Pensieri ricorrenti
Buongiorno, sono un uomo di 41 anni sposato con figli, ho sofferto di ansia ed attacchi di panico circa 5 anni fa, poi dopo qualche anno di psicoterapia ne sono uscito. Durante l'ultima estate ho avuto una ricaduta, ormai sono già 9 mesi, ho fatto una terapia con emdr per 7 mesi, ma con scarso successo allora sono passato alla cognitivo comportamentale, il mio problema sono i pensieri che scatenano l'ansia e a volte forti agitazioni, e qualche dolore psicosomatico, ansia anticipatoria il mio pensiero fisso è la paura di non riuscire a uscirne, penso che con la nuova terapeuta andrà meglio o no.
Alterno giorni di pace e tranquillità con altri di forte agitazione. La dottoressa che mi segue mi ha detto che è tutta questione di allenamento per quanto riguarda i pensieri, il problema deriva dalla gestione dei pensieri e che dovrei avere più fiducia in me stesso, ma purtroppo quando le cose vanno bene alle prime ricadute mi scoraggio un po' e rinizio a rimuginare.
Penso sempre se sarà la volta buona o no, che mi porterà verso la guarigione? Quando parlo con la terapeuta a volte rimango un po' perplesso a volte mi aspetto che mi indichi qualche tecnica diversa, invece mi ripete sempre le stesse cose e a volte i dubbi aumentano, troppi dubbi ecco il problema vorrei certezze per stare più tranquillo.
Gentilissimo,
mi soffermerò solo su due termini da lei scritti: il primo è ansia, il sencondo EMDR.
Molto spesso pensiamo che emozioni come la tristezza, la rabbia, l'ANSIA/la paura, il disgusto siano negative e invece sono protettive: la tristezza ci consente un esame di realtà più adeguato; la rabbia se espressa abbassa il livello del cortisolo e quindi lo stress; la paura è ciò che consente alla zebra di salvarsi dal leone e scappare; il disgusto ci salva dai veleni.
Inoltre ci proteggono proprio dai pensieri intrusivi o meglio dalla nostra abitudine a prestare maggiore attenzione alla sfera cognitiva più che ad altre aree altrettanto importanti, tra cui quella emotiva. Le emozioni devono esplodere per ricevere attenzione (come durante gli attacchi di panico che cercano di contrastare le cognizioni negative) e il corpo può farsi carico della loro espressione con i vari disturbi psicosomatici.
Chi non sa nuotare non si tufferebbe mai in acque profonde e anche il migliore nuotatore non sfiderebbe mai la potenza del mare: ecco perché è importante il lavoro psicoeducativo.
L'EMDR è una tecnica molto efficace, ma non sempre la utilizzo subito con i miei pazienti, poiché potrebbe essere come proporre una maratona di 40 km a Bolt.
Innanzitutto è essenziale prima condurre un esame psicodiagnostico (eventualemente con la somministrazione di test di personalità) per dare una cornice alle difficoltà del paziente, alla storia personale e famigliare e individuare quale percorso psicoterapeutico intraprendere.
Un fumatore sa che le sigarette fanno male eppure non smette di fumare per questo: a tal proposito potrebbe essere opportuno lavorare su un piano di consapevolezza integrata (storia, qui e ora, inconscio, istinti, emozioni, cognizioni, corporeità) e questo può essere fatto con metodi quali, l'MDPAC, la mindfulness, la coerenza cardiaca, le tecniche di rilassamento etc.; dopo un certo allenamento e stabilizzazione si può passare alla maratona con l'EMDR oppure il training autogeno bionomico per meglio comprendere il proprio piano di vita.
Cordiali saluti.