L'uso della favola in terapia di gioco
Da sempre le favole accompagnano bambini ed adulti di ogni cultura e generazione, nel cammino della formazione alla vita, racchiudendo un importante valore educativo e terapeutico.
La favola aiuta il bambino ad avvicinarsi alla realtà, attraverso l’immaginazione e la fantasia e a sperimentare nuove emozioni. Attraverso un racconto, quindi, il bambino può essere facilitato a proiettare i propri vissuti ed il proprio mondo emotivo ed affettivo.
In terapia si può chiedere alla famiglia e al bambino di inventare una favola, ma anche i terapeuti possono raccontare una storia per focalizzarsi sul problema, in modo non minaccioso, così da poter toccare tematiche delicate e difficili da trattare, in modo indiretto e meno pericoloso.
La favola ha un grande potere: riesce a lavorare sulle emozioni senza mai toccarle direttamente e favorisce il cambiamento nel processo terapeutico.
Vi proponiamo un esempio di Favola utilizzata durate una Terapia di Gioco, per aiutare una famiglia con bambini ad elaborare un lutto:
AHOTE E IL NERO SERPENTE
In un luogo lontano esisteva un bosco che nascondeva un “mondo segreto e incantato”, dove vivevano strane creature, diverse dagli uomini e dove non vi erano guerre, violenze e ingiustizie.
In questo mondo non ci si annoiava mai perché c’erano alti alberi su cui arrampicarsi, cascate d’acqua in cui tuffarsi e grotte in cui nascondersi.
Gli abitanti di questo paese avevano la pelle del colore dell’erba per mimetizzarsi nella natura e per nascondersi dagli uomini, avevano delle lunghe orecchie come quelle delle volpi, dei baffi sottili che servivano per orientarsi nel bosco e delle gambe molto lunghe con cui facevano grandi salti e corse velocissime.
Il capo di queste creature si chiamava “Ahote”, che nella loro lingua significava “colui che è irrequieto”; questo nome glielo diede suo padre perché da bambino aveva sempre la smania di fare qualcosa e non riusciva a stare mai fermo. Ahote aveva una migliore amica di nome Ehawee “Fanciulla che Ride” e quando erano bambini, in una delle loro escursioni nel bosco, Ahote rincorrendo uno scoiattolo cadde da un albero e si fece una brutta ferita vicino a un occhio e la cicatrice gli rimase per sempre.
Ahote era un capo giusto e buono e si preoccupava di proteggere il suo popolo e la sua famiglia dal grande nemico di tutti i tempi: il Nero Serpente, un potente e grande Stregone. Questo mostro voleva insinuarsi nel bosco e impossessarsi del magico “Fiume della Felicità”, la cui acqua curava tutte le malattie del mondo e scacciava la tristezza, ma per farlo avrebbe dovuto uccidere tutti gli abitanti del villaggio. Il Nero Serpente era molto vecchio e aveva bisogno di bere quell’acqua per diventare immortale; aveva provato tante volte a insinuarsi nel villaggio, ma Ahote era sempre riuscito a cacciarlo via lontano. Un giorno, però, lo stregone ebbe un’idea malvagia e consultò il vecchio libro della magia nera; in questo libro era contenuto il più potente maleficio mai esistito e che mai nessuno era stato capace di usare: impadronirsi dell’anima di un’altra creatura. Il Serpente sempre più desideroso di bere l’acqua del Fiume, riuscì ad appropriarsi del potente maleficio, così decise di introdursi nel villaggio durante la notte e di impossessarsi dell’anima del grande capo Ahote.
Quella notte Ahote prima di andare a dormire sulla collina dove poteva vegliare sul suo popolo, si assicurò che tutti fossero nelle loro tane e stanco e assonnato si coricò per addormentarsi. Il Nero Serpente si nascose dietro a un cespuglio e appena Ahote si addormentò, tirò fuori il vecchio libro e pronunciò le parole magiche: “ora è notte e chiudi gli occhi, dimenticati del tuo popolo, non curarti di loro, lasciati andare e corri lontano, il mondo fa solo baccano…” e il maleficio si impossessò del povero Ahote e lo stregone entrò nel corpo del grande capo e si impadronì della sua anima e del suo cervello.
Il mattino seguente il villaggio si svegliò, ma nessuno riuscì a trovare Ahote; inizialmente non si preoccuparono, perché il capo non stava mai fermo e tutti pensarono che stesse in giro per il bosco impegnato in qualche avventura, ma arrivata la sera cominciarono a cercarlo. A notte fonda finalmente lo trovarono, era nascosto in una grotta e non voleva farsi vedere da nessuno, ma il suo popolo cercò di tirarlo fuori per capire cosa avesse, ma appena tutti lo videro meglio si spaventarono perché si era trasformato: sembrava un serpente enorme, tutto verde, e aveva due occhi rossi come il fuoco. Uscito dalla grotta Ahote si innalzò e fece vedere i due lunghi denti aguzzi e gli abitanti del villaggio pensarono che il Nero Serpente Stregone avesse ucciso Ahote e fosse diventato ancora più forte e potente, così decisero che dovevano ucciderlo. Ahote strisciò via e si nascose di nuovo nella grotta, dentro di sé sentiva una forza maligna contro cui combattere, ma quella forza era sempre più potente e lui si sentiva sempre più stanco.
La mattina seguente il popolo si armò e decise di andare a combattere contro il mostro per difendere il proprio villaggio e proteggere il “Fiume della Felicità”; Ahote si sentiva sempre più impossessato da quella forza e appena vide gli abitanti, armati di lance e di archi con frecce, uscì fuori dalla grotta per lottare. Il combattimento divenne sempre più pericoloso e Ahote cominciò a spruzzare del potente veleno dai suoi denti aguzzi; il villaggio cominciò ad ammalarsi e dopo alcuni giorni di lotta, i bambini si sentirono sempre più male, alcuni vomitavano e si facevano la cacca sotto, altri si sentivano arrabbiati e tristi, altri si vergognavano e tutti di notte facevano incubi terribili. Le creature che ancora non si erano ammalate continuarono a lottare contro il Grande Serpente fino a quando la donna coraggiosa che li guidava, nella lotta si avvicinò tanto ad Ahote da riconoscere la sua ferita e allora cominciò ad urlare ai suoi compagni che dovevano fermarsi, la donna era Ehawee.
Ahote, nell’improvviso silenzio e guardando negli occhi la donna, si rese conto che stava lottando contro la sua amica e contro il suo popolo e sconvolto cominciò a correre nel bosco e a piangere talmente tanto da non vedere più bene dove stesse andando, così inciampò e cominciò a rotolarsi lungo un dirupo cadendo in un fiume, il “Fiume della “Felicità”. Ahote non lo aveva mai visto e solo pochi eletti erano riusciti a trovarlo e appena sentì il contatto con l’acqua cominciò a sentire un senso di libertà e di benessere; Ahote nuotò a lungo fino a raggiungere la Sorgente della Vita, un luogo incantato e lì capì che la sua anima si era liberata del Nero Serpente, ma anche del suo corpo e così morì lasciando tutti impreparati. Il popolo e la sua famiglia piansero la morte del loro capo e si sentirono persi, ma Ahote era diventato uno spirito e si era ricongiunto con l’anima della grande Madre Natura e il suo popolo, avendolo rincorso, poté scoprire il Fiume della Felicità dove tutti potettero bere e curarsi dalla malattia che aveva infestato l’intero villaggio e i bambini, finalmente, guarirono dal loro malessere e andarono fieri di quanto aveva fatto scoprire il loro capo . Gli abitanti del bosco decisero di trasferirsi a vivere in un villaggio vicino al fiume, in un luogo incantato pieno di vita e di serenità e dove potevano rivolgersi allo spirito guida di Ahote nei momenti importanti della propria vita.
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