Psicologo e psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare
Cosa potrebbe essere?
Buongiorno. È iniziato tutto a dicembre quando iniziai a non sentire più sentimenti, non riuscivo più a provare compassione per i miei interessi e le persone. Quel momento passò ma iniziai ad avere dei pensieri intrusivi: per esempio io che non sono né omofoba né razzista ho iniziato ad avere pensieri di questo tipo, che sebbene incoerenti, non riuscivo a togliere. Iniziai a calmarmi ma poi ebbi il trauma più grande della mia vita: mia madre rischiò di morire di un ictus. Restò 10 giorni in ospedale, 10 giorni di inferno per me, in cui non mangiavo, non dormivo, non avevo speranze. Quando uscì dovevo accompagnarla ad uscire e lei ancora non ripresa si stanca a così dall'ansia mi stancavo anch'io avendo nausea e la testa pesante. Poi da febbraio fu un incubo: iniziai a sentirmi distaccata dal mondo e dal mio corpo (anche se a volte anni fa mi guardavo e non mi riconoscevo), ero in piena confusione, piangevo, mi deprimevo. Ora ho anche molta paura che io soffra del disturbo dissociativo d'identità, perché sento delle voci commentare quello che faccio o penso, ma entrandoci più a fondo da quando ho cercato i sintomi mi sono venute queste cose, inoltre ho capito che ho dei pensieri che mi fanno venire i altre voci (es. Non devo dire che sono malata. Sei malata) (es. E se non fossi abbastanza. Non sei abbastanza) (sono esempi) e ho anche notato che le voci dicono sempre le stesse cose.
Però è anche vero che molte volte non mi sento me stessa. A volte inizio a pensare a dei fatti della mia vita e iniziano a pareri estranei, addirittura il mio nome anche se pensando alla me che sta dentro io mi rivedo con il mio aspetto fisico. Non saprei sono confusissima. Sono minorenne, e i miei non vogliono portarmi neanche a un consultorio, non saprei più che fare qualche consiglio?
Buongiorno Giulia. Ciò che riporta è indubbiamente meritevole di attenzioni approfondite, che non si limitino ad un parere generico come si può fare in questa sede. Potrebbe portarle giovamento rivolgersi ad un esperto della salute mentale, in grado di comprendere e ripercorrere a fondo la sua storia personale, cercando di capire il significato di questi sintomi e se portino con loro quelli che vengono definiti “vantaggi secondari”: nel suo caso un vantaggio secondario potrebbe essere il distacco emotivo da una realtà che l’ha fatta soffrire molto in passato. Tuttavia questa è soltanto (e nulla più) un’ipotesi, che andrebbe assolutamente messa alla prova attraverso un percorso personalizzato ed approfondito.
Mi rendo disponibile per una telefonata conoscitiva anche con i suoi genitori qualora decideste insieme di intraprendere un percorso di questo tipo.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.
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