Bambini e seconda fase del coronavirus: come prepararli ad affrontarla
Da oramai più di un mese le vite di noi tutti sono state sconvolte dall’arrivo del coronavirus: la nostra “vecchia” normalità si è trasformata in una nuova, tra le mura domestiche, alla quale, a malincuore ci stiamo quasi abituando. Se è difficile accettarla per noi adulti rischia di esserlo ancora di più per i bambini: con l’arrivo delle calde giornate primaverili, e i ricordi di un tempo di vita sempre più lontano trascorso tra impegni scolastici, attività sportive e passeggiate nei parchi ci pongono molte domande in merito.
Spesso sono proprio le domande dei più piccoli a lasciarci perplessi: ci troviamo impreparati dinanzi a candide domande su come e quando potranno avere di nuovo la vita di prima.
Viviamo nell’attesa che si possa ristabilire una “normalità” che sarà almeno per qualche tempo diversa da quella dei mesi scorsi e avvertiamo la difficoltà di spiegare ai nostri bambini cosa sta accadendo e soprattutto come sarà la loro “nuova” quotidianità quando comincerà la seconda fase di gestione del virus.
E’ necessario pertanto spiegare loro cosa sta accadendo. Forniamo poche, chiare e semplici informazioni scegliendo con cura le parole perché i bambini, soprattutto i più piccoli, prendono alla lettera quello che gli viene detto: non usiamo quindi metafore o esempi astratti che potrebbero essere incomprensibili.
Selezioniamo accuratamente le informazioni da trasmettere. L’abitudine di tenere sempre accesa la televisione perché abbiamo l’impressione ci faccia compagnia può essere negativa: dalla TV provengono informazioni spesso incomprensibili e allarmistiche e immagini inquietanti anche per noi adulti. Avranno un impatto emotivo ancora più forte sui bambini.
Rassicuriamo i nostri piccoli usando un linguaggio “neutro”. L’uso di espressioni “negative” contribuisce soltanto ad incrementare l’ansia e la preoccupazione. Ricordiamo ai bambini che al momento non ci sono le condizioni per fare determinate cose che prima facevano parte della loro normalità come trascorrere del tempo con i parenti, fare passeggiate nei parchi, frequentare gli amici di scuola ma presto si ricreeranno. La fonte migliore di rassicurazione saranno i gesti d’affetto: abbracci, carezze e coccole sono più efficaci delle parole!
Rispondiamo serenamente alle domande e curiosità che i bambini ci pongono in modo da fugare dubbi e preoccupazioni: sentiranno la nostra disponibilità, le nostre attenzioni e il nostro affetto e noi potremo capire quali idee si sono fatti della situazione.
Aiutiamoli ad esprimere le loro emozioni, anche quelle apparentemente negative come la rabbia. Proviamo a comprendere le motivazioni per le quali i piccoli sono arrabbiati o tristi - anche se ai nostri occhi possono apparire banali - e rispettiamole. Non ci sono emozioni “buone” e “cattive”: tutte hanno diritto di essere provate ed espresse. Parlare dei motivi che le scatenano e condividerli aiuta i bimbi a prenderne consapevolezza e capire come fronteggiarle. Ricordiamo sempre le norme igieniche e di distanziamento sociale da rispettare: non presentiamo gli altri come nemici o minacce ma sottolineiamo che mantenere le distanze è necessario per tutelare la salute, nostra e degli altri.
Manteniamo per quanto possibile una certa regolarità negli orari e nei ritmi di vita individuando dei momenti della giornata da destinare all’igiene personale, allo studio, all’attività fisica a casa e al gioco in modo da facilitare, quando sarà possibile, il ritorno alla normalità.
Stiamo affrontando una situazione inedita che si sta protraendo più di quanto noi tutti pensassimo di poter tollerare. Sosteniamo i nostri bambini nel gestirla e prepariamoli ad affrontare serenamente il nostro nuovo e imminente futuro. In attesa che per questo nuovo “mostro” si possa trovare una soluzione definitiva aiutiamo i nostri amati in questo tempo di attesa, un tempo solo apparentemente “perso”.
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