno. Io non ci sarò più e non mi interessa dei miei cari. Cosa mi dirà il tempo? Cosa devo fare? La psicoterapia non funziona. Gli psicofarmaci ormai non li conto più. Non esco se non per andare al lavoro, non esco con mio marito, sono sempre stanca. Voglio solo stare a letto. Ho perso ogni amico. Non mi sopporto io e non mi sopporta più nessuno. È una confessione questa. Non chiedo aiuto. Per me è tardi per essere felice, che io viva o che io muoia. Agite molto prima di me. Non aspettate che tutto sia andato al diavolo. Non fate come me.
Buongiorno Valentina,
il suo dolore non è inascoltato e ha un valore enorme.
La psicoterapia non è un percorso facile, ma nemmeno unico. Possiamo intraprenderla più volte nella vita e per motivi diversi. Ciò che si porta in terapia in adolescenza può non essere ciò che si porta in età adulta. Un percorso si può concludere per tanti motivi, tra cui l'aver risposto alla domanda con cui il percorso era iniziato. Ma le domande nel tempo possono trasformarsi e cambiare, così come ci trasformiamo e cambiamo noi nel tempo.
L'elaborazione del lutto è un percorso a ostacoli di lunga durata. Quando pensiamo di averne esplorato tutti gli aspetti, ecco che qualcosa in noi viene sollecitato da un evento, un ricordo, una situazione contingente. Dobbiamo quindi ricominciare? Non è servito a nulla?
No, siamo solo cambiati e con noi i nostri bisogni.
Da ciò che scrive, la vita attuale delle sue figlie le riattiva qualcosa dentro dell'adolescente in pieno lutto che era lei alla loro età. La proiezione del suo malessere su di loro è indice della necessità di ridefinire questo dolore e collocarlo nel posto giusto per elaborare.
Se ha bisogno di parlare con me, io ricevo anche online. La ascolto volentieri.
Un caro saluto
dott.ssa Alessia Serio
Psicologa - Torino