Relazione e condivisione
Buon pomeriggio, Ho quasi 36 anni e sono sposata da ormai 15 anni. Abbiamo tre figli. Abbiamo avuto alti e bassi come tutte le coppie, si sa ogni figlio e gravidanza ti mette a dura prova ma siamo comunque arrivati fin qui… Lo scorso anno, dopo una malattia, ho perso il mio papà e di conseguenza ho cambiato modo di vivere e vedere la mia vita. Non mi accontento più facilmente, voglio una vita piena e vissuta perché purtroppo ho capito dopo averlo vissuto che oggi ci sei e domani chissà… Nonostante i tre figli, ho cercato di essere presente il più possibile per mio papà e mia mamma. Ovviamente senza aiuti o ero da una parte o dall’altra…. Mio marito non mi ha mai supportata né verbalmente ne tantomeno nella quotidianità, non ha mai chiesto come stessi o se banalmente volessi parlarne; potevo stare fuori le giornate in cui si sottoponeva alle chemio solo grazie a due carissime amiche che mi hanno aiutato con i miei tre figli. Mia suocera non pervenuta. Quando ero con mio papà alle varie chemio, visite ecc il mio pensiero era per i miei figli, quando ero con loro pensavo a come poter essere più presente per i miei. Ovviamente la fine è stata nefasta, purtroppo lo sapevamo fin dalla diagnosi. Ormai è passato quasi un anno ed io ho sempre più la convinzione di essere da sola. All’apparenza piena di amici, impegni per i figli, impegnata per me stessa, ma nella realtà dei fatti da sola a crescere tre figli (due adolescenti, di cui uno plurimo dsa) e un marito che non condivide nulla della sua vita o di quel che prova. Mia mamma mi aiuta come può ma non voglio darle ulteriori pensieri (lei ha perso sia entrambi i genitori che il marito troppo rapidamente e troppo vicini tra loro per addossarle anche i miei problemi) visto che ha già mia sorella non autonoma ed indipendente, io però sono sola su tutti i fronti. Io devo chiedere se ho bisogno ma al contempo sapere che riceverò sicuramente dei no, loro sempre pronti a chiedere qualsiasi cosa a me dando per scontato che ci sarò. Ieri ho scoperto per caso da mio cognato che loro padre (con cui effettivamente io non vado d’accordo, e non condivido comportamenti. Ha visto mia figlia più piccola solo una volta in 5 anni di vita e non perché io glielo vieti sia chiaro) ha subito un intervento programmato non so nemmeno di che entità. Mio marito non ha sentito il bisogno/desiderio di condividere questa cosa con me, mentre io condividevo man mano quel che mio padre viveva o banalmente provavo io. Ovviamente in quest’anno più volte ho esternato determinate mancanze, del resto la nostra vita gira prevalentemente intorno ai figli ma io? Noi come coppia? Come si può pensare di avere un futuro se non c’è interesse reciproco ad incontrarsi e viversi? Come si può non sentire il bisogno di condividere quel che stai vivendo, provando, temendo? Capisco con un estraneo ma con tua moglie? Ne parli con tua mamma e con tuo fratello ma con chi condividi lo stesso letto fai finta di nulla? Vorrei dargli del tempo per parlarne e vedere se si fa avanti lui ma lo conosco, sa che io so e non affronterà affatto la cosa. Le uniche risposte che cerco so per certo che solo lui può darmele ma se ignori pur sapendo come si può evitare uno scontro?
Cara Francesca,
a volte dimentichiamo che il conflitto (lo scontro come lo ha definito lei) anche se faticoso o doloroso, può essere occasione di scambio fecondo e un’opportunità di crescita per la coppia. Ho l’impressione che vi serva uno spazio accogliente e sicuro dove lei possa portare tutti le domande e le frustrazioni che esprime ed entrambi abbiate l’opportunità di esprimervi e confrontarvi rispetto ai bisogni, i desideri e le paure che abitano la vostra relazione, per provare a sintonizzarvi.
Le suggerirei di proporre al marito di iniziare un percorso psicologico di coppia, che potrebbe anche rappresentare uno spazio da dedicare solo a voi due e alla vostra relazione.
Un caro saluto Dott.ssa Beatrice Conca