Mio figlio di 4 anni se non riesce a fare qualcosa, si arrabbia e tira oggetti
G.ma dott.ssa, ho un bambino di 4 anni che frequenta il 2 anno di materna. E' molto intelligente ma il suo problema è la difficoltà a gestire le frustrazioni. Davanti ad un NO secco risponde alzando le mani sia verso gli adulti (maestre e genitori) che verso i suoi compagni. Se invece non riesce a fare qualcosa, si arrabbia e tira oggetti. Inutile dire quanti problemi a scuola ci stia causando. A nulla servono botte e punizioni.. Io e mio marito lo abbiamo fatto vedere da una neuropsichiatra infantile; da una psicomotricista e da una logopedista che ci hanno consigliato una terapia familiare. Abbiamo anche fatto un corso di un importante professore che si basa sull'utilizzo dell'ascolto attivo. I suoi “momenti“ sono ridotti e gli scatti d'ira durano meno temporalemente, ma ancora ci sono. Cosa possiamo fare? Potreste darci qualche consiglio? Grazie mille
Gentile sig.ra Alessandra
Leggendo la sua storia mi sono venute in mente altre storie molto simili, innanzitutto vorrei rassicurarla sul fatto che si tratta di un’esperienza molto diffusa tra i bambini, in particolare dell’età prescolare. L’uscita dalla famiglia è una tappa fondamentale e di forte cambiamento.
I bambini sono di fatto chiamati a rispondere a nuove regole, a nuove figure di riferimento e a mettere in campo le loro risorse e capacità, il tutto in un confronto con i pari e all’interno di un nuovo contesto.
Si tratta per loro di una grande sfida e a volte il fatto di non essere “all’altezza” delle varie richieste li può mandare in confusione e portarli a reagire tramite la via che ritengono più facile, perché la rabbia e lo scagliare oggetti, come lei dice, permette loro di “essere visti” e quindi di entrare in relazione sia con chi si prende cura di loro, sia con i pari.
Sono d’accordo con lei quando afferma che le “botte e le punizioni” non servano a nulla, immagino, infatti, che il bambino sia portato a ripetere un comportamento che, in qualche modo, gli procura un vantaggio, e questo punto sarebbe da approfondire meglio con la terapia familiare.
Ciò che ora mi sento di consigliarle è di osservare bene il suo bimbo in quei momenti così particolari in cui sembra perdere il controllo, provare a bloccarlo fisicamente in un forte abbraccio per evitare che faccia male agli altri, ma anche a se stesso e poi chiedergli cosa ha provato, quale emozione ha sentito prima che, ad esempio, lanciasse l’oggetto. Se non riesce ad esprimersi, provare a fare un bel disegno dell’emozione. Bisogna “dare voce alle emozioni”, bisogna provare a cercare insieme a lui delle possibili soluzioni alternative quando prova quelle emozioni così forti, che non sono sbagliate, di fatto è giusto provare rabbia se una cosa non ci piace o non ci viene come noi vorremmo, ma è sbagliato il modo di incanalarla (lancio degli oggetti o alzare le mani).
Le consiglio anche di rinforzarlo nei suoi momenti positivi, quando cioè riesce a fare qualcosa di difficile o quando riesce a stare bene con gli altri, in modo tale da permettergli di vedere che anche lui è capace, è competente come tutti gli altri. Questo forse consentirà al suo bimbo di costruire un’altra storia della sua vita.
Rimango a sua disposizione per altri possibili chiarimenti.
Cordiali saluti.