Dott. Antonio Mallamo

Dott. Antonio Mallamo

Psicologo, Sophianalista Esistenziale

Sono un saccente presuntuoso

Salve, uno dei miei problemi è che sono un saccente presuntuoso. Fin da quando ero bambino, con chiunque mi relazioni, ho sempre esibito la mia (presunta) “cultura“ utilizzando un vocabolario forbito, riferimenti alti, nozionismo, improbabili citazioni insomma tutto ciò che potesse farmi apparire come una persona molto intelligente; purtroppo tutto ciò mi viene naturale, automatico e contribuisce a rendermi come minimo antipatico (chi vuole avere a che fare con un saccente?) e, peggio, non riesco ad avere relazioni autentiche sul piano affettivo (indosso la maschera del guru saggio, oppure cerco di mettermi sulla loro lunghezza d'onda dimostrandomi più esperto di loro nei loro campi di interesse con la (vana) speranza di accattivare la loro simpatia ecc.). Inutile dire che a furia di studiare tuttologia non ho sviluppato una vera cultura, tanto meno una vera competenza in nessun campo, cosa che si fa sentire negli studi e nel lavoro. Ricollego questo mio atteggiamento all'eccessiva attenzione che i miei genitori ponevano sulla scuola, e alle sperticate lodi che ricevevo da mia madre quando riuscivo bene negli studi (che corrispondevano ad un clima da Terrore Bianco quando portavo brutti voti a casa) con una conseguente paura del giudizio altrui da cui mi difendo nella trincea della saccenza. Per superare tutto questo sto cercando di relazionarmi in maniera più autentica possibile con chi incontro e con ciò che faccio (ad esempio ho preso a suonare la chitarra per provare a dar sfogo alla creatività e alle emozioni) anche se torno per incappare sempre nello stesso errore e mi trovo a “fare il professore“, come sempre. Vi scrivo perché sarebbe per me prezioso un vostro pensiero su questo meccanismo perverso e sulle vie per smantellarlo. E come diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” Vi ringrazio di cuore per la vostra pazienza.

Gabriele,

da come lei scrive , con una notevole autocritica, oserei dire che il suo esibire cultura o nozioni o citazioni, possa avere anche molti estimatori . I veri saccenti sono quelli che non percepiscono il loro modo di relazionarsi . Quindi credo che il suo dibattito interno sia , come lei intuisce, di far emergere una sua "altra" parte interna che, necessariamente, non deve essere "contro" quella che ha costruito finora, ma in armonia con essa. Si chiama "unificazione " o "armonizzazione". Pensare nel senso "o questa o quella" non può che sostenere il suo malessere  e non riconoscere la sua capacità di osservarsi, che non è cosa da poco.    Per realizzare queste aspirazioni , mi par di capire, servirebbe per lei  rafforzare la sua autostima "affettivo-relazionale" , dirigendosi e coltivando contatti, amicizie e  relazioni in cui si  sente più apprezzato, amato......a prescindere dalla sua esposizione culturale. Ma questo sensazione di sentirsi amato non è un atteggiamento passivo, occorre che lei "attivi" la capacità di coglierlo.  Perchè non prova in qualche situazione relazionale , festa o serata, ad imporsi di star zitto ed osservare gli altri , le loro espressioni, i loro movimenti , dedicare gesti ad essi, non parole, e si accorgerà probabilmente che c'è gente (non pretenda che lo siano tutti) propensa a volerle bene. Buona fortuna. Sarei interessato a sapere quanto lei si ritrova nei miei suggerimenti. Grazie