Dott. Andrea Bottai

Dott. Andrea Bottai

Psicologo, Psicoterapeuta

Mi sento inutile, e non vedo per me un futuro. Come posso cambiare?

Salve a tutti,
Mi chiamo Mery, sono una ragazza di 26 anni, ed è la prima volta che provo a parlare, o in questo caso scrivere, dei miei problemi così apertamente. In passato ho provato ad aprirmi con amici in modo molto più “leggero” e le cose non sono andate sempre bene. Inoltre porto paura e vergogna di parlare con medici e dottori, il che mi porta a vivere con i miei problemi, anche di salute, senza fare niente a riguardo.
Il problema maggiore che mi sembra di vivere è una totale apatia che mi porta a vivere la vita molto passivamente, mi accontento, non do peso a moltissime cose, ad esempio la morte di nonni, e zii, molto poco mi tocca, mi sembra quasi di non avere sentimenti. Tutto continua e a me non importa più di tanto. Anche solo scrivendolo mi sembra di essere una sociopatica. Ho l'istinto compulsivo di mentire alle persone per mascherare la mia vita. Mi vergogno in un certo senso di quella che è la mia vita reale, molto vuota e priva di amicizie ed esperienze, così provo il bisogno di mentire, creando storie e persone dal nulla solo per far sembrare che in realtà viva una vita piena. Non riesco a relazionarmi alle persone, provo paura e vergogna di interagire con gli altri, soprattutto uomini, e quindi tendo a chiudermi a riccio dietro un’acidità che a quanto pare mi appartiene. Ad oggi, non ho mai avuto un ragazzo, ho baciato due ragazzi solo perché completamente ubriaca, cosa della quale mi sono pentita. Provo vergogna del mio corpo, ma di nuovo mi manca la spinta per fare qualcosa. Mi è stato detto di essere carina, ma io rifiuto il complimento, vedendomi un mostro. Due anni fa ho preso coraggio ed ho partecipato ad un programma che ti porta a vivere e lavorare all'estero. Lì mi sono in un certo senso aperta di più, coltivando della amicizie, per lo più superficiali, ma di nuovo la paura ha fatto in modo che allontanassi tutti con milioni di bugie, perché mi sentivo inferiore a tutti gli altri, e provavo vergogna per la mia inesperienza su tante cose. Sono da poco tornata da un viaggio di 10 mesi in Australia, dove ho fatto un lavoro che non mi piaceva, ma che non avevo il coraggio di lasciare perché avevo paura di trovarne un altro e confrontarmi con persone nuove e cose che magari non ero in grado di fare. Ho il vizio di sottovalutarmi, sono laureata, parlo tre lingue, ho vissuto all'estero, ho girato un po’ il mondo e ho visto più posti di chiunque altro nella mia famiglia, tutto ciò però vale meno di zero per me, come se fossero cose inutili delle quali non importa a nessuno. Sono contenta con il vivere chiusa in una stanza, l’ho fatto per anni, vivendo tra casa e scuola, senza fare nient’altro se non guardare tv e leggere libri. Ho creato un mondo completamente parallelo nella mia testa quando avevo circa 12 anni, una vita fantastica e meravigliosa, sulla base di un film che mi piaceva, e coltivo quella fantasia tutt'oggi. Quei personaggi sono i miei amici immaginari di cui parlo alla gente quando mi chiedono cosa abbia fatto ieri, mi aiutano a sentirmi meno sola quando passo le giornate senza parlare a nessuno, cosa che quando vivevo da sola succedeva spesso. Adesso sono tornata a vivere con i miei genitori, con i quali non ho un rapporto idilliaco, mi sembra di essere tornata a quando avevo 16 anni, nulla è cambiato da allora. Non vedo davanti a me un futuro delineato, non so cosa fare della mia vita, ho una paura incredibile di essere solo un fallimento. Quando avevo 18 anni ho quasi tentato il suicidio, cosa che non ho poi detto a nessuno, ci sono voluti anni per dirlo ad una mia amica e poi a mio fratello. La cosa che mi spaventa di più è che quella mi sembra l’unica soluzione per me, come l’unica cosa che potrebbe salvarmi da questa vita vuota e apatica. Davvero non so come uscire da quest'impasse.

Cara Mery, possiamo proprio dire che ti sei costruita la tua prigione mattone dopo mattone. Infatti quando uno costruisce una realtà inventata, basata sulle finzioni, poi ne diventa prigioniero ed è quasi costretto a continuare con le finzioni per mantenerla. All'inizio può sembrare divertente ma poi diventa una servitù. Questa tua lettera comunque mi sembra il primo passo verso una apertura che finora è mancata. Vorrei potesse essere la piccola pallina di neve che diventa una valanga, o la piccola crepa nel vetro che poi lo sbriciola. Continua ad aprirti. Anche poco a poco.

Un caro, e comprensivo saluto.