psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Come superare gli attacchi di panico con la psicoterapia
Letizia, brillante studentessa universitaria, molto esigente con se stessa e ormai prossima alla laurea, ha avuto il suo primo attacco di panico lungo i corridoi dell’università. “Tutto si è svolto all’istante” racconta “stavo andando dal mio relatore quando, all’improvviso, ho sentito molto caldo, ho iniziato a sudare, ma sudore freddo, mi mancava il respiro, avevo bisogno di aria, ho pensato che stessi per svenire, proprio li, davanti a tutti…”. Quella sera Letizia decide di non andare alla festa della sua amica, preferisce restare a casa a riposare, ha fatto tardi già troppe volte quella settimana. Il giorno dopo si sente strana, come con un’inquietudine dentro di sé, ma cerca di far finta di nulla: studia un po’ e poi va al supermercato con le coinquiline. Ed è proprio lì, davanti agli scaffali dei freschi che accade nuovamente. Al pronto soccorso le dicono che ha avuto un attacco di panico “Sì, ne ho sentito parlare, ma perché proprio a me?” farfuglia tra sé. Da quel giorno la sua vita non è più come prima: si sente insicura, monitora costantemente il suo stato fisico, non prende i mezzi, esce solo se strettamente necessario…
Cambiano i nomi, i luoghi, l’età e la professione. Quello che non cambia sono i meccanismi degli attacchi di panico, le paure che nascono in seguito ad essi, le domande di aiuto che vengono poste.
“Tornerò come prima?”, “Dottoressa sto impazzendo?”, “Sto perdendo il controllo?”, “Cosa c’è di sbagliato in me!”…
L’efficacia della psicoterapia cognitivo-comportamentale sta nella semplicità.
La sua logica di fondo è questa: se la paura nasce da ciò che non si conosce e che non si è in grado di spiegare, allora il primo passo fondamentale è far comprendere e conoscere cosa sta accadendo. Da dove nascono gli attacchi di panico, cosa li attiva, cosa accade durante l’attacco e cosa accade dopo. Ma anche cosa devo aspettarmi e come devo comportarmi.
Tutti noi temiamo ciò che non conosciamo e non comprendiamo perché ci fa sentire come in una zattera che va alla deriva, in totale assenza di controllo.
La psicoterapia ha lo scopo di trasformare la zattera in nave, fornire un equipaggiamento per affrontare le intemperie e una bussola per potersi orientare.
Il principale compito del terapeuta è di indirizzare il naufrago verso acque più sicure. Deve sapientemente allontanarlo dagli innumerevoli “pensieri catastrofici” che affollano la sua mente e, come un faro nella notte, far scorgere verità e certezze che, in quel momento, il paziente non riesce più a vedere.
Mantenendo la giusta rotta, cioè dissipando i pensieri negativi che generano insicurezza e paura, il paziente potrà soffermarsi a comprendere il meccanismo di azione degli attacchi di panico, imparerà a conoscerli e comprenderli. Contemporaneamente, acquisirà le giuste strategie per bloccarli.
Quando si sentirà consapevole di ciò che gli accade, del perché e anche di come comportarsi, aumenterà in lui la sensazione di autoefficacia (self-efficacy)e di maggiore padronanza della situazione. In questa nuova consapevolezza, si renderà anche conto di non temere più così tanto gli attacchi di panico.
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