L'alchimia della mediazione Familiare
I sentimenti nella seprazione
All’inizio del processo di separazione i sentimenti sperimentati all’interno della coppia sono intensi. Amore e disamore, delusione, tristezza, incredulità e impotenza sono quelli che generalmente accompagnano i partner, seppure con una diversa collocazione temporale. Nella maggior parte dei casi uno dei due ha raggiunto un certo livello di disinteresse ed è già orientato al futuro, mentre l’altro vive una fase depressiva o una condizione di rabbia, mista a frustrazione, ed è letteralmente sospeso nel qui e ora. È quindi evidente che la percezione della perdita di chi lascia e di chi è lasciato è del tutto differente. Il dolore di chi lascia è più o meno paragonabile a quello provato per la morte di una persona cara dopo una lunga malattia. È cioè anticipato rispetto al compiersi dell’evento separativo e ciò gli garantisce la possibilità di prepararsi per tempo.
Il coniuge che decide la separazione spesso attua comportamenti volti a rafforzare la propria persona e ad acquisire il distacco necessario per mettere in pratica la decisione assunta: cambia lavoro, mette soldi da parte, richiede il parere di un avvocato, migliora l’aspetto fisico prendendosi cura del proprio corpo, coltiva nuovi interessi e/o intraprende un’altra relazione. In altre parole è concentrato su se stesso e ha già “cancellato” il partner dalle foto di famiglia. Di tutt’altro tenore sono invece le emozioni di chi è lasciato, dolorose e indubbiamente più caotiche. Il coniuge che subisce la separazione vuole soprattutto credere in una crisi passeggera, nella convinzione che il matrimonio possa ancora essere salvato. La rabbia, immediata risposta emotiva alla ferita appena aperta, diviene il sentimento prevalente e, in alcuni casi (molto più frequentemente di quanto non si creda), l’espediente perfetto per restare “legati” al partner.
Ne consegue che – sia rispetto all’elaborazione della perdita che alle aspettative sul futuro del legame – i coniugi si trovano quasi sempre in una posizione emotiva diametralmente opposta, proprio nel momento in cui la presenza dei figli richiede il mantenimento dei rapporti genitoriali con un assetto completamente diverso. Cessare la relazione di coppia senza interrompere quella genitoriale è per tutti la sfida più difficile da affrontare. Con la separazione ha infatti inizio un processo evolutivo dei legami familiari, in cui il conflitto, se opportunamente gestito, diventa uno strumento indispensabile per condurre i partner fuori dall’impasse in cui appaiono costretti e verso una corretta riorganizzazione delle relazioni.
In tale contesto la mediazione familiare può aiutare la coppia a riattivare i canali comunicativi interrotti dal conflitto e a ridefinire la plenipotenzialità genitoriale (ovvero la capacità del singolo di continuare a svolgere autonomamente il proprio ruolo di genitore), attraverso un confronto monitorato che permette a ciascun componente di conoscere e riconoscere il dolore dell’altro nel presente, rinarrando il passato vissuto insieme, per costruire un futuro plausibile, in cui gli accordi siano espressione di una nuova possibile relazione
L'Alchimia, l'arte di trasformare
L’Alchimia come arte della trasformazione, per alcuni arte affascinante per altri arte occulta, ha grandi tratti in comune con il percorso di mediazione familiare. La mediazione familiare è un processo che si configura come un'alchimia delle relazioni umane, in cui il mediatore assume il ruolo di facilitatore del cambiamento, trasformando le tensioni e i conflitti in opportunità di crescita e rinnovamento. Il termine "alchimista" viene qui utilizzato in senso metaforico per indicare la capacità del mediatore di catalizzare il passaggio da uno stato di crisi a una nuova forma di equilibrio e comprensione reciproca.
L'alchimia della Mediazione familiare
L'alchimia, nella sua accezione originaria, era la ricerca della trasformazione della materia grezza in oro. Analogamente, il mediatore lavora sulla materia grezza del conflitto familiare per trasformarla in un nuovo equilibrio relazionale. Utilizzando questa metafora possiamo affermare che i Mediatori Familiari utilizzano questo processo moderato e delicato e metaforicamente si avvicinano agli “alchimisti” delle coppie in conflitto; trasmutano gli “elementi di base” rabbia e amarezza nell’oro puro, l’armonia. I partner si impegnano con il mediatore ad intraprendere un percorso con l’obiettivo finale di riattivare la comunicazione e arrivare a stabilire una nuova modalità relazionale, volta a ridefinire la relazione stessa sulla base di una diversa definizione dei reciproci ruoli.
Questo percorso non è semplice, è pieno di ostacoli, e nel “crogiolo” si fondono le emozioni; l’energia del conflitto può essere trasformata in energia di cooperazione. Il legame di coppia è un rapporto complesso, per certi aspetti una relazione funzionale che si rinnova nel tempo in una tensione costante e in continua evoluzione. La relazione è crogiolo di trasformazione, nei vari passaggi della vita avvengono cambiamenti e con essi si trovano nuovi equilibri.
Nella mediazione familiare la coppia nonostante la resistenza, riversa nel crogiolo la propria storia, la propria individualità, che vengono inevitabilmente sottoposte al processo di decomposizione, dissoluzione e purificazione che porta al raggiungimento del prezioso risultato del “riconoscere l’altro come persona”, come genitore, e con l’impegno reciproco di cooperazione per il bene dei figli. Il mediatore “alchimista” si offre con la sua esperienza a mutare il “materiale grezzo” della precedente relazione ad uno stato nuovo, trasmutazione da coppia coniugale a coppia genitoriale. Questo processo si sviluppa attraverso diverse fasi:
Il mediatore familiare è una figura professionale che opera con l'obiettivo di aiutare le parti in conflitto a trovare soluzioni condivise e sostenibili, specialmente in contesti di separazione e divorzio. Attraverso tecniche comunicative avanzate, empatia e neutralità, il mediatore guida i partecipanti verso la ricostruzione di un dialogo efficace e costruttivo.
Le competenze richieste a un mediatore sono molteplici e includono:
Ascolto attivo: Permette di comprendere le reali necessità e aspettative delle parti.
Gestione delle emozioni: Il mediatore deve essere in grado di riconoscere e canalizzare le emozioni in modo positivo.
Neutralità e imparzialità: Per garantire un ambiente sicuro e collaborativo.
Creatività nella risoluzione dei conflitti: Favorire soluzioni innovative che soddisfino le esigenze di entrambe le parti.
Capacità di facilitare il dialogo: Aiutare le persone coinvolte a esprimere i propri punti di vista senza sentirsi attaccate o giudicate.
1)Individuazione e decodifica del conflitto: Come in un laboratorio alchemico, il primo passo è analizzare gli elementi del conflitto, riconoscendone cause profonde e dinamiche relazionali.
2)Scomposizione e purificazione: Il mediatore aiuta le parti a esprimere bisogni e sentimenti, liberandoli da rancori e incomprensioni.
3)Ricomposizione e trasformazione: Si lavora alla costruzione di nuovi accordi basati sul rispetto reciproco e sull'equilibrio emotivo.
4)Consolidamento del nuovo equilibrio: Le soluzioni trovate devono essere sostenibili nel tempo e promuovere un rapporto di collaborazione tra le parti.
Per realizzare questa trasformazione, il mediatore utilizza diverse tecniche e strumenti:
Tecniche narrative: Permettono ai partecipanti di raccontare la propria storia e rivederla da prospettive diverse.
Metafore e simbolismo: Utilizzo di immagini e concetti simbolici per facilitare la comprensione e l'accettazione del cambiamento.
Role-playing e simulazioni: Aiutano le parti a immedesimarsi nei vissuti dell'altro.
Comunicazione non violenta (CNV): Un approccio che favorisce l'espressione chiara dei bisogni senza generare conflitti aggiuntivi.
Mediazione trasformativa: Un metodo che mira a rafforzare le relazioni tra le parti coinvolte, piuttosto che semplicemente risolvere il problema immediato
L'Impatto della Mediazione sulla Dinamica Familiare
La mediazione familiare non si limita alla risoluzione di un conflitto immediato, ma ha effetti duraturi sulla dinamica familiare. Favorisce la capacità di comunicazione e cooperazione tra i membri della famiglia, creando un ambiente più armonioso per tutti, in particolare per i figli, spesso vittime silenziose dei conflitti tra genitori. Il percorso di mediazione aiuta a prevenire l'escalation del conflitto, riducendo gli effetti negativi sulle relazioni familiari. Attraverso un processo strutturato e supportato, i membri della famiglia imparano a gestire le divergenze in modo più maturo e responsabile, contribuendo a una migliore qualità della vita per tutti.
Il mediatore familiare, come un moderno alchimista, opera per trasformare le difficoltà relazionali in nuove opportunità di crescita e armonia. Attraverso tecniche specifiche e un approccio empatico, il suo lavoro si traduce in un beneficio concreto per le famiglie, contribuendo alla costruzione di relazioni più sane e sostenibili. Investire nella mediazione significa creare una base solida per il futuro delle relazioni familiari, promuovendo la risoluzione pacifica delle controversie e una cultura del dialogo.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
BIBLIOGRAFIA
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-Beck, C. J. A., & Sales, B. D. (2001). Family Mediation: Facts, Myths, and Future Prospects. American Psychological Association.
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-Saposnek, D. T. (2004). Mediating Child Custody Disputes: A Strategic Approach. Jossey-Bass.
Winslade, J., & Monk, G. (2008). Narrative Mediation: A New Approach to Conflict Resolution. Jossey-Bass.
Psicologo- Mediatrice familiare - Massa-Carrara
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