Gli stati emotivi della donna in gravidanza
Molte madri in attesa hanno un aspetto raggiante e si sentono felici. Una donna sana che aspetta un bambino profondamente desiderato, che ha un buon rapporto con il partner ed è informata su ciò che l’aspetta, generalmente trova una profonda gratificazione nella gravidanza.
La gravidanza è, per alcune donne, un periodo di profonda soddisfazione emotiva. La donna si sente in un’oasi di letizia, con la sensazione di essere in perfetta armonia con la vita.
Di rado parliamo di queste sensazioni perchè sono così specificamente femminili che può essere difficile trovare le parole per descriverle.
Perfino la donna che ha concepito per sbaglio, o prima di sentirsi veramente pronta, può vivere la gravidanza con gioia. E, seppur appesantita dal suo fardello, ci sono attimi preziosi in cui sente il suo corpo radioso, glorioso nella pienezza della vita.
Un fatto inevitabile, nella gravidanza, è che dal punto di vista emotivo ogni donna si trova come sul ciglio di un abisso.
Lo stereotipo pubblicitario della gravidanza è quello di una mammina in attesa, che lavora felicemente a maglia alla morbida luce di una lampada, oppure, con aria sognante va raccogliendo margherite su un prato assolato, ben lungi dalla caotica inquietudine della vita quotidiana che, miracolosamente, neanche più la sfiora. Una mammina in attesa, dicono questi messaggi, è pienamente soddisfatta, mentre sogna il suo bambino che sta per nascere.
La realtà è ben diversa. Le emozioni in gravidanza spesso generano conflitti che turbano nel profondo.
I primi conflitti emozionali possono nascere quando la donna si rende conto di aver concepito. Per quanto un bimbo sia desiderato, per quanto sia atteso e arrivi al momento giusto, la scoperta di essere incinta può essere quasi traumatica, incredibile e stranamente inquietante. Perchè ora bisogna affrontarlo.
A tutte può capitare di essere assalite da pensieri neri, specialmente quando sono stanche o in un momento difficile.
A mano a mano che la gravidanza procede, preoccupazioni più specifiche si affacciano alla mente.
L’ansia può cogliere la madre durante la notte e renderla incapace di rilassarsi, mentre tutte le sue paure si ingigantiscono.
Preoccupazioni per il bambino
Tutte le donne in un certo momento della loro gravidanza si chiedono se il loro bambino sarà normale o no.
La paura di partorire un figlio con disabilità è spesso connessa all’ansia di dover essere all’altezza di modelli stabiliti da altri (società, genitori, parenti); la donna può sentirsi incapace di fare uscire dal profondo del suo grembo un esserino perfetto.
Paure di avere figli deformati o menomati, o anche solo non abbastanza belli o intelligenti, sono pensieri assai comuni tra le donne in gravidanza.
Questa è probabilmente la paura più radicata di tutte e certamente la più sorda, poiché non ascolta rassicurazioni di nessun genere.
Per affrontarla al meglio, occorre sviluppare la fiducia in se stessi, un processo molto lungo che spesso può necessitare di un intervento specialistico. Molto utili possono risultare dei corsi di preparazione al parto, che insistano sullo sviluppo della consapevolezza del proprio corpo e della propria capacità di dare la vita.
Piuttosto comuni sono anche i sogni di sottrazione , quelli in cui il bambino viene rapito, o sottratto alla madre. Questi sogni nascono dalla paura di perdere il proprio figlio e nascono oltre che dall’ansia anche da sottostanti problematiche edipiche non risolte.
Preoccupazioni per il futuro
La solitudine. Molte donne al primo figlio cambiano casa per trasferirsi in un appartamento più grande, smettono di lavorare o perdono i contatti con la gente.
Si ritrovano sole in casa e spesso cominciano ad annoiarsi o a deprimersi.
E’ essenziale mantenere un’attività sociale che permetta il contatto con altre persone; può essere utile iscriversi a qualche associazione, frequentare corsi di preparazione al parto (ma anche di altre cose che interessano), invitare amici a casa.
Evitare dunque l’isolamento e cercare altri con cui condividere emozioni, sensazioni e sentimenti, legati a questa meravigliosa ma difficile esperienza.
Il cambiamento. Una cosa è certa: quando il bambino sarà nato non sarà più come prima.
Nulla è più come era. L’ aspetto della donna muta di mese in mese. Cambiano le emozioni, di giorno in giorno.
La gravidanza è crescita, e anche metamorfosi: per il nascituro, da embrione a feto e da feto a neonato; per la madre implica un graduale ed inesorabile gonfiarsi e maturare, finchè il corpo è pronto al parto.
La situazione muta definitivamente; un bambino è sempre e comunque uno sconvolgimento delle abitudini e dei ritmi che la coppia o la famiglia aveva prima.
Alcune persone trovano questi cambiamenti eccitanti, altri li trovano invece spaventosi.
Ovviamente è una questione di punti di vista; meglio imparare a scoprire e potenziare i lati eccitanti e gratificanti della situazione, magari organizzandosi per tempo per prevenire gli inconvenienti più preoccupanti (es. pianificando una più equa divisione dei compiti tra i genitori, trovando un aiuto per i lavori domestici, intensificando le relazioni tra il primo figlio ed altre figure di riferimento come nonni o baby-sitter).
Preoccuparsi di come sarà la vita dopo l’arrivo del bambino è un buon segno, significa che sta iniziando il lavoro psicologico che mette la coppia in grado di affrontare non solo il parto ma anche il compito di genitori.
Se queste paure sono pervasive, possono essere indizio di difficoltà, con le quali la coppia si deve confrontare; inutile soffocarle o rimuoverle, è necessario comunque discuterle.
Il malessere causato dall’ansia, costringerà il futuro genitore a un lavoro di introspezione, per capire il significato che il figlio assume nella propria vita personale e di coppia.
Senza queste tensioni e difficoltà si rischia di trascurare la preparazione psicologica alla nascita del figlio e al proprio compito di genitore.
Ansie e paure sono un elemento importante di questi mutamenti emotivi, sono aspetti necessari per poter affrontare la realtà del parto e la presenza di un bambino nella propria vita.
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