Qual'è la differenza tra bulimia e anoressia?

Un individuo bulimico mangia ad abbuffate, ma prima di digerire il tutto lo espelle sotto forma di vomito etc. Quindi è lo stesso concetto dell'anoressia? Porta le stesse conseguenze?

Salve,

Le dico già da subito che anoressia e bulimia sebbene abbiano caratteristiche simili come l’intensa preoccupazione per peso e forme corporee, rappresentano due tipologie di disturbo a sé stanti. Nello specifico, il soggetto con bulimia nervosa mette in atto Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti:

  • mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili
  • sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

ed infine mette in atto ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo. 

Invece, l’anoressia nella sua forma prototipica si caratterizza per una restrizione dell’assunzione di calorie che porta ad un peso corporeo al di sotto del peso considerato normale per età e altezza, non necessariamente sono presenti le abbuffate, sebbene è possibile identificare un sottotipo di anoressia, quella che presenta abbuffate/ condotte compensatorie. Le conseguenze per entrambi i disturbi si manifestano sia a livello fisico che a livello psicologico e sono molto simili. A livello psichico le conseguenze riguardano principalmente la bassa autostima, il senso di inadeguatezza, il perfezionismo, impulsività, ansia sociale, disturbo immagine corporea e scarsa capacità di espressione emozionale. A livello fisico nell’anoressia il rischio di morte è più alto. Infatti, Se non viene trattata in maniera adeguata l’anoressia diventa una condizione permanente e nei casi gravi può condurre alla morte, che solitamente avviene per suicidio o arresto cardiaco.

Cordiali saluti

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Dott.Luigi Siringo

Psicologo, Psicoterapeuta - Bologna

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