"Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre". Questa è la felicità.
Che cos’è la domanda d'amore?. La domanda d'amore potremmo chiamarla la domanda sessuale. Che significa? Che si poggia sul soddisfacimento del bisogno, il quale, rimanendo insoddisfacibile per natura umana; vela una ricerca diversa, quella degli oggetti che soddisfano la pulsione, il desiderio. Anche qui però incontriamo un gap. Il gap che incontriamo è quello che ci porta a cercare l'oggetto della pulsione all'esterno anziché all'interno. In Pulsioni e i loro destini (1915), all'interno di Progetto di una Metapsicologia, Freud ci dice che l'oggetto della pulsione si trova all'interno di noi stessi, siamo noi stessi. Questo gap è un gap, paradossalmente, fortunato, in quanto non satura il campo del desiderio. E finché il campo del desiderio non è saturato, siamo vivi.
Lo scrittore norvegese Jostein Gaarder scrive "Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre".
Oltre. Oltre cosa? Oltre il pane. Il solo pane. La domanda è che non si vive di solo pane. Di solo bisogno. Che significa? Significa che non c'è risposta giusta alla domanda. L'altro non può rispondere, perché anche lui è portatore di una domanda. C'è sempre una differenza, tra il soggetto e l'altro. È questo il mistero ineliminabile e che si sogna di eliminare ammalandosi.
L'incontro è sempre un incontro di domande. Questo è l'unico incontro possibile. Non può avvenire se non nel gap. In quello che Jacques Lacan chiama il "dolore di esistere" (Il Seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio, 1957 - 1958). È questa la felicità. Paradossalmente non esiste felicità se non nella contingenza di questo incontro. Se nel campo dell'immaginario e del simbolico abbiamo l'illusione di un soddisfacimento dei bisogni – il bambino piange e la madre risponde con la pappa, in maniera complementare -, nel campo del reale, della pulsione, abbiamo un incontro. Che significa? Che nella pulsione incontriamo l'essere umano. Solo lì. Non altrove. Perché? Perché lì, sta l'angoscia. In quella risposta che nella dialettica pulsionale diventa differita, non complementare, non programmata.
Io credo che ci voglia molto coraggio per addentrarsi in questo campo. Psicoanalisi o meno, quando si comincia ad avere a che fare con la felicità, lo scoraggiamento è dietro l'angolo. La felicità è quanto di più scoraggiante possa esserci per l'essere umano dato che la si intende come un traguardo da raggiungere, come un qualcosa che cade dal cielo, un giorno x. Ebbene questa x, non è una x da poco. È il mistero dell'altro che abbiamo detto essere ineliminabile per la sopravvivenza della nostra umanità. Direi, per la nostra felicità.
C'è sempre qualcosa al prezzo di qualcos'altro, c'è sempre un dolore, una mancanza, una perdita, una malinconia; nell'esistenza.
Ebbene, è questa la felicità.
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitica - Avellino
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