La mia compagna mi alza le mani
Buongiorno, chiedo un vostro parere su una questione che mi sta pesando parecchio. 10 anni fa conobbi la mia attuale compagna, una donna divorziata con figli. Abbiamo convissuto parecchi anni insieme, abbiamo trascorso i primi anni in armonia, ma poi iniziarono le prime crisi dovute al fatto che io, legatissimo ai miei genitori, chiamavo i mie anziani quasi ogni giorno per sapere come stavano. Anche perchè vivevano in un'altra regione e noi figli potevamo vederli poche volte al mese. Abbiamo molti battibecchi in merito, anche perchè lei ha un rapporto più distaccato con la famiglia. Per questo e altri fatti, dopo parecchi anni lei mi lasciò e per me fu molto doloroso. Cercai di andare avanti ed ebbi altre relazioni, anche brevi, ovviamente per soffocare il sentimento che provavo per lei. Dopo alcuni anni , però, si rifece viva chiedendomi di tornare insieme. Io non persi l'occasione, ero felice e tornammo a vivere insieme. Da subito mi disse che mi vedeva diverso. Probabilmente, a causa del forte dolore che provai quando mi lasciò ero cambiato. La sofferenza mi aveva indurito, mi aveva tolto molti entusiasmi. Forse ero anche molto sorpreso del suo ritorno, dopo anni. E anche se col tempo le cose sono tornate quasi come prima, lei non fa altro che ripetermi che sono un altro uomo. Mi dice che sono più freddo, meno attento, meno romantico. Probabilmente si , sono diverso, forse mi ero rassegnato. Quante volte le ho chiesto di tornare con me e lei mi chiedeva di fare la mia vita e di lasciarla stare in pace? Avevo perso la speranza! Devo dire che, quando lei si rifece viva io avevo una relazione, mai non ci pensai due volte a tornare con lei. Mi sentivo ancora legato a lei. Così tornammo insieme e dopo un breve periodo di felicità iniziarono le discussioni. . Mi accorsi che si innervosiva facilmente soprattutto quando mi faceva domande sul periodo in cui non stavamo insieme. Domande su domande, soprattutto della mia ultima relazione. Diventò insistente chiedendomi la verità anche sul mio privato. Sono stato trasparente, le ho confidato tante cose. Le dissi che non l'avevo mai dimenticata. Le dissi di stare tranquilla, ormai eravamo nuovamente insieme. tutt'ora non si dava pace, è tormentata da quella mia ultima relazione. Durante una conversazione piuttosto animata mi alzo le mani e mi insultò. Speravo fosse un episodio isolato e la perdonai. Ma non fu così. Purtroppo, lei si altera facilmente e mi attacca verbalmente e non solo. Insulti, schiaffi, lancio di oggetti ( per fortuna non pesanti). Cerco sempre di fermarla bloccandola, ma senza colpirla. So bene che se reagissi le farei male, così mi difendo parando i colpi o andando via di casa. Questi episodi si ripetono spesso, un paio di volte al mese. Questa situazione non la reggo più. Sono provato e temo che la cosa possa degenerare dato che le sue reazioni sono sempre più violente. . A volte vorrei dare un taglio a questo rapporto così travagliato. Dubito fortemente sul suo amore. Chi ama davvero non alza le mani. Forse non saremmo dovuti tornare insieme. Cosa devo fare? Grazie
Caro Pietro, dal mio punto di vista ciò che lei chiama “rassegnazione” non è altro che la manifestazione di un cambiamento avvenuto in lei a seguito della prima separazione; più che chiamarla rassegnazione io credo che sarebbe più utile usare il termine evoluzione. Fare i conti con quello che viene dopo una separazione così importante è esattamente come affrontare un lutto: siamo catapultati in una nuova realtà in cui la persona che amiamo (o che pensiamo di amare ancora) non è più presente. Fortunatamente siamo dotati di un invincibile spirito di adattamento, per cui iniziamo a fare nuove riflessioni, a narrare una nuova storia della nostra vita in cui l’altro non c’è più, creando una realtà tutta nuova in cui siamo dei protagonisti mutati, dotati di nuove capacità e con un modo nuovo di dare significato agli eventi. Quando però quella persona ritorna, si aspetterà un di trovare la “vecchia” versione di noi, quella che ha conosciuto in passato, che però non esiste più. Di fronte al conflitto tra il Pietro che la sua compagna pensava di trovare (e volere) e il “nuovo” Pietro, sperimentare un forte senso di frustrazione è inevitabile. Inizia così una smaniosa ricerca di informazioni su quel processo evolutivo che è avvenuto in seguito alla separazione, ricerca che porta o all’accettazione o al rifiuto di questa nuova “versione”. Di fronte a ciò, resta nelle sue mani la decisione finale.