Terapia di coppia o separazione
Ho 32 anni sono sposata da quasi 2 anni con mio marito dopo un fidanzamento di 3 e abbiamo un bambino di un anno, ma ormai siamo arrivati ad un punto in cui non riusciamo più a rivolgerci la parola senza dirci cose terribili, una battaglia di potere continua.
Di base i nostri problemi sono gli stessi dei primi mesi ma ormai arrivati all’esasperazione da parte di entrambi, ossia l’enorme differenza di educazione e di livello sociale ed economico che abbiamo.
I primi due anni sono stati pieni d’amore ma sopratutto di sacrificio mio nei suo confronti sia economico che di “dedica” di tempo e cure, nonostante venivo da un tenore di vita più alto facevo di tutto per sopperire a quello che lui non poteva fare e non mi pesava, finché si faceva i fidanzatini mi andava bene anche un panino a casa, ho cercato il più possibile di entrare nella sua dimensione, ma purtroppo dopo la proposta di matrimonio sono iniziati gli scontri. Quando si è iniziato a parlare di vita vera di preparativi di matrimoni di casa ecc, sono ritornate le mie abitudini, volevo e aspiravo al tenore di vita che avevo avuto con la mia famiglia e che mio padre poteva permettermi. Il primo scontro grave lo abbiamo avuto con la scelta della casa e del quartiere, nonostante vivevo da sola a casa di mio padre che era sempre assente, passavamo i weekend a dormire a casa della madre (divorziata e single), una persona che purtroppo non stimo perché priva di empatia e troppo chioccia verso i suoi figli maschi. Pur di sottrarmi a questa mancanza di intimità abbiamo scelto una casa che ho odiato dal primo giorno, odiavo la casa e la zona ero lontana dalla mia famiglia e dalle mie amicizie. Le organizzazioni del matrimonio sono andate anche peggio, lui metteva bocca su tutto nonostante era pagato dalla mia famiglia, qualsiasi scelta dai fiori al bicchiere era un continuo contrasto con me, invece di volermi vedere felice faceva di tutto pur di contrastarmi, alla fine sono riuscita ad avere il matrimonio dei miei sogni dopo 16 mesi di lotte, ma già arrivata esausta. Incinta subito fortunatamente la gravidanza è stato per me un momento molto felice, anche se vivevo in una casa che odiavo e lontano da mia madre, però mi sentivo appagata in quella vita che cresceva dentro di me. Mio marito all’epoca lavorava a Roma e andava avanti e indietro con il treno, diceva che non riusciva a fare quella vita e che il suo lavoro era troppo sacrificato(consulenza), mio padre che lo ha sempre trattato come un figlio gli propone di venire in azienda di famiglia ad aiutarci. La sua venuta è stata in contemporanea con la nascita del figlio e la pandemia mondiale. Da quel momento non si è capito più nulla, tornava dal lavoro, io ancora con i punti e un neonato in braccio, senza neanche guardare il figlio urlava e inveiva con me contro mio padre, mi portava tutti i problemi del lavoro a casa e non faceva altro che insultarlo e sminuirlo, senza mai aiutarmi con il piccolo, tanto che a volte mi venivano le crisi di Pianto dalla stanchezza. Da lì sono incominciate le mancanze di rispetto prima lui contro me e la mia famiglia e poi io contro la sua, che mentre la mia ci ha sempre aiutato e a supportato, la sua non ha mai fatto nulla! Mio padre ha sempre fatto di tutto per noi e lo ha trattato come un figlio, lo ha fatto venire in azienda con stipendio alto benefit e potere decisionale, e lui non fa altro che sminuirlo ai miei occhi e criticarlo, dicendo che dopo un anno l’azienda di 50 anni è in piedi grazie a lui. Va in competizione con il figlio, geloso tanto da dirmi di desiderare la figlia femmina. Ad oggi siamo arrivati ad odiarci a mancarci di rispetto, le famiglie dietro si odiano perché la madre si è scagliata con la mia. Non riusciamo a goderci più nulla e una competizione di tutto, compete su quanto mia mamma vede nostro figlio rispetto alla sua, è diventata una gara a chi sta più con il bambino. Ogni volta che propongo di fare qualcosa sabato o domenica mi dice che il padre o la madre vogliono vedere il piccolo. io purtroppo non sopporto più nulla. Non sopporto la mamma che viene a casa e si comporta come un carabiniere a come io apro bocca e mi rivolgo a mio marito. Sempre in perenne difesa sua. E lui sempre scagliato contro la mia che ci ha supportato e dato tutto, dal matrimonio al lavoro a poi anche una casa nuova. Mi sminuisce sempre e mi critica, mi dice che io non valgo nulla e non ho fatto niente della vita. Critica me, la mia famiglia con offese molto gravi. Mentre lui Si autoelogia sempre. Ormai è come vivere in due fazioni che si fanno guerra. Gli ho proposto la terapia di coppia o la separazione, ma lui non vuole farla (la terapia) perché dice che io non sarei in grado. Da solo tutta la colpa a me. Ormai per il bene di nostro figlio non so più che fare. Ma effettivamente la terapia di coppia può salvare una situazione già così grave?
Cara Alessandra,
lei a fine testo pone due alternative: o terapia di coppia o separazione. Suo marito sembra non voler intraprendere un tale tipo di percorso né si pone il problema di un'eventuale separazione.
Dice anche che per il bene di vostro figlio non sa più che fare. E allora le chiedo: per quale motivo vorrebbe intraprendere un percorso di coppia? Perché crede ancora nel vostro rapporto o soprattutto per il bene di suo figlio, per il quale accetterebbe anche di stare in una situazione che, forse, non la fa stare più bene?
Le pongo queste domande per offrirle uno spunto di riflessione, affinché le sia più chiaro cosa desidera e cosa sente. Tali scelte sono molto complesse, perché coinvolgono non solo sé stessi come individui, ma un intero nucleo familiare. Ma sapere cosa si prova e cosa si vuole è un primo passo fondamentale per capire cosa si vuole fare, per avere potere sulla situazione e per evitare di subirla.