Mio figlio spesso si disinteressa e, si rifiuta a partecipare alle attività di classe
Buongiorno, sono una mamma di un bimbo che a Maggio compierà 10 anni, frequenta la quarta elementare. All'età di 4 anni gli è stato diagnosticato il disturbo di attenzione ed iperattività,a livello cognitivo non ha nessun problema le maestre dicono che ha un intelligenza superiore alla media le difficoltà nascono a livello comportamentale; mi viene riferito che spesso si disinteressa e, si rifiuta a partecipare alle attività di classe, per lui è superfluo scrivere quando già ha memorizzato l'argomento di cui stanno trattando in classe, per cio, si distrae giocando con quello che gli capita per le mani irritando la maetra di sostegno e distrae i compagni, spesso sono stata richiamata per questo suo comportamento, e nonostante gli impongo delle regole lui fatica a rispettarle.Come posso fare per aiutare mio figlio ad integrarsi con la classe e soprattutto a fargli rispettare determinate regole di vita? è frustrante per entrambi subire rimproveri, poiche si ripercuotono sul nostro rapporto.Grazie per la vostra attenzione, cordiali saluti,
~~Buongiorno sig.ra Marìa, ovviamente ogni caso come quello di suo figlio presenta le sue specificità e richiede quindi di essere valutato direttamente. Una risposta attraverso questo mezzo non può dunque che limitarsi a fornirle alcune informazioni di carattere generale, posto che nessun parere clinico può prescindere dalla conoscenza diretta del paziente o – come forse nel suo caso – del nucleo familiare coinvolto. A quanto scrive la diagnosi di ADHD risale ad ormai 6 anni fa. Un aggiornamento da parte dell’ASL le verrà probabilmente richiesto al momento dell’ingresso alla scuola media. Al momento, credo sia importante interrogarsi su come suo figlio viva su un piano soggettivo queste difficoltà. In molti casi, infatti, quando – anche a fronte di un’intelligenza non deficitaria – questo tipo di disturbi limitano il successo in ambito scolastico, il bambino può demoralizzarsi o mostrarsi depresso o arrabbiato. E’ quindi necessario offrigli, sia da parte del genitore che di altre figure, un sostegno rispetto all’emergere di questo tipo di vissuti, attraverso un atteggiamento di tipo supportivo. Trovo interessante quello che scrive rispetto all’effetto su suo figlio dei “rimproveri”: per quanto sia pacifico che il ruolo di un genitore debba essere anche regolativo, in casi come quelli nei quali viene attribuita al piccolo paziente tale diagnosi le pressioni e le punizioni possono in effetti risultare controproducenti, accrescendo in molti casi le difficoltà del bambino. Appare invece molto utile, sia da parte dei genitori che degli educatori , un atteggiamento verso il bambino volto al riconoscimento della bontà delle sue performance intellettuali e scolastiche così come dei suoi progressi, soprattutto quando tale sostegno viene fornito richiedendo obiettivi alla sua portata. Giocano inoltre il loro ruolo, ovviamente, anche aspetti di tipo affettivo ed emotivo.
Cordiali saluti,
psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista - Siena