Dott.ssa Barbara Valente

Dott.ssa Barbara Valente

Psicologa sociale e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Crisi esistenziale

Buonasera sono un ragazzo di 22 anni.
Ho una vita che non mi ha mai dato grandi problemi, non ho avuto particolari traumi o lutti importanti. Vivo in una famiglia unita che non mi ha mai fatto mancare nulla e mi ha insegnato valori importanti. Ora sono all'università, sono sempre andato bene a scuola e così anche all'università, ho una fidanzata da 3 anni con cui mi trovo bene e mi vuole bene, ho tanti amici che mi vogliono bene, non ho problemi con il mio fisico e la mia immagine, gli altri mi hanno sempre ritenuto intelligente, ma ora sto vivendo probabilmente il periodo più brutto della mia vita.
La mia richiesta è semplice, ho un forte bisogno di trovare qualcuno che mi possa davvero aiutare e seguire in un percorso che mi possa permettere di uscire da questa situazione, che ora vi illustrerò sperando possa essere utile anche a qualcun altro, perché io da solo non sono riuscito a farlo. Se riuscite a dire anche qualcosa nelle risposte sarò felice di leggerle con attenzione.

Da piccolo ero un ragazzo con diverse paure e fragilità, poca autostima, ma con gli altri mi sono sempre fatto vedere estroverso. Credo che queste paure e fragilità sotto traccia mi abbiano portato circa 4 anni fa ad avere degli attacchi di panico. Questi attacchi li avevo vissuti come una forte delusione, ma grazie a un percorso di psicoterapia seguito con successo sono riuscito a superarli efficacemente. Il fatto di essere riuscito a superarli mi ha dato una spinta incredibile, una grande voglia di riscatto, di prendere in mano la mia vita. Così ho incominciato un percorso di crescita personale sotto tutti gli aspetti, i problemi erano diventate sfide per migliorarsi, riuscivo davvero a vedere il bello in ogni cosa, mi sentivo davvero padrone della mia vita e mettevo con entusiasmo tanto impegno in tutto quello che facevo. Ogni mattina di quelle giornate iniziava con entusiasmo e con soddisfazione si concludeva la giornata. Conoscendo le mie fragilità passate avevo cercato di spendere tanto di me stesso ad aiutare tutte le persone a me vicine che stessero vivendo momenti di difficoltà e credo di essere spesso riuscito a dare una mano a chi stesse vivendo questi momenti. In poche parole ero felice.

Arriva poi il covid, tre mesi chiuso in casa in cui l'entusiasmo di quel periodo però era rimasto. Arrivano poi le zone rosse, in cui nuovamente chiuso in casa e con tanto tempo a disposizione il mio cervello incomincia a pensare. Incomincio a farmi delle domande: ma è giusta la direzione che sta avendo la mia vita? a questa domanda mi rispondo che è giusta, sono contento di quello che sto studiando, che sto facendo nella mia vita. Mi arriva poi una seconda domanda: ma perché lo sto facendo? era una domanda strana, ma incomincio a impuntarmi sulla domanda a cercare di dare una risposta che mi soddisfacesse. da lì però le domande si moltiplicarono e arrivai a chiedermi che senso ha la vita?. Questa domanda mi distrusse, le mie giornate diventarono incentrate nel cercare di rispondere, ogni tanto trovavo una risposta che mi soddisfaceva, ma appena dopo cercavo di confutarla e le domande si moltiplicarono: che senso ha la morte? che senso ha l'universo? l'esistere?. Cercavo risposte nel provare felicità, ma mi chiedevo cos'è la felicità? che senso ha impegnarsi? e provavo e provavo a rispondere, cercavo una risposta che non fosse soggettiva, ma certa quasi trascendente, una verità assoluta, ma non ci riuscivo. tutte le mie risposte trovavano altre domande: perché cercare per forza un senso positivo alla vita? perché combattere per questa vita che finisce? perché dovrei stare meglio? Ho messo in dubbio qualsiasi cosa le domande erano centinaia e le risposte zero. Le mie giornate erano diventate tutte alla ricerca di queste domande e il non trovare la risposta mi abbatteva, pian piano sempre di più. Il non essere riuscito a rispondere se non che un senso tutte queste cose non ce l'hanno mi ha fatto cadere in una grande tristezza e delusione. Così mi bloccai in qualsiasi ambito della mia vita: non studiavo più, non seguivo più le lezioni, ho smesso di allenarmi e di curarmi l'aspetto e di contattare le persone a cui voglio bene e a fatica tenevo i rapporti con la mia ragazza, qualsiasi ambito della mia vita si era completamente bloccato. La tristezza permeava e permea tuttora i miei giorni, alzarsi la mattina era ed è diventato pesante, i miei obiettivi erano e sono svaniti, la perdita di senso ha causato una perdita di valori in qualsiasi cosa, qualsiasi. Ero e purtroppo ancora sono in un blocco totale. sono quindi diventato l'esatto opposto della persona che ero dopo gli attacchi di panico.
Quest'estate ho provato a fatica a riprendermi, aiutato dalla leggerezza della stagione, ma non ci sono riuscito.
A oggi mi trovo come in quel periodo con la sola differenza che le domande non me le faccio più, ma il segno l'hanno lasciato eccome. Ora a volte mi dico che sono io a dover prendere delle decisioni al di là di queste domande, ma non so mai quali prendere, perché appunto tutto ha perso di valore, e ogni volta che provo mi ritornano fuori quelle domande di senso che mi hanno fatto così male quindi mi fermo. L'unico modo per non farmi venire le domande è rimanere nella situazione in cui sono, senza muovermi da nessuna parte, con un velo di tristezza tutti i giorni, senza impegnarmi attivamente in nulla. Non riesco infatti a fare finta di nulla, a ripartire come se nulla fosse, mi sento di illudermi ogni volta che lo faccio perché so che non sono riuscito a dare una risposta a quelle domande, che vedo troppo importanti per ignorarle. Così butto via le giornate a non fare nulla, io so quello che mi piacerebbe fare, ma ogni volta che provo a riprendermelo sento un forte freno e a volte mi freno io stesso perché sto vivendo questo profondo disagio che so di non aver risolto e che ripeto non riesco a far finta che non sia esistito. Senza aver risolto la situazione è come se non potessi né volessi ripartire, anche perché un po' non accetto di non riuscire a risolverla.
Così mi trovo ora dopo quasi un anno di distanza nella stessa situazione, in cui non sono felice, mi sento molto a disagio con me stesso e deluso e non sento di avere le forze per ripartire, continuando a galleggiare nelle mie giornate
Queste domande di senso è come se mi avessero lasciato un profondo segno e perdita di valori, da cui non so più se e come ripartire. Come dicevo all'inizio avrei davvero bisogno di trovare qualcuno con cui affrontare questa forte difficoltà, Grazie in Anticipo.

Gentile Tommaso, le domande che si pone sono proprie di una persona certamente sensibile e profonda e potrebbero alimentare la curiosità, motore per una buona crescita. È però anche vero che alcune domande ,che la possono aver portata ad una sorta di rimuginazione, possano essere l'esito ( in questo caso non immediato ma tardivo) di un forzato isolamento e della precarietà che abbiamo vissuto a causa della pandemia. L'organizzazione mondiale della sanità ha parlato di pandemic fatigue per indicare quella sorta di tristezza e demotivazione che è seguita a questo periodo particolare che coincide con un periodo di sviluppo importante per lei. Sono concorde con lei che abbia bisogno di un aiuto di un professionista per ripartire, che potrebbe essere eventualmente quello che l'ha già aiutato con successo in passato e la conosce. In ogni caso per un eventuale ulteriore consulenza può contattarmi. Un caro saluto
Dott.ssa Barbara Valente