Quando i pensieri fanno ammalare?
Nello studio dello psicoterapeuta portiamo le narrazioni del nostro disagio.
Nella seduta diamo voce ai nostri pensieri, alle nostre idee e convinzioni, quelle che abbiamo disegnato e cesellato durante la nostra crescita psicologica. Fanno parte di noi, sono struttura portante della nostra identità.
Ogni pensiero è un concetto, ogni concetto è la risultante di una esperienza relazionale. Esperienze andate a buon fine, generano pensieri sani. Sono le basi sicure dell'autostima, il concetto che ne consegue è: "se mi impegno riesco, se dovessi avere bisogno ci sarà sempre qualcuno che mi aiuterà, se dovessi cadere potrò rialzarmi e ripartire, la solitudine non è abbandono o imbroglio, c'è sempre un oltre alla sofferenza". Questo tipo di pensieri fanno di una persona, una persona forte e determinata.
Diversa la condizione di chi crescendo, non ha avuto figure accudenti in grado di incoraggiarlo e sostenerlo nelle esperienze difficili della vita, chi è stato lasciato solo a dare un significato di senso alla sconfitta, al dolore, alla tristezza, alla solitudine. Chi non ha avuto spiegato che ad ogni evento della vita noi diamo una risposta emotiva e che siamo noi gli unici responsabili e padroni di quelle emozioni. E' inutile, quindi cercare un responsabile esterno del nostro malessere, rabbia, odio, disprezzo, delusione, tristezza, cosi come felicità, gioia o serenità, ci appartengono. Sono nostre e di nessun altro. Altrimenti è come se consegnassimo all'altro le chavi del nostro benessere o malessere emotivo.
Quale è il segreto? Non dare una valutazione morale alle emozioni. Le emozioni che proviamo non sono ne buone ne cattive, ne sane ne malate, quindi non fanno di noi una persona buona o cattiva, le proviamo e basta.
Andando avanti nella psicoterapia, arriveremo a chiederci quale è il senso di portarsi dentro, per anni tonnellate di rabbia o di rancore, vivere con la costante preoccupazione che da un momento all'altro possa accadere qualcosa di terribile e non saremo in grado di fronteggiarla.
Alcuni esempi di pensieri patologici.
Si ricorre alla psicoterapia quando questi pensireri si autonomizzano, viaggiano dentro di noi indipendentemente da noi, dalla nostra volontà. Si va in terapia per imparare come non nutrire più questi pensieri, come abbandonarli, come farli morire non alimentandoli.
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