L'esempio: strumento fondamentale per impartire le regole
Spesso in qualità di genitori o insegnanti ci interroghiamo sull’importanza che le regole hanno per i nostri figli; possiamo entrare persino in contrasto sulla divisione delle responsabilità tra gli uni e gli altri nell’impartirle o nell’individuare adeguate conseguenze quando le stesse non vengono rispettate. Talvolta, erroneamente, noi genitori pensiamo che impartire le regole sia un compito educativo da poter rinviare al momento in cui i figli “saranno più grandi”.
Impartire le regole e farle rispettare richiede costanza, perseveranza e soprattutto significa dare il buon esempio e non è affatto facile se pensiamo ai tanti altri impegni e pensieri che ci travolgono nella vita di tutti i giorni.
Alcune volte, inoltre, ci sembra più facile pensare che sia un compito da assegnare agli insegnanti nel momento dell’ingresso dei nostri bambini nel mondo della scuola.
La famiglia è certamente il primo luogo - fisico e mentale - nel quale acquisiamo le regole che ci guideranno poi per tutta la vita. È nella nostra casa che viviamo la prima esperienza di “gruppo”: lì percepiamo se quello che stiamo facendo è accettato o meno dagli altri e impariamo a modulare il nostro comportamento di conseguenza. Impariamo che alcune nostre parole, scelte e azioni determinano conseguenze piacevoli mentre ad altre corrispondono visi cupi, tristi, delusi o adirati nei nostri cari. Quando i nostri figli sono molto piccoli, ci appaiono bisognosi soltanto di cure e di amore.
Le regole - dalle più basilari come il rispetto degli orari in cui mangiare e dormire - sembrano appartenere ad una fase successiva della crescita. Sin da subito invece è fondamentale porre dei confini, individuare dei limiti: la stessa parola regola deriva da un’espressione latina che significa “guidare dritto” e per procedere “dritto”, occorre ricevere riferimenti chiari, precisi e inequivocabili sin da piccoli.
Le regole segnano il limite e, come tale, sono una protezione. Lasciare troppa libertà di scelta è un’arma a doppio taglio. Un bambino senza freni è un cucciolo abbandonato a se stesso senza reale nutrimento affettivo. È confuso, si sente solo perché non ha una guida autorevole che lo aiuta a comprendere e gestire le emozioni che prova e ha difficoltà a scegliere la giusta strada da percorrere.
Anche dire sempre di no, svalutare o minimizzare qualunque scelta dei più piccoli è altrettanto dannoso.
Un bambino che non riceve mai conferme e gratificazioni ma soltanto squalifiche costruisce di sé un’immagine negativa e assume modalità remissive o, pur di raggiungere i propri scopi, passivo aggressive.
Quando i no non ci sono o sono troppi il proprio compagno di crescita diventa la rabbia più o meno repressa. Imparare a regolare i comportamenti dei bambini dimostrando noi adulti per primi di saper modulare il nostro comportamento in modo adeguato alle circostanze, rispettare limiti e confini, prendersi cura di sé ed essere capaci di correggersi quando ci si rende conto di aver sbagliato è il primo fondamentale passo affinché i nostri figli possano costruire se stessi.
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