Figli preadolescenti e genitori alle prese con i social network
Con il prepotente ingresso delle tecnologie nelle nostre vite, soprattutto in quelle dei più giovani, i genitori negli ultimi anni si sono trovati ad affrontare una nuova sfida educativa.
L’avvento della rete internet, in particolare, ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e di essere in relazione con l’altro. E’ una rete reale, seppur invisibile, che, da un lato unisce ma, dall’altro, può anche impedire il contatto, soprattutto quello emotivo tra genitori e figli, tra generazioni diverse anche nel modo di intendere il “posto” del web nelle nostre vite.
Se per noi “grandi” la possibilità di collegarsi con il mondo in qualunque momento e comodamente da casa propria rappresenta un nuovo modo di stare con l’altro che si affianca ai tradizionali rapporti vis-à-vis per i più giovani invece rischia di essere l’unico noto. La relazione virtuale viene percepita e vissuta come più semplice e gestibile rispetto a quello reale e in alcuni casi viene preferita a quella fisica: contatti, incontri, ruoli, identità possono essere gestiti semplicemente dalla propria stanza, lontano dal mondo, ma nella convinzione di appartenervi comunque.
L’illusione che attraverso internet sia tutto più facilmente accessibile, fruibile e realizzabile suggestiona particolarmente i preadolescenti: attraverso like e followers si raggiungono presto sicurezza, visibilità e autostima anche se il mondo digitale non ha ricadute sulla vita reale.
Noi adulti spesso percepiamo il rapporto dei preadolescenti con la rete - per chattare, per giocare o anche soltanto per studiare - in modo ambivalente: siamo timorosi e diffidenti per i rischi possibili e concreti ma riconosciamo le potenzialità e gli stimoli che i digital devices offrono. Critichiamo ai più giovani il troppo tempo e il troppo peso che i social network hanno nelle loro vite ma spesso li usiamo anche noi, a volte di più e in modo più disfunzionale dei nostri stessi figli.
I preadolescenti sono permeabili ad influenze di ogni tipo, in particolare all’utilizzo del web e dei social: è necessario pertanto educarli all’uso, promuovere l’assunzione di responsabilità e la conoscenza dei rischi. I ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento più che di informazioni, di occasioni di confronto che permettano loro di “capire” oltre che “sapere”.
I social in sé non sono una minaccia ma possono rivelarsi delle risorse se utilizzati in maniera corretta. Hanno un impatto immediato e decisivo sui rapporti umani, rappresentano un vero e proprio luogo di partecipazione e condivisione, un ambiente comunicativo capace di stimolare l’intelligenza, costruire conoscenza e nuovi modi di relazione.
Per questo non ha senso un approccio restrittivo: vietarne l’uso li trasformerebbe in qualcosa da consultare di nascosto. Inoltre saremmo incoerenti e poco credibili nel caso in cui fossimo i primi a farne uso. Si rischia di innescare una “battaglia” tra genitori e figli dove ciascuno utilizza strategie per controllare e per non farsi controllare a danno dell’autenticità della relazione.
E’ necessario invece il confronto sulle regole di utilizzo di Internet: delle impostazioni sulla privacy così come dei pericoli quali l’adescamento online o il cyberbullismo. E’ fondamentale anche concordare insieme dei tempi di uso - per chattare, giocare o per studiare - da trascorrere online: porre limiti chiari e precisi aiuta i ragazzi a quantificare il tempo trascorso davanti allo schermo e li rende più consapevoli degli eccessi.
Occorre trovare strategie di mediazione familiare costruttive ed efficaci che consentano anche nella fase così delicata di vita che i preadolescenti si trovano ad affrontare di poter raccontare le proprie esperienze ai genitori senza timori.
I ragazzi devono dunque essere sorvegliati e monitorati nell’uso dei social ma con interesse, attenzione e amorevolezza.
Avviciniamoci al loro mondo: abbiamo bisogno di conoscerlo per comprendere davvero i bambini di ieri che, da un giorno all’altro, sembrano essersi trasformati in degli sconosciuti oggi.
Superiamo il timore che la “distanza” tra genitori e figli preadolescenti sia incolmabile perché quello che i ragazzi cercano, spesso attraverso l’opposizione e il conflitto, è soprattutto affetto, comprensione, bisogno di essere apprezzati e riconosciuti.
Da un lato i nostri figli avvertono il bisogno di sentire forti e stabili i legami familiari, dall’altro quello di sperimentare un’identità in continua evoluzione. Aiutiamoli dunque a costruire se stessi, passo dopo passo. Non allontaniamoci da quelli che non riconosciamo essere più i nostri amorevoli bambini ma stiamo loro accanto nel complicato e delicato periodo che stanno attraversando: hanno bisogno di sapere che noi adulti siamo lì per loro.
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