Come faccio a superare la mia timidezza estrema?
Da quando ricordo ho avuto numerosi problemi a relazionarmi con gli altri, tanto che fino ai 14 anni sono stato legatissimo a soli due miei amici d'infanzia, considerando futile fare caso a qualsiasi altro rapporto, e in questo modo ho potuto ignorare il mio problema. Quando però le mie frequentazioni con loro sono diminuite (cause di cambio scuola, rapporti nuovi per loro, io che non ho mai avuto il coraggio di fare nulla per ravvivare un rapporto che pensavo continuasse tranquillamente per inerzia e senza bisogno di impegno da parte di qualcuno) mi sono sentito completamente solo, abbandonato con me stesso. Avendo sviluppato comunque un buon rapporto con la mia famiglia (anche se persino in questo caso non mi sono mai davvero aperto con loro emotivamente, e ho problemi tutt'ora a chiedere qualsiasi cosa, anche 10 euro, per paura di reazioni o degli effetti delle mie richieste), mi sono adattato a questa condizione fino a quando, alle superiori verso il quarto anno, ho legato con un nuovo gruppo. Neanche a dirlo, anche in questo caso non mi sono mai aperto singolarmente con uno di loro, siamo usciti insieme e ogni tanto parliamo tra noi, ma sento sempre quel blocco che mi impedisce di mostrarmi come sono a 360°, di relazionarmi meglio con una persona, di superare le varie insicurezze che provo: non inizio mai per primo una conversazione, ho paura ad espormi, se rimango da solo con uno di loro mi vengono paranoie, ho ansia quando i riflettori sono puntati su di me, per esempio quando viene il mio compleanno e devo organizzare qualcosa. Non mi sento bene con me stesso mai, e questo ha causato, almeno secondo me, un graduale allontanamento (che non so se sono l'unico a provare tra di noi) da loro, che ovviamente hanno sviluppato altri rapporti esterni facilmente. Sento, a 18 anni e scuola superiore conclusa, di aver perso un'opportunità, il treno delle amicizie che nell'adolescenza ha il suo orario di punta, e di non trovare mai più in futuro la possibilità di aprirmi con una persona. A causa di tutti questi problemi non riesco ad accettare me stesso per come sono, sono perennemente insicuro, non prendo mai scelte autonome: vedo quello che fanno gli altri e mi adeguo di conseguenza, non ho il coraggio di mettermi in gioco.
Caro Giaime,
ho letto con attenzione la sua questione. Quello che le posso dire è che sarebbe bello rimanere bambini e non prenderci la responsabilità delle nostre scelte o delle nostre difficoltà ma, purtroppo o per fortuna, arriva per tutti, prima o poi, il momento di fare i conti con noi stessi. La vita, senza aspettare che siamo pronti o meno, presenta sempre il conto da pagare. Tuttavia, lei è giovanissimo, ha 18 anni ed ha tutto il tempo e l'energia di trovare quel coraggio di cui parla per mettersi in gioco, in primis, con se stesso, chiedendo aiuto ad un professionista che la accompagni nel trovare la sua soluzione personale.
Rimango a disposizione, anche online.
Saluti, dott.ssa Arianna D'Acuti
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitica - Avellino