Non capisco la mia infanzia
Buongiorno, sono una studentessa di psicologia e forse anche per questo motivo è da tempo che alcune domande a proposito della mia infanzia sorgono spontanee.
Fino a qualche anno fa ero fermamente convinta di essere una brava persona, forse un pò particolare e contro corrente, ma questo era a parer mio un fattore positivo, sono andata poi a vivere con il mio fidanzato in un'altra città non troppo distante da quella dove ho sempre vissuto con i miei genitori, per frequentare l'università.
Torno ogni fine settimana a casa, e mi mancano tantissimo quando sono nella mia attuale casa.
Credo di aver compreso da quando mi sono trasferita quanto amo la mia famiglia.
Sono sempre stata una bambina difficile, a sei anni i miei genitori mi hanno portata a Disneyland e io non ero contenta, andavamo in vacanza ed io ero sempre arrabbiata.
Crescendo la situazione non è migliorata, alle elementari non mi accorgevo neanche di fare cose sbagliate, io ero semplicemente me stessa senza farlo apposta!
In prima media ero tranquilla, ma poi durante la seconda ho conosciuto un ragazzo, una mia insegnante ha comunicato la cosa a mia madre dipingendolo come un delinquente (aveva 12 anni...), mia madre non sapendo cosa fare ha iniziato ad essere più restrittiva e severa, ed io ho iniziato ad odiarla.
Da li in poi è iniziata una discesa, ho toccato il fondo più volte, mentivo, mi sfogavo su un diario segreto che mia madre ha trovato e ha letto (non voglio pensare a quanto avesse sofferto nel leggere ciò che scrivevo).
Ho perso la verginità a 13 anni.
Mia madre è una donna forte, ha un carattere molto forte, ma è anche una mamma dolce, ha sempre fatto tantissimo per me, ha cambiato turni per starmi vicina, si faceva in quattro per starmi dietro e controllarmi.
Mio padre è un uomo pacato e silenzioso, non ci siamo mai considerati tanto fino a quando non ho preso la patente. I miei nonni vivono al piano di sotto e sono sempre stati dolcissimi con me.
Dopo il periodo peggiore delle medie, la situazione si è calmata, ma litigavamo tantissimo a causa della scuola, per quanto riguarda il liceo mia madre mi ha obbligata ad andare in un istituto anche se volevo andare in un altro (l'indirizzo era quello scelto da me però), ma so che l'ha fatto per il mio bene, e la ringrazio.
Uscivo di casa appena mi era concesso, in generale non stavo bene ma era a causa delle persone che avevo intorno.
Ora che sono andata via di casa capisco cosa avevo, rinuncio ad uscire per stare con la mia famiglia, gli faccio regali, cerco di fargli capire che gli voglio bene.
Loro lo sanno, non sono mai stati loro il problema, ci sono persone che hanno situazioni difficili a casa ed è per questo che stanno male, io avevo tutto, una bella casa, una bella famiglia, tutte le attenzioni che volevo, nessun lutto stravolgente, figlia unica.. allora perchè mi comportavo così, sono io che sono sbagliata, ma non so il motivo!
Come faccio a capire cosa mi facesse agire in quel modo?
Osservando la mia famiglia penso che sono tutte persone con un carattere particolare, ma sono tutti buoni e dolci con me, ora mi pento di non essere stata come tutte le altre bambine, mi sembra di aver perso del tempo fondamentale, e mi chiedo dove sarei finita se loro non ci fossero stati.
Sono una persona difficile tutt'ora, parlo e scherzo con le persone con cui mi sento a mio agio e so comportarmi ma non ho una amica, ho solo il mio fidanzato (da 6 anni ormai).
So che lavorandoci posso migliorare me stessa ancora, ma ciò che mi affligge è il mio passato.
Perchè ero così?
Grazie a chi mi risponderà.
Gentilissima Alessia,
un fumatore sa che le sigarette fanno male eppure continua a fumare, poiché la sola consapevolezza cognitiva non è sufficiente.
La comprensione di se stessi riguarda varie aree: la storia famigliare (questioni transgenerazionali) e personale, le cognizioni, le emozioni (che solitamente consideriamo positive o negative e invece sono protettive), gli istinti, la corporeità, il qui e ora e l'inconscio.
Tuttavia se guardiamo le cose sempre con gli stessi occhiali, probabilmente, continueremo a effettuare sempre la stessa lettura.
Faccio un esempio: il bicchiere mezzo pieno dell'ottimista e quello mezzo vuoto del pessimista sono due visioni della vita entrambe limitate, perché il bicchiere è mezzo pieno d'acqua e mezzo pieno d'aria e a seconda della situazione potremmo aver bisogno più dell'una che dell'altra.
Le indicherei di rivolgersi a un professionista della sua zona per trovare uno spazio diverso da quello online nel quale esprimere le sue fragilità, ma anche le sue risorse e dare maggiore voce alla sfera emotiva.