A che punto siamo con mia moglie?
Buonasera,
Vivo all'estero da circa 12 anni, ho un buon lavoro ed ho sposato da 5 anni una ragazza della nazione in cui mi sono trasferito. Quando abbiamo deciso di sposarci io mi ero spostato in una nazione differente, vicino all'Italia e ho deciso di tornare sulla sua isola per una serie di ragioni che al tempo avevano un senso.
Dopo il matrimonio e successivo trasferimento ho iniziato ad accusare lo stress di un ulteriore cambio di paese avvenuto in concomitanza con l'inizio di una nuova esperienza lavorativa da imprenditore con soci locali.
Lo stress è stato aggravato dalla difficoltà di creare un rapporto solido coi soci e con la famiglia di mia moglie, dovuto soprattutto a differenze culturali.
Queste differenze culturali soprattutto legate all'attitudine al bere e alla poca presenza della famiglia di lei nel supporto pratico alla vita di tutti i giorni hanno iniziato a causare la mia insoddifazione cronica, desiderio sempre più forte di rientrare in Italia e contrasti tra me e mia moglie dato che la mia insoddifazione era difficile da reprimere anche in situazioni di vita sociale.
Ho intrapreso un percorso di assistenza di terapia cognitiva che mi ha aiutato un po nelle situazioni di stress.
Al tutto c'è anche da aggiungere il fatto che per problemi di Lei abbiamo dovuto intraprendere un percorso di fecondazione assistita per poter concepire un figlio.
Ci abbiamo messo circa 3 anni e diversi tentativi falliti prima di avere un risultato positivo, abbiamo ora un bel bambino di 1 anno.
Il problema che ho è che da quando nostro figlio è nato io pensavo che i nostri problemi piu grossi fossero alle spalle ma invece i contrasti con mia moglie sono aumentati molto, la sua famiglia non ci da l'aiuto che vorrei, ho anche abbandonato l'esperienza imprenditoriale e cambiato lavoro per ridurre lo stress, ma sento molto la mancanza del supporto della mia famiglia e la mancanza di attività anche semplici ( un aperitivo, una passeggiata al sole) che mi aiuterebbero a ricaricare le pile.
Finalmente dopo tanto insistere mi ha dato il consenso a rispondere ad una offerta di lavoro in Italia vicino alla mia famiglia, sono anni che cerco di convincerla, ma ora sono preoccupato dato che mi sembra di averle estorto questo consenso, io non ho battuto ciglio quando è stato il momento di trasferirmi per lei ma
ma lei mi ha sempre fatto problemi e avanzato dubbi di ogni tipo al trasferirsi in Italia ( a detta sua vuole avere tutte le informazioni possibili per essere sicura che quando lo faremo sara un successo).
Sarebbe in teoria una buona notizia ma mi sono reso conto che la mia visione di Lei è cambiata, sento di provare un odio profondo per lei, la sua cultura, la sua famiglia e la vedo solo come la causa di tutta la sofferenza degli ultimi anni, e penso sempre piu spesso che non ci sia piû un futuro insieme.
In tutto ciô, ad aggravare il mio risentimento per mia moglie ci si mette anche questa nuova collega, nel mio team da 6 mesi circa. Non è ne Italiana ne del paese dove mi trovo ma ha un Italiano perfetto e una conoscenza profonda della cultura Italiana, vive, mangia e veste come se fosse Italiana passiamo molto tempo a conversare, ci intendiamo al volo e ha una empatia verso le mie difficolta che non ho mai ricevuto da mia moglie.
Nonostante non ci potra mai essere una relazione concreta con questa persona dato che è lesbica, il rapporto con lei non fa altro che aumentare la mia insoddisfazione con mia moglie.
Sono molto confuso, se non fosse per nostro figlio forse avrei gia chiuso questo rapporto ma sto cercando di capire se siamo arrivati al punto di non ritorno o se c'è qualche modo di ricostruire quello che si è perso.
Grazie a tutti per la pazienza di aver letto sino qui.
Buongiorno,
La situazione che descrivi sembra molto complessa, ma anche molto normale per le persone che si trasferiscono all’estero e accolgono la sfida di mettere su famiglia in un contesto culturale diverso da quello in cui sono cresciuti.
Le coppie “miste” si devono sobbarcare di difficoltà ulteriori, oltre a quelle che tutte le coppie e tutti i neo-genitori devono affrontare.
Come dici tu, adattarsi ad un nuovo contesto culturale è molto stressante. E’ normale che dopo un po’ di tempo ci sia una forte sete di sentirsi vicini a tutto ciò che si conosce – la tua lingua, il calore della tua terra, l’aperitivo con gli amici, la tua famiglia. E insieme a questo desiderio di stare vicino alla tua cultura, cresce il disprezzo per la cultura che ti ospita (se non conosci già il concetto, puoi provare a informarti sulle fasi dello shock culturale).
Sicuramente hai tante cose da gestire, ma vale la pena approfondire prima di “mollare il colpo”. Se vi trasferite in Italia, sarà tua moglie a dovere affrontare tutte le difficoltà dello “shock culturale” – il rischio è che se non affrontate bene la questione, arriverete tutti e due ad odiare l’un l’altro e le rispettive culture di origine. Questo sarebbe un vero peccato sia per voi due, sia per vostro figlio che comunque è frutto di tutti e due i mondi culturali.
Vale la pena vedere quali opzioni avete a disposizione per lavorare sugli aspetti di coppia e sulle questioni culturali. I problemi che racconti sono difficili, ma non insormontabili.
Oggigiorno siamo facilitati da internet che permette di trovare un professionista sia dal vivo sia online, che ti può aiutare individualmente o con una terapia di coppia, superando le barriere geografiche e linguistiche.
Prova a vedere se trovi uno psicologo/terapeuta con esperienza nell’aiutare individui, coppie e/o genitori “transnazionali”: ti aiuterà a fare chiarezza su come procedere, e ti potrà aiutare sia se decidi di lavorare sul rapporto con tua moglie, sia se decidi di separarti – perché anche le separazioni transnazionali sono complesse e necessitano di un supporto.